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Duplicità: intervista a MATTIA CAROLI & I Fiori del Male

Nel panorama musicale attuale, i Mattia Caroli & I Fiori del Male continuano a distinguersi con il loro stile inconfondibile e la loro creatività audace. Con l’uscita del nuovo singolo “Duplicità“, la band segna un’evoluzione significativa nel suo percorso artistico, combinando influenze rock ed elettroniche con una narrativa poetica affascinante.

In questa intervista scopriremo come “Duplicità” rappresenta una fusione unica di stili e influenze, offrendo uno sguardo profondo sull’universo creativo della formazione reatina.

“Duplicità” rappresenta una significativa evoluzione nel vostro percorso musicale. Potete raccontarci quali sono state le principali ispirazioni per questo singolo e come si è sviluppato il processo creativo?

Con “Duplicità” abbiamo cercato di dare una continuazione stilistica al nostro precedente singolo Throwing out all my Fear dove le sonorità cupe del rock che strizza l’occhio al grunge sono molto forti. Inizialmente il brano era stato ideato come colonna sonora per uno spettacolo teatrale dove venivano musicati dei versi di Pasolini, da lì è venuta poi l’idea di sviluppare il pezzo e dare spazio ad un testo originale.

Le sonorità del brano sono profondamente influenzate dai Pink Floyd e dalla musica elettronica degli anni ’80. Come avete integrato queste influenze nel vostro stile unico?

Abbiamo cercato sicuramente di dare un ruolo importante all’utilizzo dei sintetizzatori che accompagnano tutto il brano giocando molto sulle sonorità elettroniche per poi sviluppare parallelamente dei forti rimandi allo stile rock che da sempre ci caratterizza

Avete collaborato con il co-produttore Stefano Barone per “Duplicità”. Come ha contribuito al risultato finale del singolo e quale è stato il suo ruolo nel processo di produzione?

Ci ha dato una mano nelle registrazioni dei synth, abbiamo poi sviluppato insieme tutto quello che riguardava l’effettistica e la ricerca di un suono coerente anche con gli altri pezzi che comporranno il nuovo album.

Il testo di “Duplicità” è ispirato alla poesia di Baudelaire e Dylan Thomas. Come avete lavorato sulla scrittura del testo e quali temi principali avete voluto esplorare?

I due poeti sono sicuramente stati d’ispirazione per quel che riguarda la componente simbolica e per le visioni del protagonista. Visioni oniriche, infatti, si mescolano a ricordi di un amore rinnovato ma mai del tutto realizzato dove ombre e luci si intrecciano in un gioco senza fine

Il videoclip di “Duplicità” utilizza l’intelligenza artificiale per creare un’esperienza visiva unica. Potete parlarci di questa collaborazione con il regista inglese Samuel Larn e di come è nata l’idea per il video?

 La nostra collaborazione con Samuel Larn era già iniziata con la realizzazione del video di Giochi, che fa parte dell’ultimo EP Come non fossi qui. In quel caso eravamo rimasti molto soddisfatti sia dal punto di vista comunicativo che professionale e abbiamo deciso di proporgli di collaborare anche a questo brano dal momento che nessuno di noi aveva le competenze necessarie all’utilizzo di A.I.  

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