Interviste

Da vent’anni PAOLO BENVEGNÙ ci parla di PICCOLI FRAGILISSIMI FILM e momenti di disperazione maledettamente importanti. E senza rendercene conto

Abbiamo parlato con un immensamente grato Paolo Benvegnù all’indomani di una Targa Tenco e poco prima della ri-edizione di Piccoli Fragilissimi Film per i vent’anni di un album che é stato romanzo di formazione per tutti coloro che hanno cercato di navigare nel mare nero della propria profondità. Per l’occasione, lo ha riempito di intestità e paradossalmente gioia, portandosi dietro La Rappresentanza Di Lista, Tosca, FASK, Giovanni Truppi e altri. E alla fine ci fa capire: lasciamo il segno più facilmente di quanto pensiamo, quando parliamo di uomini, agli uomini.

Foto Credits Antonio Viscido

Articolo di Marzia Picciano | Foto Credits Antonio Viscido

Paolo Benvegnù é un artista, una persona, un essere umano raro. Raramente hai la percezione di trovarti di fronte a un vulcano magmatico di parole, pensieri, opere e omissioni – si, anche quelle, anche per lui – tale da mettere in dubbio l’esistenza di una forma razionale di mondo così come a me, nata nell’89, passata sotto la spada di Damocle della crisi del mortgage market del 2008, é stato perennemente presentato: nasci, cresci, fai soldi e rimani focalizzata sull’obiettivo, se necessario sacrifica l’irrazionale o, sempre se necessario, procuratene a piccole dosi. Invece Benvegnù, da quando l’ho visto l’anno scorso per il lancio di É Inutile Parlare d’Amore (qui per rinfrescare la memoria), ha aperto una piccola voragine (o rivoluzione) in me, come a dire: eppure si poteva fare tutto in un altro modo. Con più e meno, ovviamente, ma insomma, si poteva.

Oggi, una Targa Tenco messa in sicurezza per la premiazione finale al Teatro Ariston di Sanremo prevista questa settimana per l’album poco fa menzionato (Miglior Album), per Paolo, tra il commosso e l’incredulo (“Io sono stupefatto veramente, credimi. Non ho misura di questa cosa, penso sia altisonante, non penso di meritarlo perché è una cosa incredibile, una cosa di veramente enorme, no?”), le scuse sembrano non necessarie. Risplende di un’aura di grazia nuova, in piena opposizione con il clima invernale che Milano ci regalava una settimana fa, quando lo andammo a trovare. In tempo per un’altra rivoluzione? Dipende. Perché la premiazione di Benvegnù con la categoria più ambita ha fatto tirare finalmente un sospiro di sollievo o estasi a chi negli anni ha visto il nostro cantautore milanese oramai trapiantato in Umbria non sotto la necessariamente meritata luce e, allo stesso modo, tanti altri del settore soppiantati da logiche di mercato che al pari della mia educazione capitalista (in metodologia siberiana) hanno lasciato poco spazio alla poesia. E questo lo sa anche lui.

Penso che abbia voluto dare (questo premio, ndr) una carezzina, un abbraccio a tutta la generazione degli… ‘sconosciuti.” Prova a spiegarsi meglio. “Sono il più piccolo, secondo me, anche dal punto di vista proprio delle piccole cose che ho fatto sugli esseri umani che le ascoltano, non so se mi spiego. Perché penso ad Alessandro Fiori, penso a Marco Parente, penso a Giulio Casale, Cesare Basile, Alessandro Grazian. Anche a Pacifico, per certi versi. Faccio parte di una moltitudine, quella moltitudine che non é stata vista, tra i cantautori classici e quelli che hanno iniziato a scrivere canzoni che poi sono diventate veramente popolari, un pó più leggeri che profondi. Ecco pero io mi sento parte di questa moltitudine, e ringrazio, peró ecco credo sia una cosa bella per i miei compagni.”

E quindi Paolo, che l’altra volta voleva (o no?) dire basta a questi martiri creativi in cui sviscerare tutto quello doveva buttare fuori, svuotandosi completamente, di tutte le risorse (“ho finito l’ultimo album con 8 euro in tasca”) con tutto quello che ne risulta, si é fatto convincere anche a fare altro. La ri-edizione di Piccoli Fragilissimi Film, dal 2004, l’esordio solista di Benvegnù, per i suoi 20 anni.

Rifare il passato, ne vale la pena

Attenzione, cosa ci aspettiamo da un’iniziativa del genere? Siamo ormai abituati a ventennali, decennali, chi ha più ne metta. Celebrazioni del passato che ci fanno rabbrividere all’idea che da quando eravamo più giovani effettivamente ci troviamo a parecchi anni di distanza. E invece siamo ancora giovanissimi e delicatissimi, da spezzare con un grissino, quando li riascoltiamo. A me queste iniziative piacciono, se fatte bene, se rispettose e se soprattutto, aiutano a rafforzare l’eternità di lavori che meritano di esserlo.

Ecco, Piccoli Fragilissimi Film – Reloaded é un disco che vale la pena ascoltare per avere una percezione di eternità. Ho passato le sere prima dell’intervista con Paolo a sentire le tracce riarrangiate con Paolo Fresu & Ermal Meta, Tosca, Malika Ayane, Giovanni Truppi, Piero Pelù, Fast Animals And Slow Kids, La Rappresentante Di Lista, Motta, Appino, Dente, Lamante. Delle special track inedite con Irene Grandi e Max Collini, per dire, e di cui anzi parleremo dopo. Perché si, sono tutte person(alità) portate da Paolo nel suo Mare Verticale, ma soprattutto, artisti che hanno sentito l’urgenza di farlo. Con tutti i rischi che ne possono derivare: fare troppo, o troppo poco, o allontanarsi dal Mare, perché quello di Paolo Benvegnù venti anni fa ha fatto scuola per tutti gli aspiranti studiosi della disperazione più nera. E lui non avrebbe mai pensato potesse essere un disco di formazione per qualcuno. La prima domanda sorge spontanea: ne é valsa la pena?

Allora, il ‘funambolismó in questa cosa è fondamentale perché c’è un meccanismo che é strettamente legato, secondo me, nell’espressione, alla gratuità. Non devi badar a quello che succede fuori. Ne vale la pena? Più che altro non so vivere in un’altra maniera. Per me gli alti e bassi della vita vanno con gli alti e i bassi delle piccole intuizioni che ho. Questo ha un riflesso sui miei valori. Da una parte mi responsabilizza. E d’altro canto mi istituzionalizza. Il senso é forse la mia ricerca non é più cosi avanzata”. Ma perché? “Perché… se penso all’essere umano, penso che c’é un bel rapporto con gli altri umani che fanno parte di questa enclave della musica italiana. Da questo punto di vista posso comprenderlo, ma non dal punto di vista del valore. Posso dire che non mi sono tanto impegnato.” Ironizza. “Mi impegno tanto ma non nella giusta maniera. E poi non ho scritto nulla di definitivo. Nulla di definitivo nella vita degli essere umani… Ma penso di essere lontano da certe altezze”. Se non lo si conoscesse potrebbe passare facilmente per un campione dell’understatement, ma Paolo é molto più sottile di chi non cerca complimenti. “Lo valuto sulla solidità di alcune cose che scrivo mentre le sto scrivendo, penso che ho sempre lo stesso lessico, ho una fantasia e un immaginario che é sempre quello.”

Foto di Antonio Viscido

Rifare per fare nuovo

Eppure, dicevamo, ritornare a certe visioni, l’uso anche ossessivo di certe immagini, serve. Anche a non perdere la bussola. Non pensa che le parole che usiamo ci definiscono? “Da un lato si determina un concetto, un’identità ed é molto, molto bello, perché perché da un lato tu dici: ‘ah, allora io non ho capito nulla del mondo, perché nessuno può veramente comprenderlo, se non nella percezione che ognuno ha del mondo, ma detto questo almeno ho capito cosa mi piacé. Le parole, il suono che hanno certe parole mi piace. Quali sono le parole che mi piace usare? Qual è il senso del discorso che mi piace fare”. E fin qui ci siamo. “Dall’altro lo vivo come un limite, nel senso che tutto è stupefacente per me, cioè ogni giorno io penso alla potenza del miracolo, al prodigio del fatto che viviamo qua, persino a Milano, persino quando piove, persino in mezzo al cemento armato, perché veramente è un’opportunità di e per imparare ogni cosa, e perciò mi sento veramente all’inizio della storia”.

Potessi stupirmi ogni giorno come fa Paolo Benvegnù a Milano. Soprattutto quando vede qualcosa di nuovo o semplicemente diverso da lui e allora ne rimane affascinato. “Io vado sempre nel conosciuto, mi stupisco quando qualcuno ha un lessico completamente diverso. Mi vedo nel limite perché lo conosco e una cosa che mi ha stupito é che in questo disco non ho fatto niente”.

Benvegnù é particolarmente chiaro quando parla di questo ‘fare niente’ per Piccoli Fragilissimi Film – Reloaded. Che neanche voleva farlo poi, si é fatto convincere dai suoi colleghi e compagni di missione. Anche perché, se ormai ho capito bene come Paolo ragiona, ha avuto l’opportunità per in realtà fare davvero qualcosa: studiare gli altri.

Ho dovuto imparare a cantare come gli altri. Non ho dovuto fare altro, semplicemente ho visto le cose che uscivano da sole. E alla fine, proprio perché ci dovevo essere, ho dovuto imparare anche ad andare come gli altri. Quindi avvicinandomi alla all’espressione degli altri.” Perché hai rimaneggiato completamente un disco, che comunque che tu ne dica, no? “Ma alla fine è bello questo disco perché non ci sono sempre io in mezzo. Eh, è una cosa strana. Quando anche quando lo feci (Piccoli Fragilissimi Film, ndr), anche facendo il produttore, mi capitava spesso di di vedere, di sentire, di strumentare questi brani, bellissimi veramente, dove peró ritenevo che la voce (la sua ndr) non fosse all’altezza dello splendore di questi ragionamenti, e questo mi capita quando faccio delle canzoni à la Paolo Benvegnù. Al momento della scrittura primigenia, mi sembrano idee forti, nel senso che sono la summa di una serie di intuizioni e poi nella scrittura dico che bello, e poi peró penso anche: Madonna quanto sono pesante!. In Piccoli Fragilissimi Film non succede, dal momento che penso ci sia una varietà e sapessi quanto per me é confortante questo. Penso che sia il disco che mi é piaciuto di piu degli ultimi anni, che ho fatto”.

Foto di Antonio Viscido

Rivivere tutti i fragilissimi film

Se si guarda poi alla controparte dei rimaneggiatori il risultato é decisamente ampio. La Rappresentante Di Lista? “Son stati fantastici. Sai quant’e’ difficile fare i cori a Veronica? Perche é velocissima e intonatissima…”. E quello che ti ha stupito di più? “Per me é stato un onore e fonte di stupore: mi ha stupito che Pelù mi abbia detto che quel disco l’ha ascoltato diverse volte… non ce lo vedo a casa sua. E invece!”. Più o meno come con Paolo Fresu, che firma Il Mare Verticale con Ermal Meta. “Avevo dei desiderata, il primo era fare qualcosa con Paolo Fresu. Da fruitore e amante di quello che fa e amante della sua attitudine alla vita, quella é stata la prima risposta che abbiamo avuto”. Stupisce invece me che Benvegnù possa pensarla così. Ma anche qui abbiamo una ragione più profonda.

Perché non farlo? “Per me é stato facile, e me ne sono accorto dopo. Mentre lo facevo e suonavo non avevo nessuna idea. Ci ho messo due mesi a pensare a come dare una veste a questa cosa, e poi ‘ partito tutto senza che io facessi niente. Ho cantato alcune canzoni, ho fatto i cori a Veronica, sono diventato pisano per Appino in un attimo, o umbro per i FASK. Aimone ha fatto una versione di Suggestionabili davvero bellissima, come io non riuscirei a cantarla più adessso. Non ho più quel tipo di aggressione anche tecnica verso lo strumento-microfono. Ma Lamante é stata una gran cosa.”

Su Catherine Paolo ha un’epifania. “Lamante é bravissima. Quello é un brano al femminile e io… non ci posso arrivare, per quanto possa o abbia immaginato quella situazione, e per quanta sensibilità una persona possa avere per quella situazione, non ci posso arrivare. Lei ci é arrivata come un fulmine. Quando inizia, é qualcosa di incredibile per me, faccio fatica ad ascoltarla, mi provoca davvero tanto quanto la sofferenza che sentivo  mentre lo scrivevo, ed é la prima volta che mi capita su un brano”. Più o meno come Malika Ayane ha lavorato su Io e Te.L’ha fatto anche Mina quindi già grandi livelli, ma Malika l’ha fatto in maniera veramente toccante, pulitissima, quasi carveriana. E devo dire che quel pezzo é a firma di Matteo Ancheschi, un mio amico che me l’ha donato. Lui l’aveva scritto pensando a me e alla mia compagna di allora, che era la pianista degli Scisma. Centrando esattamete tutta l’inquietudine che avevo e perció per certi cersi il fatto che Malika l’abbia vista cosi mi ha ancora piu sopreso, ha colto anche la scrittura di Matteo. Poi Giovanni Truppi é stato bravissimo, lui l’ha fatta sua. La cosa fantastica é che gli artisti hanno fatto tutto quello che volevano e abbiamo tenuto tutto”.

Lavorare sul disco e rimaneggiarlo, é stato come riviverlo? “É veramente una cosa nuova. Non avrei pensato di dirlo, é retorico, ma quel disco era la disperazione più totale. Avevo cambiato totalmente vita, vivevo in macchina, al punto più basso di disperazione, dall’altra… Pensa che bello questo dualismo che ogni tanto mi ritorna. C’era questa libertà assoluta. Io non sapevo cosa mi sarebbe accaduto cinque secondi dopo. Non avevo niente da fare se non suonare con Marco Parenti i suoi pezzi. E esplorare la vita che non avevo fatto alla tenera età di 35 anni. Sentivo che avevo bisogno di entrare in un’altra fase della vita. Spesso nella prima fase sei legato al ruolo, sei figlio, fidanzato, lavoratore sei barista etc. Quello é stato il momento in  cui ho estratto veramemente il “tu sei”: tu non sei niente e hai tutto lo scibile possibile se hai dell’immaginario, ammesso e concesso che tu voglia essere. Proprio per questo sono pezzi disperatissimi. Adesso sono diventati qualcosa di francamente gioioso, é tutto legato alla casualità, e questa é l’ultima cosa che ho fatto davvero, ovvero la resa: accettare che la vita succede, occuparsi delle cose quando succedono e non preoccuparsene prima…é un grande passo, é stato per me un grande raggiungimento. Mi sembra di vivere in un luogo in cui non avevo mai abitato. Sono veramente molto onorato.

Foto di Antonio Viscido

Abbiamo ancora bisogno degli Offlaga

Quello che ne esce peró non é un tributo. Piccoli Fragilissimi Film – Reloaded, é da dire, con buona pace di Paolo: é un disco proprio, a sé stante. La conferma viene dagli inediti e nello specifico da uno. In cui Benvegnù produce di fatto una canzone degli Offlaga Disco Pax, Isola Ariosto. Con un Max Collini che ci fa pensare: ma allora ne abbiamo ancora bisogno.

Devo dire che sono stato il peggior carnefice degli Offlaga Disco Pax. Ero giurato a Rock Contest a Firenze e non li votai, perché secondo me non potevano vincere. E ovviamente hanno vinto loro. Ma non é che non comprendessi, ma é come se non vedessi in luce il potenziale evocativo non solo della proposta musicale ma anche di Max, che é veramente un uomo eccezionale. Nel tempo abbiamo suonato tante volte e io mi sono innamorato degli Offlaga, hanno vinto 50 a zero. E poi io non avevo mai registrato in improvvisazione, ti fa capire quanto prussiano io sia. E l’idea é stata: ora io vado di là, nella mia regia, schiaccio REC e voi fate quello che volete. Per me é stata veramente l’idea di sbilanciarci. E poi ho fatto dei tagli a caso, ed é venuta quella forma. A me mancava nella narrazione del disco, la causa scatenante (“attendo la vita e la gioia che non riesco a vedere e a raggiungere”) ed é venuta fuori una cosa alla Offlaga Disco Pax.”

Per questo e per altre due tracce di inediti é impossibile dire che Benvengnu si sia limitato a fare “niente”. In realtà ha fatto già tutto e prima e ha permesso agli altri di esserlo, con tutto quello che é significato per loro esserlo. Quando Paolo mi dice di sentirsi come un albero, io lo capisco. Non tanto nelle radici, quanto nella ramificazione con il reale. “Il senso é che tutto quello che abbiamo fatto é strettamente vitale e gioioso come la vita, ma é anche illusione, che é vitale e gioiosa come la vita. Per me questo disco é meraviglioso perche’ non ci sono. Mi ha fatto uscire da me, che non sono risolto, e sono entrato nel noi”. Ecco perche ha ancora senso ascoltare Piccoli Fragilissimi Film ancora oggi e farlo con le voci altrui. Per vedere la realtà che abbiamo sacrificato mentre cercavamo di non affondare.

BENVEGNÙ presenterà live il nuovo progetto, insieme ai brani del suo repertorio, nel “PICCOLI FRAGILISSIMI FILM – RELOADED TOUR” prodotto e organizzato da Magellano Concerti.

12 NOVEMBRE 2024 – BOLOGNA – LOCOMOTIV CLUB

16 NOVEMBRE 2024 – NICHELINO (TO) – TEATRO SUPERGA

17 NOVEMBRE 2024 – FIRENZE – VIPER THEATRE

21 NOVEMBRE 2024 – MILANO – SANTERIA

23 NOVEMBRE 2024 – ROMA – MONK

Biglietti in vendita > https://tidd.ly/4h5VcFa

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