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Interviste

Intervista ai SOVIET SOVIET

Intervista di Leonardo Facchin

Come siete entrati in contatto con l’etichetta Felte?
Diciamo che è stato un interessamento della stessa etichetta sotto la mediazione del nostro manager Fabio Nirta. La “Felte” ci conosceva già da tempo ed apprezzava i nostri lavori passati. Non era al corrente che stessimo cercando una nuova etichetta con la quale collaborare per il nostro primo album. Da cosa nasce cosa e dopo uno scambio di mail e di conferenze su skype, tramite Fabio, abbiamo iniziato questo rapporto lavorativo.

“Fate” arriva dritto all’orecchio dell’ascoltatore grazie ai rari momenti di respiro ed alle intricate trame melodiche di chitarra e basso. Come nascono di solito i vostri brani? Sono frutto di jam session o c’è un nucleo centrale dal quale sviluppate le parti dei vari strumenti?
I nostri brani nascono in modo molto naturale e istintivo.
Di solito Andrea arriva in sala prove con un giro di basso che gli piace e iniziamo a suonarci sopra. Alessandro prova qualche riff di chitarra e io, a mia volta, con la batteria, li seguo… e vediamo cosa ne esce.
Ognuno dice la sua, dà consigli e pareri… si continua a provare fino a quando non si riesce a estrapolare qualcosa di convincente che ci piace.

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“Fate”, fato, destino: a cosa stavate pensando quando avete deciso di dare questo nome all’album? L’avevate già definito prima delle registrazioni?
“Fate”, il titolo, non era stato pensato prima della registrazione dell’album. E’ nato nel periodo in cui Fabio è venuto a Pesaro a seguire il lavoro. Parlando e confrontandoci, lui ha proposto questa parola..
Ci ha subito trovato tutti d’accordo.

In generale, rispetto ai vostri Ep precedenti, si sente maggiormente l’apertura ad una pasta sonora meno cupa. Ci sono degli ascolti che hanno influenzato questo cambiamento?
Penso sia il cambiamento dovuto all’evoluzione del gruppo. E’ il risultato di centinaia di live in giro per il mondo e alle numerose esperienze vissute. Sicuramente è influenzato anche dai nostri ascolti ma non sono determinanti.

sovietsoviet-lastnite

Il sound dei Soviet Soviet rimanda senza dubbio al filone new-wave/post-punk, tornato alla ribalta negli ultimi anni anche grazie all’attenzione sempre crescente verso band come voi, Be Forest e Brothers In Law. Vi sentite in qualche modo parte di una “scena”?
Penso che sentirsi parte di una “scena” sia sempre un concetto molto difficile da definire. Certo, conosciamo e siamo direttamente amici dei gruppi da te citati e ne apprezziamo caratteristiche e brani. Facciamo fatica però a catalogare la nostra musica. Sicuramente ci sentiamo parte di una “scena” italiana che cerca di fare il proprio percorso musicale sia nel paese di origine sia fuori dai confini.

I vostri live sono sempre carichi e spinti: vi trovate più a vostro agio in piccoli locali a stretto contatto con il pubblico dove potete testare la reazione degli spettatori?
Noi ci troviamo a nostro agio quando il pubblico “risponde”.
Quando vedi che la tua musica lo colpisce, gli arriva e non lo lascia indifferente. Questo a prescindere dal tipo di locale.
La differenza la fanno le persone. Ci sentiremmo a nostro agio anche in un locale immenso con 10 spettatori felici che ballano e apprezzano.

Il primo e l’ultimo disco comprato.
Il primo fu “la Cura” di Franco Battiato, l’ultimo “Boards of Canada”.

Vi ricordiamo il concerto dei Soviet Soviet al Vinile di Rosà (Vicenza) il prossimo 11 Gennaio per la serata Last Nite Party. A questo link trovate l’evento facebook.

soviet soviet

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