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GIANCARLO FRIGIERI – I sonnambuli

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Il cantautore modenese con “I sonnambuli” mantiene lo stesso alto standard qualitativo dei lavori precedenti, continuando a confermare le sue doti di eccelso scrittore di brani sarcastici, esistenzialisti, grazie ad un occhio sempre critico sulla realtà che lo circonda. Dalle sue canzoni, strutturate musicalmente su ballate elettroacustiche, si evince un background fatto dei nomi più altisonanti della tradizione cantautorale italiana, in particolare quella a cavallo tra gli anni ’70 e ’80.
Accattivante ed intrigante il titolo del disco, riferito al sonnambulismo dell’italiano medio, sempre pronto a guardare il proprio orticello, quindi totalmente incapace di avere uno sguardo più largo. In ogni caso il disco ha due matrici, una più sferzante e graffiante e l’altra più intima. Alla prima categoria appartengono: “Controesodo”, “L’arrivoluzione” “La gente” e “Il turista”.
In “Controesodo”, le chitarre che devono molto a Neil Young, sostengono un testo “gaberiano” aggressivo e sarcastico, nel quale l’ex Joe Leaman ci schiaffa in faccia una lettura del nostro misero quotidiano. Con “L’arrivoluzione”, Frigieri se la prende con i capetti rivoluzionari opportunisti, che appena possibile passano dall’altra parte, magari anche in parlamento, rievocando i “Vecchi amici” di Francesco De Gregori. “La gente” viene utilizzata dal cantautore emiliano per spiegare efficacemente come le persone metabolizzino tutto, privi della capacità di filtrare (dalla crisi economica al nuovo allenatore della Roma), tuttavia, il suo iniziale atteggiamento distaccato, nel finale si trasforma nella consapevolezza che “presto o tardi ti accorgi che la gente siamo noi”.
Ne “Il turista”, infine, l’ex Joe Leaman riesce ad essere acido e caustico allo stesso tempo. Le canzoni intime sono “Non lo so dire” con un tocco esistenzialista, “Fino a rovinar tutto”, il brano con il quale Frigieri raggiunge le cime del miglior cantautorato italiano, grazie alla capacità di mettersi a nudo, spiegando le dinamiche di autosabotaggio che mette in atto. In mezzo troviamo la sonatina “Comodo” e l’intensa “La Madonna del cavalcavia”. Un disco completo e ben architettato, in quanto il cantautore emiliano ci ha regalato dieci perle, rare da trovare oggi in Italia.

Vittorrio Lannutti

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