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Cinema

SEEYOUSOUND 2021: tutti i premi e il focus su “A Song Called Hate”

La 7ª edizione del festival SEEYOUSOUND International Music Film Festival ha proposto dal 19 al 25 febbraio sulla piattaforma Playsys.tv 81 titoli tra lunghi, documentari, film brevi e videoclip nelle sezioni LONG PLAY FEATURE – curata da Francesco Giugiaro; LONG PLAY DOC – curata da Paolo Campana; 7INCH – curata da Matteo Pennacchia, Sara Bianchi e Chiara Rosaia; SOUNDIES – curata dal vicedirettore di Seeyousound Alessandro Battaglini; FREQUENCIES – contest per le sonorizzazioni originali curato da Riccardo Mazza e le sezioni non competitive RISING SOUND TRANS-GLOBAL EXPRESS curata Juanita Apràez Murillo e INTO THE GROOVE curata dal direttore del festival Carlo Griseri e da Alessandro Battaglini.

Alcuni titoli del programma 2021 resteranno in visione fino al 3 marzo, disponibili 7 giorni a partire dalla data di rilascio su PLAYSYS.TV, piattaforma streaming di video on demand, (biglietto singolo 3,99€, abbonamento 35€ e 45€, acquistabili su http://bit.ly/SYS7_Tickets) che anche dopo il festival continuerà a proporre contenuti video legati al mondo della musica.

Tutti i vincitori:

La giuria di LONG PLAY FEATURE // Concorso Lungometraggi di Finzione composta da Stephen Kijak, Frauke Knappke e Marta Ravani assegna il premio // BEST FEATURE FILM “FRANCESCA EVANGELISTI” 2021 (premio in denaro di 1000 € assegnato grazie a Consolata Pralormo Design) a VARIAÇÕES, GUARDIAN ANGEL di João Maia (Portogallo, 2019, 105’)

La giuria di LONG PLAY DOC // Concorso Documentari composta da Stephen Kijak, Frauke Knappke e Marta Ravani assegna il premio // BEST DOCUMENTARY FILM 2021 (1000 €) a
A SONG CALLED HATE di Anna Hildur (Islanda, 2020, 90’)

La Giuria di 7 INCH SHORT FILM // Concorso Cortometraggi composta da Maria Pia Santillo, Isabel Garrett e Simone Bardoni assegna il premio // BEST SHORT FILM 2021 (500 €) a
FIN DE SAISON di Matthieu Vigneau (Francia, 2020, 20’)

La giuria di SOUNDIES // Concorso Videoclip composta da Ian Pons Jewell, Alessio Rosa e Nicolee Tsin assegna il premio // BEST MUSIC VIDEO NICOLA RONDOLINO 2021 (500 €) a
YAMAKASI di Egor Tarasov e Vladimir Ivanov (Russia, 2020, 6’23’’) Musica di MIYAGI & ANDY PANDA

La giuria di FREQUENCIES // Concorso Sonorizzazioni Originali composta da Francesco Giomi, Giorgio Li Calzi e Julia Kent assegna il premio // FREQUENCIES DIPLOMATICO AWARD 2021 BY COMPAGNIA DEI CARAIBI a FRANCESCO IVONE.

La giuria composta dai lettori di TORINOSETTE, selezionati attraverso una call, assegna il PREMIO TORINOSETTE 2021 // MIGLIOR FILM DI LONG PLAY FEATURE a VARIAÇÕES, GUARDIAN ANGEL di João Maia (Portogallo, 2019, 105’)

Vogliamo focalizzarci su quello che per noi è il fiore all’occhiello del festival: A Song Called Hate di Anna Hildur, un documentario che segue gli Hatari, band islandese di industrial-techno, dichiaratamente anticapitalista, nell’assurda partecipazione all’Eurovision Song Contest 2019 in Israele, un contesto capitalista all’ennesima potenza. La band, nonostante l’avvertimento da parte degli organizzatori di non esprimere messaggi politici, si schiera apertamente davanti al pubblico a favore dei palestinesi.

Gli Hatari sono la summa di varie esperienze musicali: uniscono le sonorità pop ed electropunk all’estetica della scena industrial e synthpop degli anni ’80. Alla luce del documentario è essenziale parlare dell’influenza che i Laibach hanno esercitato su di loro. Nonostante gli ambiti musicali di riferimento diversi, entrambe le band sono caratterizzate da un’estetica sadomaso e provocatoria, ma soprattutto si pongono come collettivo artistico-politico. Per citare Alessandro Battaglini, il vicedirettore di Seeyousound, “gli Hatari come i Laibach sono un’installazione vivente prima che un gruppo“. Entrambe le band sono fortemente iconoclaste: gli sloveni combattono il regime riprendono la sua estetica mentre gli islandesi, che sognano la distruzione del capitalismo, adottano l’immaginario BDSM per rappresentare l’oppressione e la truffa del mondo contemporaneo.

La pellicola non si sofferma sulla musica degli Hatari che passa in secondo piano rispetto al messaggio che trasmettono e alla questione posta in evidenza: il ruolo dell’artista contemporaneo. E’ giusto farsi portavoce di messaggi politici e schierarsi? E’ giusto che l’artista assuma un ruolo mediatico e di influenza nella società?

Gli Hatari all’Eurovision scelgono di schierarsi rompendo il muro di ipocrisia di quella manifestazione canora, sentono proprio l’urgenza di disobbedire. Mostrano le bandiere palestinesi in diretta condannando l’apartheid e successivamente registrano una canzone ed un video con Bashar Murad, artista palestinese. Scelgono così di mettere in pericolo sé stessi, Bashar e tutto il team in nome della giustizia. Questa irresponsabilità è la responsabilità dell’artista.

INFO
www.seeyousound.org
facebook.com/SEEYOUSOUND
instagram.com/seeyousoundfestival
facebook.com/playsys.tv

Written By

Malata di musica e fotografia. Collezionista di vinili e biglietti di concerti. Anglofila, doveva nascere nella Swinging London o nella Manchester degli anni ’90.

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