Si intitola E POI SVEGLIARSI PRESTO, il primo album di NERVI, in uscita per Pioggia Rossa Dischi il 29 novembre: una lettera aperta, diretta e riflessiva, che cattura l’essenza della generazione contemporanea, sospesa tra nostalgia, frustrazione e ricerca di autenticità, in un mondo complesso e contraddittorio.
E POI SVEGLIARSI PRESTO è un disco urgente, parla del sentirsi scomodi e della necessità di abbandonare tutto quello che è necessario per tornare a noi, abitarci. Ma l’album accade un attimo prima, quando siamo ancora frastornati dal frastuono (il gioco di parole è voluto) e dobbiamo pulirci un po’. Possiamo dire che E POI SVEGLIARSI PRESTO serva a questo? A te, per fare questa operazione, a noi per sentirci quanto sia stretta la vita che indossiamo?
Bisogna lasciare che le emozioni ci aggrediscano quando non siamo pronti. In una vita studiata nei minimi dettagli, possiamo sperimentare l’imprevisto come unica occasione di umanità. Credo nella forza delle deviazioni.
I dischi non sono una medicina, ma noi, in ogni caso, li utilizziamo. Spesso per riconoscerci o per emozionarci. E POI SVEGLIARSI PRESTO che ingredienti ha (voglio anche gli eccipienti) e che effetti produce? E se avesse delle controindicazioni, quali sarebbero?
Ho provato a scrivere questo album per dare forma qualcosa che non riuscivo a capire e a esprimere di me stesso. Quando ho finito, ho capito che non ero comunque riuscito a tradurre nulla di quello che ritenevo “inesprimibile”. In qualche modo, però, il processo mi ha guarito: mi sono liberato delle tossine. Spero che sia curativo per chi lo ascolti, mettendolo in imbarazzo. Vorrei che si sentisse nudo, in questo campionato di emotività. E le controindicazioni stanno proprio in questo aspetto: è difficile accettarsi nudi, tutti abbiamo i nostri problemi.

La noia l’ho sempre vista come lo spazio giusto per attivare un’operazione “vaso di Pandora”: ossia far fluire tutto lo sporco, per capire cosa rimane in fondo. Cosa si vede, nel vaso, dopo una Noia Mortale?
Mi è sempre piaciuto affacciarmi alla finestra e guardare la gente passare. Da piccolo ci stavo anche mezz’ora, adesso mi concedo cinque minuti ogni tanto. Non mi interessa avere le coordinate delle storie di quelle persone, mi basta vedere le sfumature, i volti stirati, cogliere qualcosa.
Non mi interessano le contaminazioni di questo disco. Cerchiamo troppi riferimenti ai quali aggrapparci per catalogare le cose. Quali sono invece normalmente gli ascolti di Nervi?
Il mio grande difetto, da quando suono, è sempre stato quello di non avere un “sound”. Mi annoia ogni genere, mi piacciono gli artisti e le artiste di confine. Quindi è una risposta difficile.
Impossibile che un disco abbia solamente un sapore. E POI SVEGLIARSI PRESTO è sicuramente aspro e qualche volta amaro. Potrei dire anche piccante, inteso come “pungente”. Dove sta il dolce, dal tuo punto di vista?
I temi possono essere pungenti, aspri e amari, è vero. Ma credo poi conti il modo in cui si dicono le cose. La dolcezza a volte può stare in quello. Vorrei aver creato un tono confidenziale: è una cosa abbastanza dolce?
Tanti artisti sono ossessionati dal fare “qualcosa di tendenza” per prendere le playlist di Spotify. Il suono di questo disco invece con cosa si è misurato?
È un’ossessione anche la mia: “voler fare il disco” in un mondo in cui ne escono troppi, tutti i giorni e chiunque ripete che non serve a nulla farlo. Io sono arrivato due anni fa molto vicino a non pubblicare più nulla, mi piaceva scrivere ma era stressante tutto il resto. Mi sono dovuto misurare con la paura di non essere all’altezza delle emozioni che mi abitavano. Ad un certo punto ci ho fatto pace, principalmente quando ho accettato che fosse difficile capire quelle emozioni, dovessi anche smettere di idealizzarle.
Parli di solitudine, ma è un album comunque abitato. Ci sono figure (non vi diciamo dove, ascoltate il disco) che, come dici tu “non sono morte, ma sono sopravvissute”. Tu in primis. È il tuo disco di sopravvivenza… a cosa?
Quelle del disco sono tutte storie di sopravvissute e sopravvissuti. Tutto innegabilmente finisce, ma mi interessava descrivere momenti in cui “sarebbe potuto finire, ma non è ancora successo.” Credo mi possa essere obiettato che quando parlo d’amore parlo di relazioni finite, ma spesso in realtà parlo di sentimenti e sappiamo che i tempi dell’amore e i tempi delle relazioni possono non coincidere.
Io sono un sopravvissuto, spesso mi sento di dire che sono sopravvissuto a me stesso.
Hai annunciato alcune date live. Cosa vedremo che non possiamo ascoltare nelle tracce audio?
Cercherò di fare la maggior parte dei live con una band di quattro elementi, oltre me. Andrea, Giulio, Elia e Tommaso sono musicisti straordinari, per me è un onore suonare con loro ed è molto facile farlo, perché sono prima di tutto amici. Sono sicuro che dal vivo verrà mostrata una band. Mi scordo di essere un solista quando sono con loro. Mi sono ispirato al live di Motta del tour del primo disco La fine dei vent’anni: quel tour mi ha folgorato e da lì ho deciso di cantare in italiano. Vorrei che dal vivo il mio disco cantautorale venga percepito come il disco di una band.
e poi svegliarsi presto tour
29/11 MILANO – Detune
06/12 FIRENZE – Exfila
13/12 BOLOGNA – Efesto
14/12 LIVORNO – The Cage Theatre
