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Ironici come pochi oggi in Italia, i calabresi Captain Quentin, pubblicano il loro secondo lavoro continuando a dimostrare di aver appreso molto bene la lezione di Captain Beefheart, cui hanno preso metà del nome e a cui soprattutto si sono ispirati per il modo di affrontare il mondo della musica. Il combo calabrese riesce a risultare straniante, grazie alla capacità sia di coniugare il noise con un approccio free-prog, sia di cambiare pattern musicali e registri stilistici. La particolarità di questi nove brani è che spesso sono martellanti, ma non risultano mai noiosi, anzi se ne percepisce l’ironia e la voglia di cambiare che appartiene al gruppo.
Il brano più lungo “Ti sei mai chiesto che funzione hai?” è la summa di quanto descritto finora. Negli oltre otto minuti di questa track, infatti, sono presenti scale ritmiche in discesa ed in salita, con momenti di esplosività ben incastrati tra loro e che risultano funzionali all’economia del sound, nel quale non mancano anche cambi di registro stilistico, prima della coda finale di noise. Il math più ossessivo, di matrice Don Caballero, è ben rappresentato in “Sciocchezza mon amour”, mentre momenti nei quali il math si scontra con il jazz sono presenti in “Bobcat” ed in “Doctor optional”. Intriganti poi sono le chitarre vibranti de “La distanza inverte il semaforo”. I titoli non sense confermano la loro voglia di sano ed intelligente cazzeggio.
Vittorio Lannutti