Articolo di Simona Ventrella | Foto di Giorgia De Dato
I Calexico, fondati in Arizona, dal chitarrista/cantante Joey Burns e dal batterista John Convertino, hanno trascorso la maggior parte degli ultimi tre decenni esplorando con il loro indie rock interculturale, i polverosi confini musicali del sud-ovest americano, creando singolari canzoni dalle atmosfere cinematografiche, misteriose e magnifiche come gli aridi paesaggi del deserto che li ha ispirati. Fin dagli anni novanta hanno concepito la loro musica come riscoperta delle radici musicali, attraverso musiche di luoghi e tempi lontani e arrivando a formare una personale e caratterizzante forma di roots-rock moderno.
Amanti e amici del nostro paese, in questo nuovo tour, in parte dedicato al ventennale di quello che è ampiamente considerato il loro album di successo, Feast of Wire, hanno riempito di passione travolgente le antiche mura del Castello Sforzesco di Milano. Il pubblico maturo, eterogeneo ed entusiasta ha davvero potuto assistere ad uno spettacolo senza tempo. D’altronde le canzoni dei Calexico sono un mix contaminato e sognante di rock, folk country, umori gipsy e mariachi, musica da camera e improvvisazioni jazz, cariche di energia vibrante e vitale, che nella loro esecuzione live, rimarca la grandezza della band.

Non solo in termini di impeccabilità e precisione, ma soprattutto per le emozioni trasmesse, perchè è chiaro fin dall’inizio che questi musicisti amano suonare insieme, e nel farlo si divertono, lo si capisce dagli sguardi d’intesa scambiati durante i cambi chiave e al generale tifo a vicenda durante gli assoli.
La partenza del live è affidata a El Mirador e Cumbia del Porto, per dare il giusto imprinting al live, in cui si mescoleranno alla perfezioni i ritmi più accesi e coinvolgenti di brani come Flores y Tamales e Minas De Cobre, a momenti che potremmo definire cinematografici, catapultando gli spettatori alla velocità della luce, da una spiaggia caraibica del centro america ad un un polveroso set di un western anni ‘60. Questa versatilità è sicuramente un effetto positivo della formazione, infatti questa versione della band è molto vicina a quella del famigerato Feast of wire, con sei elementi, e una serie di eccezionali polistrumentisti, come Martin Wenk, Jacob Valenzuela e Sergio Mendoza, che si muovono con disinvoltura tra fisarmonica, vibrafono, tromba e chi più ne ha più ne metta.
Burns, dal canto suo, nel suo ruolo di frontman, è stato generoso di parole ed elogi sia per il pubblico, sia per gli organizzatori, ma soprattutto per i suoi compagni di band, a cui spesso ha dato loro molto spazio per brillare e mostrare il proprio talento. Ma i Calexico sono abili nel mescolare le carte in tavola ed essere imprevedibili e amano inserire nel flusso delle canzoni in scaletta anche alcune cover, creando anche dei crossover in salsa tex/mex, come per Not Even Stevie Nicks, “mashup pasta” con Love Tear Us Apart, l’iconica Alone Again Over dei Love oramai caposaldo della band, e una magnifica versione di Heroes di Bowie.

Quest’ultima ha chiuso il concerto tra la gente ormai in piedi, giustamente incapace di rimanere seduta e in preda al movimento di bacino involontario. Sarebbe stato un delitto non lasciare libera tutta quella sana, spontanea e dirompente energia. Chicca del live, che arriva a circa meta concerto, nonché omaggio al nostro paese è stata la cover de La Canzone dell’Amor Perduto di De André, interpretata dalla spledida voce di Marta Del Grandi, con grande magnificenza ed intensità.
Come sempre questa incredibile band non smentisce la sua fama e il suo talento, passano gli anni, ma il duo Burn e Convertino resta sempre una luce guida, nel mondo del rock, se vogliamo definirlo alternativo, non tanto per la fama di ogni singola canzone, ma per la capacità di creare mondi spazi e territori senza confini, colmi di emozioni e vibrazioni che durano nel tempo e restano indelebili.
Clicca qui per vedere le foto dei Calexico in concerto a Milano o sfoglia la gallery qui sotto
CALEXICO – la scaletta del concerto di Milano
El Mirador
Cumbia del polvo
Then You Might See
Across the Wire
Quattro (World Drifts In)
Black Heart
Sunken Waltz
Pepita
Not Even Stevie Nicks / Love Will Tear Us Apart
Close Behind
Man With A Harmonica
La canzone dell’amore perduto
Flores y Tamales
Minas de Cobre
Inspiracion
Stray
Encore:
Cumbia de Donde
“Heroes”
Alone Again Or
Güero canelo / Desaparecido
