Ciao ragazzi, Hey Brother è il vostro nuovo singolo, ci raccontate di cosa parla?
Ciao ragazzi e grazie mille! Hey Brother è un testo sicuramente autobiografico, l’ultimo anno per noi è stato davvero duro e ci ha fatti sentire soli, spaesati e parte di una realtà che spesso non sembra appartenerci. Questo brano è nato con un desiderio di rivalsa e di unione nella sofferenza: se ci rendiamo conto che intorno a noi è pieno di persone che si sentono “sconfitte”esattamente come noi, insieme possiamo davvero superare i nostri problemi personali e creare qualcosa di unico e irripetibile. Questo significa per noi essere una fratellanza!
Come avete conosciuto Stefan De Vrij? Siete andati subito d’accordo?
Siamo sempre stati grandi tifosi calcistici ma mai ci saremmo aspettati di vivere un’esperienza così incredibile.
Stefan ci è stato presentato da un amico in comune e abbiamo sentito subito una connessione particolare, sia musicale sia personale. Per noi è un vero brother. Ci ha stupito la sua conoscenza musicale e soprattutto la sua umiltà, così senza pensarci due volte gliel’abbiamo proposto: “scriviamo un brano assieme?”
Lui ha accettato subito e dopo pochi giorni di studio Hey Brother era già praticamente terminata.
Hey brother: 3 motivi per ascoltarlo fino a saperlo a memoria?
Innanzitutto perché è molto semplice, dopo pochi ascolti siamo sicuri che vi entrerà in testa. In secondo luogo perchè il ritornello è potenzialmente un ottimo coro da stadio. Infine perchè è una canzone che rispecchia questo ultimo periodo di pandemia, in cui ognuno si ritrova solo con le sue paure, ma quando tutto questo sarà finito sarà ancora più bello stare insieme (e possibilmente nello stesso luogo, ad un nostro concerto, a cantarla in compagnia).

Avete in serbo un video per questo singolo? cosa dobbiamo aspettarci?
Assolutamente sì! Ci siamo lanciati in un progetto molto ambizioso, fino ad ora il nostro video più complesso da realizzare. Non vediamo l’ora di mostrarvi dove abbiamo messo Stefan a suonare il suo pianoforte!
Cosa avete in programma per i prossimi mesi?
Sicuramente tanta musica nuova e con molta frequenza, questo ultimo periodo ci ha permesso di lavorare tantissimo a nuovo materiale, cambiare il nostro sound e scoprire un altro lato di noi stessi. Inoltre se le cose andranno come sperato, avremo l’occasione di suonarle sin da subito live, che è la cosa che ci manca di più in assoluto.
Quanto ha inciso sulla vostra musica questo anno di pandemia?
Come per molti altri artisti, questo è stato un periodo davvero destabilizzante che ha necessariamente portato un cambio radicale nel vivere la nostra quotidianità come band. Questo però lo abbiamo visto come un’opportunità per trasformarci e diventare molto più fraterni nel modo di scrivere musica e lavorare insieme, e soprattutto ci ha dato il tempo di pensare a progetti singolari proprio come quello di Hey Brother con Stefan De Vrij, che non sarebbe mai accaduto altrimenti.
Quanta voglia avete di suonare live? Quale è il vostro palco dei sogni?
Non stiamo davvero più nella pelle. Ci sentiamo vivi solo quando siamo su un palco, abbiamo bisogno di sentire quell’adrenalina che niente altro al mondo può sostituire. Che sia in un bar davanti a 3 persone o in uno stadio gremito, per noi non cambia davvero nulla, l’importante è la connessione che si riesce a creare con chi è sotto al palco, in modo da fargli vivere un’esperienza unica.
Per fortuna già tra un mese avremo modo di esibirci in un grande evento a Milano, di cui non possiamo ancora svelare molto. Da lì in poi speriamo di continuare il più possibile a calcare palchi, virus permettendo. Il nostro sogno sarebbe quello di viaggiare in un lungo tour negli Stati Uniti, stiamo facendo di tutto perché questo accada quanto prima.
Per finire, una domanda semplice: Cosa ne pensate del rock italiano di oggi?
Non potremmo che essere contenti del fatto che il Rock stia finalmente ritornando nelle classifiche di tutto il mondo. Il Rock italiano meriterebbe sicuramente più attenzione che spesso non gli viene concessa (a parte l’eccezione Måneskin), ma allo stesso tempo è compito di noi bands cercare di rinnovare questo genere apportando cambiamenti su tanti fronti e osando di più, esattamente come è successo nel mondo Hip Hop, altrimenti si rischia solo di creare brutte copie di ciò che furono i grandi artisti degli anni ‘70.
