Trovarobato / Audioglobe / Digitalea
Questo trio italo-Usa si dà da fare con un indie-pop spiazzante e sperimentale, sempre fuori dagli schemi. Per il trio questo lavoro è il secondo, con il quale si è accasato nella Trovarobato. La produzione ed il mixaggio sono stati affidati ad Enrico Gabrielli e a Tommaso Colliva.
Una collocazione più adatta non poteva esserci per questo gruppo, dato il suo approccio zappiano alla musica, seppure lo stile è molto distante dall’artista morto nel ’95> ’93. Il trio non soltanto mischia ed utilizza diversi generi musicali, ma non ha problemi ad utilizzare diversi idiomi, si tratta dell’inglese, dell’italiano, del dialetto catanese e del tedesco.
Tra le influenze del trio vi sono anche diversi generi che provengono dal sud del mondo e così le litanie mailiane prevalgono in “To the earth’s core”, anche se il brano è ispirato ad una danza ancestrale malese, mentre in “Perejil” il pop ambivalente e con assonanze electro, che si coniugano con l’utilizzo del charango, strumento poplare boliviano, il trio si è ispirato ai genocidi perpetrati ai danni dei buddisti in Cambogia all’incirca un secolo fa. Più scanzonato è il pop deviato, sbilenco e sincopato di “Elastic stares”, il rap di “Where d’ya live do” fa tornare alla mente i fasti dei Beastie Boys.
Nel finale è stata posta la title-track, un brano particolarmente ipnotico e psichedelico, ma non pesante che presenta al suo interno diversi cambi di registro stilistico che giungono ad una piacevole ed accattivante confusione evocativa, che in fondo prevale in tutto il disco.
Vittorio Lannutti
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