Tra tutti gli artisti incontrati a Home Festival c’erano anche loro: i regaz de Lo Stato Sociale e tutta la crew di Garrincha Dischi che ci hanno fatte sentire un po’ a casa, tra quelle zeta che sembrano delle esse e tutto quel parlare a macchinetta del più e del meno.
In questi mesi, della band bolognese, si è parlato moltissimo: tra l’acclamatissima esibizione a Sanremo e l’entrata in scena di Lodo a X-Factor, al posto di Asia Argento, ne abbiamo sentite di tutti i colori. Quel che è certo però non cambia mai: Lo Stato Sociale è una band che lavora da anni, tanti anni, di strada ne ha fatta moltissima e come sanno tenerlo loro, il palco, pochi altri. Lo abbiamo visto con i nostri occhi: non solo a Home Festival, anche in Piazza Maggiore a Bologna e prima ancora nei palasport e prima ancora nei piccoli locali di casa, nelle balere di periferia e prima ancora alla festa della scuola.
Dopo un live esplosivo, abbiamo incontrato Checco, Carota, Albi e Lodo (Bebo si era infortunato sul palco), per farci raccontare come hanno passato i mesi post Sanremo, pre X-Factor e, in realtà, un sacco di curiosità che non avevamo avuto il tempo di scoprire a Bologna.
So che nel vostro passato c’è la radio. Com’è per voi essere intervistati ora?
Lodo: Ah, guarda, io non sono una persona che ama parlare… come voi ben sapete siamo tutti ragazzi un po’ di poche parole (ride). In realtà, anche se non sembra, sto molto meglio dalla parte di chi intervista che dall’altra parte.
Sappiamo del tuo passato da attore e anche di quello da regista.
Lodo: è brutto rivangare sempre il passato delle persone, ora sono una persona libera, ho smesso, giuro! Ok, la smetto di scherzare. Si, faccio teatro da un po’ di anni e mi sono divertito con la regia dello spettacolo di Dente e Guido Catalano. Reciterò anche nello spettacolo “Il giardino dei ciliegi. Trent’anni di felicità in comodato d’uso” con la compagnia teatrale Kepler–452. È una rilettura moderna del lavoro di Čhecov, ci tengo parecchio.
Come nasce il titolo dell’album? Perché proprio “Primati”?
Lodo: Ah, perché io ero in fissa. Ad un certo punto era chiaro che fossimo la band che, tra quelle indipendenti, era sempre la prima a fare determinate cose: che fosse il tour sold out, i palazzetti, Sanremo… poi abbiamo visto questa bellissima foto di una scimmia che rideva con il cappello da laureato, tipo quello americano. Così abbiamo deciso di chiamarlo proprio così: Primati.
Perchè Sanremo è Sanremo
A proposito di Sanremo: una cosa bella e una cosa brutta del Festival.
Lodo: Una cosa bella… beh, una cosa bella è che freghi le ciabatte negli alberghi di lusso.
Albi: Sì, albergo molto bello, lenzuola morbidissime. Invece la cosa più brutta del Festival è che non hai mai la possibilità di uscire da un posto chiuso. Per esempio, prima sei in albergo, poi in camera, poi hai quei trenta secondi in cui dall’albergo entri dentro ad un van che ti porta dentro l’Ariston, oppure a fare interviste in altri luoghi comunque chiusi. Insomma non stai mai all’aperto, che è davvero un peccato in un posto di mare.
Una domanda su Home Festival: qual è l’artista che vi è piaciuto di più nella line up di quest’anno?
Lodo: A me è piaciuto Nic Chester, mi sono piaciuti gli Wombats, i Django Django, le Altre di B… solo i White Lies mi hanno un po’ annoiato. Invece gli Alt-J, che pensavo sarebbero stati noiosi, hanno fatto un concertone assurdo. Poi beh, oggi avrà sicuramente spaccato Paletti.
Con chi vi piacerebbe collaborare?
Lodo: Bello Figo. Ci piacerebbe anche molto collaborare con Ema Stokholma, mettici anche Baby K.
Albi: il Presidente della Repubblica.
E cosa gli fareste fare?
Albi: Quello che gli riesce meglio, cioè il rock’n’roll, mi pare evidente.
Com’è nato il testo di “Una vita in vacanza”?
Albi: sono tornato dalle vacanze a Brindisi. Quando uno torna dalle vacanze e le fa a Brindisi, la prima cosa che si fa è raccontare come sono andate le vacanze, la seconda cosa che fai è pensare a dove farai le vacanze l’anno dopo.
Lodo: …e la terza cosa che fai è Sanremo.
Albi: Esatto, una conseguenza logica. In questo continuum di logicità c’è la vacanza che hai appena fatto, quella che farai e pure quella che abbiamo fatto a Sanremo. Quindi se tu vivi un anno della tua vita in vacanza, un anno che tra l’altro ha racchiuso un po’ tutta l’essenza della vita, la vita stessa diventa “in vacanza”. Quindi perché non scrivere una canzone nazionalpopolare che racconti la vita in vacanza?
Raccomandateci tre pezzi da mandare nel nostro programma radio.
Albi: Allora, c’è un pezzo bellissimo dell’ultimo disco degli LCD Soundsystem, che si intitola “Tonight”. In realtà ce n’è uno più bello ancora ma non mi ricordo come si chiama.
Lodo: Poi di Ema Stokholma, “Scudetto”.
Albi: Bellissimo brano. Allora io a questo punto consiglierei anche un artista emergente che si chiama Cardo, con questo pezzo che si chiama “Portami al mare”, bellissimo, una presa per il culo di tutta la musica che c’è adesso.
Sono (ancora) così indie?
Qualche anno fa avete dato vita a “Sono così indie”, uno dei pezzi che hanno fatto la storia della vostra band. Secondo voi come si fa ad essere così indie nel 2018? Una volta, come dite, c’erano le camicie a quadrettoni: e ora?
Lodo: No, basta, ora non c’è più un cazzo di indie.
Albi: Ora ci regalano un sacco di vestiti e ci vestiamo solo con cose regalate (ride).
Lodo: Una volta c’erano dei localini che si rifacevano all’indie inglese e americano, che funzionavano perché la gente li riempiva, andando anche a sentire gruppi sconosciuti a tutti. Ora i gruppi che non conosce nessuno, appunto nessuno li va a sentire, e tutti vanno a sentire band pop, anche se fanno rock’n’roll… intendo pop nel senso che sono band popolari. Quindi, l’indie in Italia non è mai esistito. Quello era un pezzo che celebrava il funerale di una cosa morta nel 2008, e celebrava il ritardo nel 2012. Oggi è una parola che va molto di moda ma non significa un cazzo.
Albi: Nel 2018 abbiamo celebrato l’immersione di quel mondo, che già ormai non esisteva più, in una grande soluzione liquida di musica e cazzate…
Lodo: …nella quale noi rappresentiamo, evidentemente, le cazzate.
di Giorgia Salerno
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