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Interviste

“Non Tutto è Successo”: intervista a ROMEO

Ph3_ Luca Putaggio

Non Tutto è Successo” è il primo EP di Romeo, scritto tra il 2023 e il 2024 durante un periodo di grandi contrasti emotivi. Immerso nella sua amata Sicilia, Romeo trova la linfa vitale per trasformare la fine di un progetto in una rinascita personale e artistica.

Sei tracce urban pop dedicate all’amore – notturno, tossico, immaginato, concreto -, caratterizzate da testi pieni di significato e produzioni fresche, che narrano un percorso intenso di maturazione e resilienza.

1. “Non Tutto è Successo” è un viaggio attraverso diversi tipi di amore. In che modo amare definisce chi siamo e definisce te, come artista?

L’amore permea tutta la mia storia e lo racconto perché a volte, nella vita, mi è mancato. Con questo EP ho provato a mettere per iscritto come per me questo abbia avuto un ruolo fondamentale, come mi abbia permesso di stare bene, anche con me stesso. Diciamolo: l’amore più importante è e rimane quello per sè stessi, senza il quale non possiamo amare nessuno.

2. Racconti nelle tue canzoni molti aspetti scuri, come la bipolarità delle relazioni tossiche. Per scrivere attingi sempre da esperienze che hai vissuto in prima persona?

Si, assolutamente! Ho avuto relazioni con up & down assurdi, che mi hanno fatto vedere il lato buio dell’amare. Per uscirne ho sempre avuto bisogno di scrivere, sia i lati positivi che quelli negativi…

3. Il titolo del tuo EP gioca con il concetto di “successo”. Come interpreti personalmente questo concetto, non dico nella carriera, ma proprio nella quotidianità delle azioni?

Io penso che il successo sia superare i propri limiti e vedersi diversi nonostante quello che ti succede intorno. Ho vissuto anni con la smania del risultato fino a capire che in realtà il “successo” che cercavo il mio, quello personale: riuscire di giorno in giorno ad essere migliore, per me e per chi mi sto intorno.

4. In che modo il “successo” si lega all’amore?

Lo voglio spiegare con un’immagine: vi è mai capitato di vivere una storia che non ci si aspettava potesse essere così bella e intensa? Non è altro che questo.

5. Cosa vorresti provasse chi decide di attraversare tutto l’EP, ossia di non prendere una canzone alla volta ma, come si faceva un tempo, fare un ascolto completo?

Si, per forza! Ho studiato per mesi la scaletta della tracklist proprio per tradurre un percorso e dare delle coordinate precise del mio mondo.

6. Come definiresti la tua visione musicale e in che modo sei riuscita a tradurla in questo lavoro discografico?

Ho sempre scritto perché mi piace raccontare quello che vivo e come mi piacerebbe affrontare certe cose. Se dovessi trovare una parola per la mia visione sarebbe “personale”, perché non ho mai scritto una canzone con il pensiero di “farla semplicemente funzionare”.

7. La copertina dell’EP, curata da Emanuele D’Amico, rappresenta le radici che emergono dalla terra. È qualcosa di simbolico, ovviamente, come spieghi anche tu. Se dovessi paragonare il tuo percorso allo stadio di crescita di una pianta, quale sarebbe e perché?

Beh, arrivato a questo punto del mio percorso artistico, dopo diverse esperienze penso di essere nella fase “vegetativa”, dove iniziano a spuntare i primi fiori e inizio ad avere la percezione che sto crescendo, sia musicalmente che umanamente.

8. Come pensi di collocarti nel mondo musicale di oggi o come vorresti essere percepito?

Collocarmi è difficile perché a volte non so neanche io che genere mi rappresenti al 100%. Ormai il panorama musicale è così vario che non ci sono più generi veri e propri. A me piacciono il rap e le melodie forti, i ritornelli da cantare a squarciagola. Se devo proprio scegliere, mi sento urban pop con influenze hip hop.

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