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Reportage Live

CRANBERRIES live a Padova: l’Irlanda del rock riscalda il Palafabris

Articolo di Veronica “Beast” Drago | Foto di ErreEffeEye (foto del concerto di Milano)

– Pronto Veronica?
– Sì?
– Ciao sono la Isa (Sheraton Hotel Padova) , ho qui davanti a me Dolores O’Riordan; vuoi andare a vedere i Cranberries dopodomani? Tra parentesi adesso è splendidamente biondissima!
– Ma anche sì! Stavo giusto organizzando con Rockon.it ma se mi dici che hai la O’Riordan davanti a te disponibile a farmi entrare ti dico subito di sì!
– Sì sì guarda, è disponibilissima e ci vuole procurare due ingressi, è proprio super alla mano e gentile per cui nessun problema! (Scoprimmo poi che la sera stessa rideva e scherzava con il gruppo offrendo birra a tutto lo staff dell’albergo che, giustamente, aveva preparato vodka + succo, giustamente, ai mirtilli per loro; questo è rock’n’roll altro che superstar altezzose…ma tralasciamo).


Dunque ecco che arriva il 28 ottobre, una stramaledetta domenica di vento e pioggia, è già buio alle cinque del pomeriggio, i primi raffreddori iniziano a farsi spazio ma…alle 21:30 c’è da andare a vedere il Live dei Cranberries a Padova, quindi ombrello alla mano e sciarpa attorno al collo si parte direzione Palafabris.

Il concerto è il recupero della data estiva dell’Hydrogen Festival di Piazzola sul Brenta che doveva tenersi lo scorso 30 giugno all’Anfiteatro Camerini; i Cranberries si erano sciolti nel 2003, si erano riformati per un tour speciale nel 2010 e adesso eccoli qui, freschi di nuovo album “Roses” con tre date in Italia di cui una appunto qui in Veneto.

Il Palafabris non è totalmente gremito, i posti in piedi sono pieni ma sulle tribune c’è qualche posto vuoto, complice il tempo da lupi della serata o forse anche il prezzo del biglietto. Un palco semplice ed essenziale, uno sfondo che passa dal rosso all’arancio per poi andare verso il verde e il viola accoglie la band composta da Noel Hogan alla chitarra, Mike Hogan al basso, Fergal Hawler alla batteria più due tastieristi ad accompagnare e poi lei, Dolores O’Riordan, 42 anni di pura potenza, entra e inizia a cantare agitando gambe e braccia per un’ora e mezza.


Effettivamente sì, confermo, è davvero biondissima (da lontano ricorda vagamente Deborah Harry, lead singer dei Blondie, con 25 anni in meno sulle spalle) ed è vestita con un paio di pantaloni in pelle nera con tanto di frange gialle altezza polpaccio stile cowgirl e un corpetto nero e rosso stile ballerina di can-can, il tutto accompagnato da una sciarpa/scialle di pizzo nero; quelle frange e quella sciarpa non smetteranno di agitarsi un solo secondo per tutta la prima parte del live! Faccio appena in tempo a superare lo shock derivato dalla sua mise che mi sale un brivido di ricordo all’attacco del secondo pezzo: Animal Instinct e poi, di seguito, Just My Imagination; praticamente ritorno alle scuole medie, tempo passato davanti alla televisione a cantare mille canzoni tra cui anche queste due. Ad ogni modo è doveroso precisare che con quella voce e quell’atteggiamento super sicuro, la O’Riordan può mettersi proprio quel cavolo che le pare tanto che poi si cambierà due volte nel corso della serata sfoggiando prima un completo total black con canotta, leggings di pelle e gonna simile a un mega tutù stile black swan e poi sul finire un vestito bianco lungo, luccicoso sul davanti ma sempre dannatamente Irish Rock con le stringhe di pelle nera a stringere la schiena; sotto li vedo, ci sono sempre loro, i leggings di pelle…io amo questa donna!

Per tutto il concerto i Cranberries non risparmieranno i pezzi forti della loro storia musicale calibrando la presentazione delle canzoni del loro ultimo album “Roses” (Losing my mind, Show me the way e la stupenda Tomorrow su tutte, eddai che anche voi in macchina avrete cantato almeno una volta la parte che fa “too young, too proud, too foolish” allungando l’ish finale all’infinito!), con la performance delle track più conosciute che li hanno resi famosi al grande pubblico come Ordinary Day, I can’t be with you, No need to argue (lacrimoni e cuori infranti durante questa ballata) e Conduct; proprio con quest’ultima una fan porge a Dolores O’Riordan un cartello con la scritta “Dolores, when we get along we are very strong”, frase tratta dalle liriche del pezzo stesso (qualcun altro le aveva precedentemente passato una rosa invece). Ovviamente la vera detonazione si ha con i Cranberries un po’ meno folk e un po’ più grunge (quelli che personalmente sono venuta a sentire), in particolare con Salvation che esplode letteralmente, e con Promises che va a precedere la chiusura del concerto e mi fa pentire amaramente di essermi sistemata in tribuna nel reparto geriatrico, costretta ad agitarmi, cantare e ballare da seduta (ma come si può dico io?!!) pena la decapitazione da parte del pubblico alle mie spalle.


Sì lo so, e Zombie?! Zombie resta il capolavoro in assoluto, emoziona e toglie il fiato e non c’è una singola persona che non la canti (anche i miei vicini di posto che improvvisano un imbarazzante inglese maccheronico, ma chi se ne frega chi non lo ha mai fatto nella vita!) soprattutto quando dal pubblico viene lanciata sul palco una bandiera gigante dell’Irlanda a simboleggiare il significato di questo pezzo. La canzone fu scritta nel 1993, durante il tour inglese della band, in memoria dei ragazzi rimasti uccisi in uno dei due attentati dell’IRA a Warrington (Inghilterra) il 20 marzo di quell’anno; i loro nomi erano Jonathan Ball e Tim Parry e io spero vivamente che ieri sera chi ha ascoltato e intonato Zombie con la O’Riordan sapesse che cosa vuole ricordare con le sue parole.

Serata più che approvata, me ne vado con un po’ di febbre ma con un grande sorriso soddisfatto, ripromettendomi di non commettere mai più l’errore di sistemarmi in tribuna durante un live rock…sono venuta meno alle mie credenze e so già che prima o poi la pagherò per questo! Comunque, dopo vent’anni di onorata carriera, Dolores O’Riordan ha ancora una voce che spacca, resistendo dall’inizio alla fine nonostante i suoi vocalizzi continui che l’hanno resa così amata (la sua voce è come quella di Billy Corgan degli Smashing Pumpkins, o ti piace tantissimo o la odi e ti procura un fastidio insostenibile), il resto della band ha suonato senza commettere mezzo errore, l’acustica era davvero buonissima (per lo meno in tribuna) e l’atmosfera più che spensierata e piena di ricordi ed emotività. I Cranberries hanno quindi il potere di unire le generazioni, quelle più attempate in tribuna e quelle più recenti sotto al palco, in entrambe i casi entusiasmando davvero alla grande.

Scaletta
1. Analyse

2. Animal Instinct

3. How

4. Just My Imagination

5. When You’re Gone
6. Wanted

7. Waltzing Back

8. Schizophrenic Playboys

9. Sunday

10. Ordinary Day (Dolores O’Riordan song)
11. The Journey (Dolores O’Riordan song)
12. I Can’t Be With You

13. Shattered (instrumental)
14. Empty
15. Twenty One
16. Losing My Mind
17. Linger

18. Tomorrow

19. Show Me

20. Salvation
21. Ridiculous Thoughts

22. Zombie

- – – – – –
23. Conduct

24. No Need to Argue

25. Promises
26. Dreams

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