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Interviste

Intervista a SPZ

Ci sono album che per un artista rappresentano un punto di svolta, un punto cardine a partire dal quale la carriera comincia a prendere una sua forma ed una direzione precisa e sensata. Pensiamo che GO! significhi questo per SPZ: l’artista firmato Undamento ci ha sempre abituati a pezzi originali e di carattere, ma con questo disco ha abbandonato qualsiasi restrizione ed insicurezza per lasciare libero spazio alla sua anima elettronica e psichedelica, sviluppando uno storytelling sul percorso di ricerca di questa nuova libertà. 

La qualità del lavoro c’è ed è evidente, tanto che pensiamo possa esprimere il suo massimo potenziale ascoltato live (ai quali non vediamo l’ora di andare). Dopo aver accompagnato in apertura Frah Quintale nel suo tour primaverile, Andrea sembra aver raggiunto una consapevolezza di sé stesso e del suo percorso che non si può far altro che apprezzare. 

Nella nostra chiacchierata ci svela di più sul percorso che ha portato alla nascita di GO!, un consiglio per l’ascolto del disco ed alcuni artisti che accoglierebbe più che volentieri in studio.

Ciao Andrea! Sono passati pochissimi giorni dall’uscita di GO!, mettere fuori un album dopo tanto lavoro fa sentire ogni artista diversamente. Quali sono le tue sensazioni in questo istante?
“Sono contento di questo album, lo sento molto mio e ne vado fiero: è frutto di un lavoro lungo un anno, il 2021, durante il quale ho scritto i dieci pezzi che compongono GO!. È stato un anno difficile visto che stavamo ancora facendo i conti con la pandemia e credo che fare musica mi abbia salvato dalla noia e dall’incertezza di quel periodo. In questo momento vorrei tantissimo suonarlo il più possibile in giro e spero che ci verrà data quest’opportunità.”

Le chitarre distorte, i synth, sono sempre stati presenti nei tuoi pezzi, ma stavolta sono quasi i protagonisti principali. Dalla prima traccia e dai testi è chiaro come questo progetto sia un inno alla tua libertà artistica. Ti è capitato in passato di sentirti creativamente limitato? Se sì, cos’è cambiato adesso?
“La più grande differenza tra GO! e NOI/GLI ALTRI risiede proprio in questo: la libertà con cui ho lavorato a questo disco. Sia sugli arrangiamenti che sul tipo di canzoni che sui testi, Undamento mi ha sempre spinto ad essere artisticamente me stesso. Nel nuovo album ho voluto dare una forma più definita al mio sound rispetto a NOI/GLI ALTRI che può essere visto come un grande EP, una raccolta di canzoni con vestiti molto diversi tra loro; inoltre essendo stato il mio primo lavoro, ero anche piuttosto insicuro. 

Altra grande differenza è che per GO! avevo un’idea ben precisa prima di iniziare a scrivere, sia musicale che di significato: il disco infatti racconta una storia, un viaggio, sia con i testi che con la musica. Una storia sulla ricerca di sé stessi, ovviamente ispirata alla mia vita. Se dovessi definire GO! direi che è un disco sincero.

Infine, è stato interamente prodotto da me e da Lorenzo Anzuini, un ragazzo che conosco e con il quale suono da ormai 13 anni. Anche la sua presenza ha contribuito a far sì che mi sentissi più libero e facilitato ad esprimere il suono che avevo in testa.

Tu sei il classico esempio di artista difficile da collocare in un genere specifico. Hai la possibilità di crearne uno nuovo, in cui la tua musica si inserisce perfettamente: come lo chiameresti? “Non c’è una vera cosa che desidero” dici in Strisce Pedonali, ma noi non ci crediamo. Svelaci il tuo desiderio, piccolo o grande che sia, promettiamo di “mantenere il segreto”!
“Non ho una definizione per la mia musica, mi piace e mi è sempre piaciuto spaziare tra vari generi. Così come l’hip hop ha sempre creato la sua musica a mo’ di puzzle, campionando i dischi e prendendo elementi da generi molto diversi tra loro, io ho cercato di portare questo modo di pensare e lavorare nella mia musica. Questo perchè penso che etichette e differenziazioni dure tra generi nel 2022 perdano un po’ di significato. Per me un artista deve sentirsi libero di fare quello che vuole: questo non significa per forza essere poco incisivi e originali, piuttosto avere coraggio di proporre musica eterogenea. 

Per quanto riguarda i desideri, sono talmente tanti che non so bene neanche se siano veri, per questo dico che non c’è una vera cosa che desidero, però ovviamente vorrei che questo disco mi permettesse di fare un salto di qualità all’interno del panorama musicale italiano.”

Raccontaci un artista, cantante o produttore, che stimi e con cui vorresti collaborare.
“Ce ne sono tanti, fortunatamente in Italia negli ultimi anni la qualità della musica si è alzata molto a mio parere. Mi piacerebbe collaborare con artisti molto diversi da me, entrare in luoghi musicali nuovi e differenti rispetto al mio, per cui ti direi che mi piacerebbe andare in studio con qualche rapper: uno che mi piace molto e che secondo me farà grandi cose è Irbis 37, sempre firmato Undamento, con il quale mi piacerebbe fare qualche sessione in studio. 

Per quanto riguarda musica più vicina al mio genere, apprezzo molto le produzioni di Carlo Corbellini (Post Nebbia) e Colombre, anche con loro sarebbe bello andare un po’ in studio insieme.”

Il primo pensiero che abbiamo avuto quando abbiamo sentito GO! è stato: è un disco che va sentito live. Progetti a riguardo? 
“Sono entrato da poco nel booking di La Tempesta concerti, e qualche data sta già uscendo fuori. 

Come dite anche voi, questo è un lavoro pensato per essere spinto live perchè è la sua dimensione più naturale. Abbiamo ampliato anche il gruppo, ora suoneremo in quattro, proprio perché vogliamo puntare tutto sui live. I nuovi musicisti sono bravissimi e quello che sta uscendo alle prove è una bomba. Vorrei fare tantissime date, magari in piccoli locali che però si riempiono, quella dimensione di live underground a contatto con le persone mi piace tantissimo, regala veramente esperienze bellissime e significative. 

Se posso aggiungere un’altra cosa sull’ascolto di GO! io consiglio di sentirlo in cuffia, magari mentre si è sulla metro o su un treno, perchè la sua estetica è ispirata tanto alle città e ai loro ritmi e flussi di gente.”

Qual è stato il momento più soddisfacente a livello artistico che hai vissuto fino ad oggi (piccolo o grande che sia)?
“Questo disco rappresenta un bel traguardo per me, è il mio album vero e proprio, con un concept che lo guida e ne sono contento. 

Questa primavera abbiamo aperto un paio di concerti a Frah Quintale e vedere tutto l’Alcatraz alzare le mani durante il nostro live è stata una bella emozione. Anche a Napoli è stato incredibile, c’erano quasi 6000 persone. 

Poi tante altre piccole soddisfazioni, altrettanto significative vengono dal supporto e dai feedback positivi che ho ricevuto da persone che lavorano nel mondo della musica da tanti anni ad alti livelli.”

di Ilaria Guidobaldi

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