La notizia è questa: i Fast Animals and Slow Kids partiranno il 29 marzo da Perugia con il loro primo tour nei teatri accompagnati da una piccola orchestra da camera. Sul palco con la batteria di Alessio, il basso di Jacopo, le chitarre di Alessandro e la voce di Aimone, vedremo un direttore d’orchestra, Carmelo Patti, e altri 6 musicisti: Francesco Chimenti al violoncello, Franco Pratesi al violino, Daniel Boeke ai legni, Ivan Elefante alle trombe e al flicorno, Matteo Del Soldà alla viola e Francesco Pellegrini al fagotto.
Il percorso musicale dei FASK è cambiato negli anni, si è evoluto e modificato parallelamente ai percorsi di vita dei componenti della band e questo è evidente nei testi, nella musica e nei diversi progetti che li hanno visti protagonisti. Questi quattro ragazzi di Perugia sono davvero cresciuti e anche noi siamo cresciuti ed un po’ cambiati ascoltandoli.
Nel 2011, quando è uscito Cavalli, ero ancora piccola per capire bene quello che Aimone mi urlava nelle orecchie e anche Hybris l’ho recuperato appieno solo durante i venti anni, ascoltandolo con Alaska e Forse non è la felicità: dentro questi album ho trovato tutta la rabbia e le parole di un’angoscia che non sapevo riconoscere, che pensavo fosse solo mia e invece da lì ho capito essere generazionale. La potenza della batteria e l’aggressività delle chitarre elettriche di questi dischi ci hanno messo di fronte alla paura del vuoto e del tempo che tutti a quell’età abbiamo provato. Questa è decisamente la parte del repertorio che sono più curiosa di ascoltare live con l’orchestra. Animali Notturni e È già domani si lasciano alle spalle una parte di quella rabbia e ci presentano altre questioni da affrontare e nuove modalità con cui affrontarle. Nuovi suoni, nuovi strumenti, nuovi approcci, featuring.
Non mi dilungherò oltre perché ho fatto una chiacchierata con loro e mi hanno detto tante cose su questo tour (e non solo). Sarà una bella avventura ripercorrere i quindici anni di musica energica e parole potenti dei FASK in una modalità che onestamente non ci aspettavamo, ma che sicuramente ci sorprenderà.
Ciao ragazzi! Come state e quanto siete emozionati per quello che vi aspetta?
Ciao! Proprio adesso siamo immersi nei giorni frenetici delle prove. Per ora abbiamo provato in modo virtuale, ma in questi giorni entriamo in studio con l’orchestra e sarà un’emozione provare con tutti i musicisti. Per noi è la prima volta e lo sogniamo da anni. Siamo molto contenti!
A proposito di orchestra… dopo 15 anni di stage diving e arrampicate, il 29 marzo da Perugia parte il vostro primo tour nei teatri. Immaginarlo non è semplice perché il vostro rock è lontano da quello di altre band internazionali che ci hanno già provato, una fra tutte i The National. Quanto è stato faticoso trasformare quello che avevate immaginato in quello che poi vedremo live?
I The National sono per noi una band molto importante che fa parte dei nostri ascolti e riferimenti. In realtà non ci sentiamo molto lontani dal loro mondo e dal loro tipo di rock da un punto di vista musicale. Per esempio, ci sono pezzi della discografia più o meno recente dei FASK che abbiamo scritto e pensato anche immaginandoci quel mondo sonoro ed ascoltando, tra gli altri, anche i dischi dei The National. Ovviamente la percezione è soggettiva e noi li percepiamo in un modo, magari all’esterno possono essere percepiti in un altro. L’idea musicale che c’è dietro non è così lontana, anzi, con questo arrangiamento orchestrale forse ci si avvicina ancora di più. Da un punto di vista di attitudine live – stage diving, approccio ai live molto energico, con un grande scambio con il pubblico – capiamo possa essere difficile a volte immaginarsi un collegamento tra quel mondo live e quello del teatro e delle orchestre, ma per noi è stato tutto piuttosto fisiologico: forse aiutati dal periodo in cui abbiamo avuto il tour acustico, un paio di estati fa, in cui abbiamo cominciato a capire che le nostre canzoni potevano vivere anche di altre vite musicali, che c’era un panorama sonoro grandissimo da ampliare e lì abbiamo fatto il primo passo. Poi lavorando con Carmelo Patti, che ha curato gli arrangiamenti orchestrali, il tutto è stato molto più facile di quello che si possa pensare, è stato un lavoro sinergico. Abbiamo subito lavorato a riarrangiare i pezzi e ci teniamo a dire che non sarà un tour prettamente acustico, non è la versione del tour acustico con in più l’orchestra. Anzi, il repertorio è stato riarrangiato ad hoc, sarà una versione ibrida sicuramente con un’anima acustica, ma che avrà al suo interno parti più energiche, chitarre elettriche, synth, ci sarà davvero di tutto arrangiato per l’occasione. Siamo molto contenti di quello che sta risultando. Fino ad ora è tutto molto bello e “difficile” è una parola che per ora non fa parte del vocabolario di questo tour.
Dicevate che a breve avrete le prove con gli altri musicisti e che per ora avete provato in modo virtuale: che cosa vuol dire e com’è andata questa parte?
Esatto, le prove fino ad ora sono state solo tra noi: abbiamo chiuso gli arrangiamenti orchestrali con Carmelo Patti, abbiamo una versione virtuale suonata con dei virtual instrument attraverso un computer. Quindi ora quando suoniamo in sala prove tra noi FASK sentiamo semplicemente quello che stiamo suonando con sopra l’arrangiamento orchestrale virtuale e già siamo super contenti. Ma il vero impatto sarà quello con i musicisti in carne ed ossa che già conosciamo quindi ci sentiremo sicuramente “a casa”. Dal punto di vista umano non sarà qualcosa di nuovo al 100%, ma dal punto di vista musicale assolutamente sì. Non vediamo l’ora di confrontarci con altri musicisti perché è la prima volta che allarghiamo così tanto l’organico di musicisti di un concerto dei FASK. Siamo carichissimi, inizieremo in questi giorni le prove con l’orchestra e magari ci possiamo riaggiornare. Finora il lavoro è stato super stimolante.
Cosa dobbiamo aspettarci da questi spettacoli?
Sarà un concerto inedito, arrangiato per l’occasione. Porterà al suo interno diverse anime, di sicuro quella dell’acustico, ma non solo. Ci saranno momenti energici, ci saranno molte chitarre elettriche, ci sarà gran parte dell’anima dei live classici dei FASK a cui siamo abituati. Ci sarà anche molto altro, nuovi scenari che sono emersi arrangiando con l’orchestra da camera che sarà con noi. Sarà un concerto diviso in quattro atti. Non vogliamo spoilerare secondo quale logica, ma abbiamo diviso il concerto in quattro parti e anche dal punto di vista scenografico stiamo facendo un gran lavoro con chi ci affianca per dare anche un impatto visivo nuovo a questo tour. Non sarà semplicemente un concerto dei FASK spostato dentro un teatro. Dal lato visivo stiamo cercando di creare qualcosa di nuovo e siamo molto carichi anche da quel punto di vista.
Relativamente al lato visivo, il progetto fotografico di Francesco Rampi, che stiamo scoprendo dai vostri social, fa risaltare il contrasto tra anima rock dei Fask e l’anima composta dei teatri che solitamente ospitano le orchestre, ma crea anche un singolare effetto di inaspettata armonia, grazie a colori e struttura delle foto. Sono perfette per il tour perché riescono a darci un’idea del ‘rock da camera’ che ascolteremo e non è per niente facile farlo con delle immagini. Perciò, prima di tutto complimenti, e poi mi piacerebbe sapere qualcosa in più riguardo questa parte del lavoro.
Siamo contenti che le foto ti siano piaciute e che siano arrivate nel modo in cui anche noi ce le immaginavamo. Ringraziamo quindi ancora Francesco Rampi per il super lavoro che ha fatto anche in collaborazione con Armida Kim che ha curato lo styling. Era proprio l’immagine che volevamo dare, un piccolo spoiler fotografico del mondo visivo che immaginavamo per questo tour. Abbiamo scattato a Panicale in un piccolo borgo umbro vicino casa nostra a cui teniamo particolarmente. In questo paese c’è un piccolo teatro bellissimo, una sorta di bomboniera in cui abbiamo scattato per un giorno intero e siamo riusciti a tirar fuori quello che avevamo in testa. Ancora una volta dobbiamo ringraziare l’Umbria che ci regala sempre un sacco di spunti creativi interessanti.
Ci sono artisti, artiste, band o altre figure che vi hanno particolarmente influenzato in questo periodo?
Quello che ci ha influenzato e quello che ha fatto partire la scintilla per intraprendere questo percorso che sta per avere il suo culmine nel tour teatrale con la collaborazione con l’orchestra forse è stato l’ascolto di alcuni grandi i classici, i Beatles per esempio. Per tutti noi sentire dei dischi di un quartetto in formazione classica che esce completamente dal seminato e amplia i propri orizzonti sonori, sentire un’orchestra intera suonare su un pezzo pop e rock è stato illuminante. Vederli mettersi alla prova, disco dopo disco, cambiare costantemente, trovare sempre una nuova sfida, farsi influenzare da tutto, dai viaggi e dalle esperienze, qualcosa che ha segnato anche il nostro percorso.
Anche altri classici, come Bruce Springsteen e la E Street Band, lui aveva davanti una serie di musicisti incredibili che gli garantivano una spazialità musicale assoluta e tutto ciò non ha fatto altro che incrementare la voglia di sentire un assolo di sax dentro un nostro pezzo, un tappeto di archi sotto un ritornello. Per questo arrivare ad avere un’orchestra in un nostro live è un punto di arrivo incredibile per noi.
Parlavate anche di viaggi…
I viaggi, soprattutto da un punto di vista testuale, da sempre influenzano la nostra scrittura. Negli ultimi anni, con Aimone che scrive i testi, ci organizziamo in modo tale che quando lui parte per un viaggio abbia un Soundcloud con tutti i pezzi perché il viaggio è proprio il momento in cui hai più tempo per te, hai più tempo libero per fare i conti con te stesso ed è lì che nascono un sacco di testi ed ispirazioni. È così da sempre per noi. Anche musicalmente, può sembrare banale, ma la musica è lo specchio di quello che viviamo.
Ultimamente stiamo organizzando delle sessioni di scrittura, lo abbiamo fatto anche per questo tour teatrale e anche proprio per gli arrangiamenti. Lo facciamo sempre in posti per noi molto cari. Ad esempio, per questo ultimo tour siamo stati al Macchione, una casa-studio che rendiamo studio di registrazione portando ogni volta delle cose, è lì che abbiamo registrato Hybris, Alaska e Forse non è la felicità e per noi è un luogo del cuore. Ogni volta che ci torniamo siamo sempre ispirati perché c’è una magia incredibile, una casa davanti al lago di Montepulciano che ha un non so che in grado di far nascere ogni volta una magia diversa.
Durante questi anni, il vostro percorso musicale ha rispecchiato i vostri percorsi di vita nella musica, nei testi, nei video, nei progetti. Questo tour per voi sarà un punto di partenza, un punto di arrivo o un ulteriore approccio alla musica col quale non avevate ancora lavorato?
Sicuramente questo tour con l’orchestra rappresenta un altro punto di un percorso in divenire che non si è mai fermato. Se c’è una cosa che ci è sempre piaciuta nella musica è metterci costantemente in gioco, dopo un po’ sentiamo di doverci spingere un po’ più in là e lo facciamo sempre senza timore perché la cosa che ci tiene più vivi in musica è sporgerci sul ciglio del burrone, sentire la terra che trema sotto i piedi, trovare qualcosa di sfidante e nuovo che non ci faccia sentire sicuri ma che ci tenga vivi. Quindi questo è un altro punto grandioso in questo percorso e siamo certi che ce ne saranno altri. Ora ce lo godiamo tutto perché c’è tantissimo da scoprire e ancora manca tanto, siamo solo a metà del percorso quindi ce lo godiamo fino in fondo.
Direttore d’orchestra, teatri, orchestra da camera, 15 anni di live insieme: dopo questo tour potrebbe essere più facile immaginarvi al festival di Sanremo…
La nota curiosa a margine è che abbiamo portato avanti gli arrangiamenti orchestrali con Carmelo Patti proprio nel periodo in cui lui stava partecipando a Sanremo, dove ha avuto diversi ruoli. Quindi immaginiamo fosse super impegnato e immaginiamo anche la mole di stress che ha dovuto sopportare. Nonostante questo, nel frattempo noi eravamo lì con gli arrangiamenti delle parti orchestrali del tour che premevano, e lui ha lavorato per noi proprio durante il festival. Eravamo increduli perché non pensavamo che potesse portare avanti tutto in quel periodo, invece ha spaccato: ci scriveva quotidianamente, ci mandava partiture e arrangiamenti. Abbiamo temuto di essere stati il suo peggior incubo! Anche in quella situazione ha fatto un lavorone, probabilmente gli abbiamo reso la vita più difficile… in qualche modo c’è un po’ di Sanremo in questo tour nei teatri.
Pensiamo che a quasi tutti quelli che fanno musica in Italia nel 2023 non possa non piacere suonare su quel palco semplicemente perché quello è “il palco” dove suonare in Italia. Il Festival di Sanremo è cambiato, ha ampliato il proprio sguardo e rappresenta molto di più il panorama musicale italiano. Abbiamo visto molti amici calcare quel palco, è ovvio che ci piacerebbe suonarci. Naturalmente, tutto questo riguarda la musica. Siamo una band con un percorso ormai consolidato, con anni di live alle spalle; quindi, la cosa fondamentale per arrivare su quel palco è un pezzo coerente, che ci rappresenti e che sappia rappresentare tutto questo percorso a milioni di persone. Non è per niente facile, ma se dovesse arrivare noi assolutamente saremmo super curiosi di confrontarci con quella dimensione. Intanto ci stiamo portando avanti con l’orchestra che era una delle cose che più ci incuriosiva del Festival, il potersi confrontare con l’orchestra che non è niente male. Poi si vedrà.
Intervista di Marika Falcone