Articolo di Marzia Picciano & Philip Grasselli | Foto di Andrea Ripamonti
Il nome Mario Molinari in prima battuta probabilmente non farebbe pensare a cio che il suo alter-ego artistico è e rappresenta oggi: è un classico nome italiano, di chiara provenienza ligure. E invece. Mario Molinari fa 35mila persone all’Ippodromo San Siro il 29 giugno 2024, riempe la sua prima data della doppietta agli I-Days per la prima live del suo ultimo La Divina Commedia “Paradiso – Atto Finale”, e conclude il 30 con un totale di 55mila presenze. Non male.
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Tedua (usiamo il nome giusto) è entrato nel panorama rap-hip hop-trap italiano un po’ come un’iniezione supernova (vedere La Nuova Scuola Genovese di Cabona, per dire) che in pochissimo tempo ha accumulato collaborazioni con altri già grandi artisti nazionali, non solo del suo genere, e creato un nome di riferimento, tra le popstar italiane di maggiore presenza su radio e streaming forsennati su Spotify, per cui si grida già al “GENIO!” o comunque un apprezzamento sincero rispetto alle capacità e spirito di approfondimento di questo trentenne alto e moro, un buon esempio di Kalos-kai-agathos del mondo pop, che ha fatto del suo passato difficile una base per trovare altri significati nell’arte. Si pensi all’incredibile (storia della) collaborazione con David LaChapelle. I detrattori sono soprattutto quelli che ritengono che rappare non significhi drillare ne avviare un flusso di pensieri joyciani che spesso non segue il tempo della base e crea un effetto di straniamento nell’ascoltatore, ma anche un gran pathos emotivo. Ma per gli scriventi questo rileva poco, altrimenti che cavolo ci stanno a fare più di cinquantamila persone qui per due giorni, dalle quattro di pomeriggio?
Appunto, parliamo di loro. Per quanto ci riteniamo ‘giovani’ ci rendiamo conto che non lo siamo abbastanza. E, piccolo spoiler: noi giovani vecchi c’eravamo alla prima data, ma l’articolo vuole essere una riflessione sul potenziale di Tedua. C’è un pullulare di ormoni adolescenziali ipertatuati tali da farci sentire due sciure intente a parlare della breve intensità delle performance di Lana Del Rey, delle implicazioni culturali di un eventuale fine della collaborazione tra la Swift e Antonoff oltre che scambiarci freddure nerissime al limite della censura (e farsi fare la barba dallo stand di Philips, ma questa è un’altra storia). Risvegliatici ultra quarantenni in un sabato sera (e una dei due ha un enorme cuore arcobaleno su una guancia, reduce delle performance della Schlein e di Elodie al Pride), mentre ci chiediamo se qualcuno dei neo-diplomati intorno a noi conosca LaChapelle, ci rendiamo subito conto di essere esattamente “fuori luogo” come recita la maglietta dell’altrettanto poco convinta ragazza dietro di noi. Il che ci offre la possibilità di commentare o con la puzza sotto al naso che vorremmo tanto avere o farci sorprendere.
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Alla fine prevale la seconda. Anche se alla fine della sessione di 21 Savage (tra l’altro chiamato a suonare con già il sold out, scelta abbastanza singolare) con la maglietta di Del Piero viene subito montato il palco della main performance e arrivano scale bianche che alla piu’ anziana fanno pensare solo al fatto che a loro piace cambiare (ok boomer). Anche se sempre la più anziana non riesce a convincersi completamente dei visual “divineggianti” in AI (in ogni caso, pazzeschi), siamo sicuri di essere davanti qualcosa di a suo modo importante.
Perchè poi è, in tutta sincerità, qualcosa di più o comunque di diverso da una presentazione al pubblico del live de La Divina Commedia. Ok, mettiamo da parte i contenuti, per un secondo. Dopo le prime quattro tracce è un susseguirsi di ospiti, la personale Sanremo di Tedua. Certi da aspettarsi facilmente, se un pó si conosce la scena di riferimento, altri non del tutto aspettati, soprattutto i feat. femminili (e qui la Annalisa-fan si è svegliata con forza, saltando addosso per l’emozione al povero collega), quindi la “Musa” collega ligure sulle note di Beatrice e una commovente Angelina Mango che è venuta pure lei a ricordare come si canta. Comunque, non in quest’ordine, sono saliti sul palco Lazza, Kid Yugi (dopo aver aperto insieme a Night Skinny) Disme, Bresh, Tony Effe arrivato in jet da Ibiza perche aveva perso l’aereo, Sferaebbasta, di nuovo 21 Savage, il collettivo Drilliguria con il compagno di avventure Vaz Te, più tutta la band sul palco (assolutamente non da sottovalutare: alla batteria Andrea Polidori, Simone Mariano alla console, Il Maestro Giotto al pianoforte, più le coriste, insomma), e questo solo la prima sera. Nella seconda si vedono invece Capo Plaza, gli Articolo 31 e Massimo Pericolo (!). E’ palese: Tedua ci vuole proprio sorprendere, soprattutto della sua capacita di portare a lavorare con se tante anime diverse.
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A un certo punto aspettiamo solo che chiami il prossimo, ci stiamo fomentando su quello (anche perche dice che il migliore è Salmo, le canzoni di Grignani gli piacciono ed è stato al concerto di Vasco, insomma come settare le aspettative e per di più accenna anche un accordo di Pino Daniele che anche qui chissà se è arrivato alla platea) e invece ci dice che alle 23 Beppe Sala stacca tutto senno viene a dargli le bacchettate sulle mani (oppure paga Live Nation). Quindi da ragazzo diligente si concita per chiudere tutto bene, indicando come un bravo maestro ai suoi innamoratissimi discepoli di non fare i cretini e liberare l’area con ordine che forse forse quello Live Nation non lo gestisce mentre li ammonisce di fare in modo che l’umiltà non si trasformi in insicurezza e che la sicurezza non si trasformi in arroganza. Il pubblico biascica tra se e se un Amen e poi si mette sventolare magliette come a un matrimonio partenopeo su Wasabi 2.0.
In ogni caso, ce ne andiamo abbastanza impressionati. Primo, perchè non è che Tedua non facesse concerti in questo periodo eppure ha riempito l’Ippodromo dopo il Forum, e non è Vasco (cit). Due, perchè è interessante osservare qualcuno che rappa “Mi piace quella tipa che muove la colita/Nella sua villa a Ibiza, in tre perché ha un’amica/Vuole far la cocorita con me, corre alla corrida” riesce a chiedere una rivoluzione spirituale al suo pubblico tanto da sbroccare sui vari hate-speech che infestano il web (speriamo venga ascoltato). Tre, perchè obiettivamente tutta questa gente non si sa se la vedremmo neanche a Sanremo dell’anno prossimo (scherzo), e che fomento. E visto tutto questo, cos’è rimasto della Divina Commedia? O meglio: non e’ che la saremo noi, una Commedia?
Clicca qui per le foto di Tedua in concerto a Milano il 29 giugno o sfoglia la gallery qui sotto
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TEDUA – La Scaletta della data del 29 giugno 2024
Intro La Divina Commedia
Angelo All’lnferno
Lo sai
Paradiso Artificiale(with Kid Yugi)
Eva (with Kid Yugi)
Lo-fi For U
Parole vuote (La solitudine)
Paradiso II
Sangue misto
La legge del più forte
Buste della spesa
Kill Bill
Catrame (Lazza cover) (con Lazza)
Volgare (con Lazza)
Red Light
Soffierà
OC (California)
Step by Step ( con Bresh)
DOPO LE 4 (Tony Effe cover) (con Bresh e Tony Effe)
Jolly Roger
Blueface (Vaz Tè cover)
Beatrice (con Annalisa)
Mare calmo
Lingerie (con Sfera Ebbasta)
Hoe (con Sfera Ebbasta)
Malamente
Bagagli (Improvvisazione)
Angelo custode (con Angelina Mango)
Wasabi 2.0
Dimmi che c’è (thasup cover)
Vertigini
Outro Purgatorio
TEDUA – La Scaletta della data del 30 giugno 2024
Intro La Divina Commedia
Angelo All’lnferno
Lo sai
Paradiso Artificiale
Al Limite (con Tony Boy)
Lo-fi For U (con Tony Boy)
Lo Straniero (con Massimo Pericolo e Neima)
Paradiso II
Sangue misto
La legge del più forte
Buste della spesa
Kill Bill
Catrame (Lazza cover) (con Lazza)
Volgare (con Lazza)
La Solitudine (con Capo Plaza)
Polvere (con Capo Plaza)
Red Light
Soffierà
OC (California)
Step by Step (con Bresh)
DOPO LE 4 (con Bresh)
Jolly Roger (Disme, Bresh, Vaz Te)
Blueface (Vaz Tè cover)
Beatrice
Mare calmo
Lingerie
Hoe
Malamente
Bagagli
Wasabi 2.0
Dimmi che c’è (thasup cover)
Vertigini
Outro Purgatorio
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