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Interviste

Urge un Socialismo Tascabile (elettro)sentimentale. Intervista a MAX COLLINI sul ritorno degli OFFLAGA DISCO PAX

Lunga (attenzione) intervista al frontman della band italiana che ha provato a cantare di grandi pensieri in epoche di miserabile disgregazione. E se anche oggi si continua a perdere pezzi (validissimi) l’insegnamento rimane. E’ tutto un po’ una grande canzone sulla fine di una storia d’amore.

Offlaga Disco Pax
fotografia di Valeria Cornia

Articolo di Marzia Picciano

La mia reale conoscenza degli Offlaga Disco Pax, band o meglio pezzo storico della storia musicale italiana, quella basata sul contenuto e l’analisi verbale e verbosa della sconfitta dell’anima che da ormai millenni ci caratterizza, insomma di loro, il trio originariamente composto da Max Collini, Daniele Carretti e Enrico Fontanelli (quest’ultimo scomparso nel 2014, anno ed evento di scioglimento della band) risale, mano sul cuore e grande infamia, a pochi anni fa.

Precisamente a un viaggio, un venerdi pomeriggio-sera di luglio in macchina da Milano a Perugia, con un esaltatissimo appassionato degli Offlaga. Che non ha mancato di sciorinarmi, uno dopo l’altro, Socialismo Tascabile, Bachelite (per intero) e persino qualche pezzo di Gioco di Società, ma non tutti, perche tra un pezzo, una spiegazione dello stesso e una litigata sulle nostre non proprio convergenti visioni sul salario minimo, una strada sbagliata all’uscita del Trasimeno insomma s’era fatta una certa e avevamo finito le cinque-sei ore di guida. Ma grazie a quella giornata ero praticamente formata sulla band.

Oggi il mio amico non c’é più e nemmeno le sue spiegazioni e chissà cosa avrebbe detto di questa reunion a vent’anni di Socialismo Tascabile – sarebbe stato sottopalco, ne sono sicura, da inguaribile idealista e innamorato dei grandi pensieri qual era. Quando al telefono racconto al Max Collini questo aneddoto (dopo che lui si era convinto di dover fare un’intervista con un uomo) penso però abbia capito il mio punto, infatti mi dice che il mio amico ora “spero stia giocando a briscola con Enrico”.

Gli Offlaga Disco Pax tornano sul palco a giorni (prima data il 7 marzo a Livorno) un pó con lo stesso desiderio che ho avuto io nel poter intervistare Collini. Per ricordare, ritrovarsi, risentire quel viaggio in macchina fatto ascoltando e parlando. E scoprire che si é ancora uguali a sé stessi, anche se cambiati dal tempo, e con qualcosa o qualcuno in meno.

Questo é decisamente vero perché Max Collini, in telefonica dal suo ufficio di agente immobiliare di Reggio Emilia (la doppia vita delle star, quanta bellezza), mi da’ esattamente quella sensazione: di qualcuno o qualcosa rimasto fedele a sé stesso.

Un po’ l’abbiamo capito anche con la sua attività artistica dopo il 2014 – che poi anche questa affermazione é un po’ una cavolata, questo esercizio di contaminazione di generi e proposte su un piatto di prosa é quello che Collini ha sempre fatto, prima e dopo gli Offlaga. Ma, al netto delle molteplici interviste, delle diecimila domande identiche fatte, delle curiosità sul chitarrista e musicista Mattia Ferrarini che prenderà il pesantissimo ruolo di Enrico (la cosa assolutamente non mi mette in difficoltà, no no), Collini é preparato come all’esame di seconda elementare del 1975, diciamo, pronto a rispondere con la precisione di un professore a domande poste diversamente, ma tutte vertenti sullo stesso punto.

Offlaga Disco Pax 2025 - Valeria Cornia
Offlaga Disco Pax 2025, fotografia di Valeria Cornia

La domanda (patetica?) é sempre quella: Max, ma il socialismo é vivo o é morto? Noi ci arriviamo per domande e concetti laterali, che poi é quello che fa Socialismo Tascabile – Prove Tecniche Di Trasmissione, traccia dopo traccia, raccontando storie e situazioni diverse e proporci, nell’intimo, una versione di socialismo. Tascabile.

Ma quando venti anni fa questo disco veniva al mondo, qual era il punto? Cosa si voleva dire?

L’idea di associare una parola così gigante, gigantesca, importante, legata a tutta la storia del 900, cioè il concetto di socialismo, che è stato un concetto fondamentale in quel secolo, come per alcuni aspetti anche in questo secolo e forse anche quello precedente, perché è una roba che ormai coinvolge l’Ottocento, il ‘900 e il nuovo millennio… appunto accostarci una parola che ne depotenzia completamente la sovrastruttura, come tascabile, era un’idea per presentare il nostro progetto, che conteneva moltitudini, sostanzialmente, perché conteneva: il mondo che ci circondava e che non esisteva più, il mondo in cui era caduto il muro di Berlino, ciò che ne rimaneva dentro i nostri cuori e dentro il nostro modo di vedere le cose, e di approcciare la società o analizzare la società, e invece qualcosa che a quel concetto così importante, non assoceresti normalmente un aspetto domestico, intimo, personale. Noi volevamo tenere insieme queste due cose.

Un ossimoro che lega (e spiega) quella che poi era diventata la realtà. “Il titolo Socialismo Tascabile serviva a questo: a far stare insieme l’universalità e la complessità del mondo che cambiava, con il nostro piccolo mondo antico Fogazzaro di Reggio Emilia degli Offlaga Disco Pax.”

Precisazione necessaria. “La definizione di Socialismo Tascabile però l’ho rubata a Roberto Bertoldiche non é solo un suo collega di militanza nel FGCI, ma anche un partner fondamentale nello sviluppo artistico di Collini e degli Offlaga, a cui devono metà del loro nome. “É anche l’autore è dell’unico pezzo che non ho scritto io, Cinnamon, tra l’altro inserita in questo disco, e che ha scritto con me anche un libro che è uscito l’anno scorso, ‘Storia dell’antifascismo senza retorica”. Su questo ci torneremo dopo. “Lui fu il fondatore un po’ situazionista di questo movimento per il socialismo tascabile, a cui ci siamo ispirati per prendere il titolo dell’album. In realtà il movimento per il socialismo tascabile non ha mai avuto una sua compiutezza sociale, ma era una grande intuizione che noi abbiamo ripreso anni dopo”.

Magari oggi servirebbe un pó di Socialismo Tascabile, vista la situazione.

Direi che servirebbe proprio il socialismo, in realtà!

Domanda banale in effetti. Tuttavia, al di là di quelle che sono le considerazioni assolutamente poco luminose che lo scenario globale offre, c’é un’urgenza di tornare umani, e molto di quello che ci identifica come umani é anche dentro il socialismo?

“Penso che possiamo immaginare il socialismo tascabile o il socialismo come antagonista a un elemento che sta annichilendo la società contemporanea, sia italiana che internazionale, il cinismo. Perché il cinismo ci ha resi completamente impermeabili a qualunque nefandezza. Lo vediamo con i nostri occhi: non abbiamo neanche più gli strumenti per interpretarla, la nefandezza, e siamo comunque pronti a tutto. Non sorprende più nulla. E in questa rassegnazione sociale, personale, universale, si generano mostri. Non penso di dover spiegarmi oltre”.

Offlaga Disco Pax 2005 - Giulia Mazza
Offlaga Disco Pax 2005 (fotografia di Giulia Mazza)

Vale la pena dire che queste parole venivano dette poche ore prima che le sussistenza e credibilità di ogni regola di diplomazia venissero tragicamente annientate in una Sala Ovale a caso, e poche ore prima che le relative immagini diventassero prodotto da meme per i prossimi anni.

Nonostante ció, ci sono dei bagliori di speranza. O meglio: in questo cinismo c’é tantissima gente, ventenni anzi, che studiano sui “racconti” (cosi Collini si riferisce ai testi) degli Offlaga. Le date della reunion, a parte quelle dei festival, sono praticamente tutte sold out (a parte, per ora, Molfetta).

Quando abbiamo annunciato questa reunion, e purtroppo non possiamo farla completamente insieme perché Enrico non è più tra noi da dieci anni…però quando abbiamo annunciato la reunion è stata accolta con un calore, con un affetto, che esprime l’idea che stavi dicendo tu, e cioè che il gruppo, nonostante si sia sciolto dieci anni fa è rimasto vivo con le sue canzoni, e non è una cosa scontata. E trovarsi dopo tanti anni dal suo scioglimento, con tutti i club, anche i club molto grandi, esauriti, raddoppiate le date, testimonia che sono anche un pubblico nuovo. Non c’è soltanto il nostro. Noi questi numeri non li avevamo nel 2008, nel 2009, oggi abbiamo dei numeri che sono molto superiori. Inaspettatamente”.

Quello che immaginava Max Collini di fare con Daniele Carretti era di tornare a suonare (dopo aver fatto piu di 400 live direi possibile), e nello specifico queste canzoni “che mi sono mancate, che sono mancate anche a Daniele. Probabilmente però sono mancate anche un sacco di altra gente, più di quella che potessimo aspettarci”.

Se prendiamo Socialismo Tascabile e lo snoccioliamo, peró, non trovo tutto così surreale. Quello che gli Offlaga cantano, é sempre attuale. Basta prendere un pezzo come Enver.

Sicuramente il pezzo più ermetico di quel disco, ma come dicevo prima (parlando del concetto di Socialismo Tascabile ndr) è un pezzo in cui ci può stare dentro tutto. Si intitola come il nome Enver Hoxha, che é stato probabilmente il più spietato dittatore, il più isolazionista d’Europa in Albania, ma fa riferimento anche alla cultura pop perché si chiama come lui, di cognome, Anna Oxa. É un cognome molto diffuso in Albania, la Oxa ha italianizzato il suo cognome, ma in origine era Hoxha. Non dico che Anna Oxa fosse imparentata con il dittatore, é solo una diceria perché di origine albanese.

Alla fine anche Enver é un pezzo che mette insieme due cose estremamente opposte.

In realtà Enver è la storia di un amore che finisce. Penso che si intuisca, ma è finito anche l’amore per un certo tipo di idee ed ideologie, per cui io riassumerei il significato di una canzone così ermetica come Enver con il concetto secondo cui i sentimenti non sono democratici, perché i sentimenti sono delle dittature. Lo dicevano anche poi anni dopo gli Zen Circus nella canzone che presentavano a Sanremo, esprimono lo stesso concetto, però con un testo meno emetico… ma ci siamo arrivati prima noi!

Ne diamo atto. Come l’aver identificato l’idea di alternativo molto in anticipo con Tono Metallico Standard.

La canzone descrive molto semplicemente uno stereotipo. E quando descrivi uno stereotipo, tutti riconoscono chi potrebbe essere quello stereotipo, perché quel tipo di persona, quel tipo di atteggiamento, quel tipo di look, lo abbiamo conosciuto tutti in qualche situazione di questo tipo. E quindi c’è insomma la descrizione dell’indie snob. Ascolta solo un certo tipo di cose, si veste in un certo modo, bla bla, no? Però io l’ho rivoltato come un calzino questo concetto, perché alla fine, la frase finale del racconto in realtà parla esclusivamente della mia invidia… Però è talmente precisamente descritto la stereotipo, che alla fine ti concentri su quello più che sul ribaltamento del concetto.”

Qui anche il punto della falsa diatriba con i Julie’s Haircut a cui il pezzo fa riferimento e che oggi prestano il furgone per il tour agli Offlaga: questione risolta con un simpatico invito a farsi benedire ai tempi, e poi si torna a lavorare insieme. E poi una reunion non é motivo di faide.

Se poi Max Collini dovesse parlare di questo ventennale in un pezzo che lo rappresenti, lui ne darebbe due.

“Uno è il brano che ha fatto la nostra fortuna e che ci ha definiti. Io dico sempre, naturalmente prendete l’ironia della cosa, che Robespierre é la nostra Smells Like Teen Spirit. Da quando è uscita non abbiamo mai fare un concerto senza suonarla, a rischio di prendere insulti da parte del nostro pubblico, quindi siamo diventati anche un po’ dipendenti della canzone più famosa. Dopo di che, é una cosa che mi riempie di gioia, di aver fatto qualcosa che è rimasto. Non credo che esista una canzone simile in nessun’altra parte del mondo. Nel panorama italiano non mi viene in mente una sola canzone che possa essere assimilabile al come è stata scritta, al come è stata suonata, al come è stata pensata, quindi è anche un unicum generale del mondo italiano. Sono molto affezionato per il valore che ha in sé e per quello che ha rappresentato per la nostra storia. Dopodiché penso che il brano più interessante in termini di contenuto e in termini di pathos e anche in termini di complessità tra la musica e il testo, penso che sia Tatranky”.

Tatranky, come i Loacker sovietici, dice, é la descrizione di un mondo che stava svanendo sotto i nostri occhi. Nel 2001 Collini é a Praga per 15 giorni, la sua prima volta in Est Europa, e testimonia la fine di un ideale. “Descritto in quel modo, secondo me, descrive in un modo romantico ciò che è stato l’Est Europa, che non sono crollati i regimi, e quindi penso che lì anche dal punto di vista musicale ci sia tantissimo di significativo.”

Per me, Tatranky é una canzone sulla fine di un amore.

Per carità, io non amo le dittature e naturalmente insomma ho vissuto meglio in Italia che non in un paese sovietico e sovietizzato come la Repubblica Ceca, però poi non è anche il risultato finale della fine di quell’ideologia abbia portato le magnifiche sorti progressive leopardiane nel mondo, no?”

Per Max Collini tutto il disco é un concept album sulla sconfitta e sul diventare adulti in un mondo in cui tutti i tuoi punti di riferimento, sociali, politici, culturali stanno svanendo. E gli Offlaga l’hanno fatto con un disincanto di chi ha iniziato raccontando la fine di qualcosa, a 30 anni, dieci anni dopo la caduta del Muro. I CCCP, per dire, a cui sono spesso allineati, hanno vissuto l’intera parabola, passando anche per Mosca da Melpignano. Gli Offlaga avranno invece sempre Cavriago e la toponomastica, e una base new wave, elettrosentimentale per parlarci di quanto é vuota questo grande “dopo”.

Io diventavo un uomo adulto e tutti i miei riferimenti, tutte le cose in cui credevo vacillavano. Dal punto di vista dei testi, la scommessa è stata rivestire quelle storie, quei testi con delle musiche che non fossero il liscio o il ballo liscio.” Lo sa bene che sposare la musica e la politica emiliana con dei riferimenti molto alti anglosassoni è un matrimonio complicato. “É un matrimonio su cui forse nessuno avrebbe potuto scommetterci. In pratica, signore e signori, eccoci qua, vent’anni dopo”.

Vent’anni dopo Max Collini ha anche scritto e interpretato una canzone con un’altra persona che sarebbe stato meglio non perdere. Isola Ariosto per un altro anniversario quello di Piccoli Fragilissimi Film di Paolo Benvegnù.

Santo cielo, hai detto qualcosa di tremendo”. Si corregge. “Tremenda é la morte in  assoluto, di Paolo poi”. Benvegnù nel 2004 al Rock Contest di Firenze premia come giuria gli Offlaga. “È stato uno dei primi colleghi a vedere in noi qualcosa di importante col suo entusiasmo… Lui venne alla finale. Ci fece i complimenti entusiasta, un entusiasmo incredibile quando noi stessi non credevamo ancora molto alla nostra storia.” Anche allora si pensava a collaborare? “Insomma, eravamo molto situazionisti all’epoca, avevamo dei grandi piani quinquennali, diciamo si sarebbe piaciuto, ma in realtà i piani quinquennali non li abbiamo mai, né teorizzati ne pianificati ne realizzati”. Ma Collini ha collaborato molto con Benvegnù nella sua carriera. “Paolo è una persona che aveva un mondo dentro, lui sì che conteneva moltitudini…è una persona che la cui scomparsa mi ha veramente molto turbato”.

Rispetto alla collaborazione, nasce da un evento di cui confesso, lo stesso Benvegnù nella sua ultima intervista che ho avuto l’onore di fargli, mi ha menzionato. Alla presentazione del libro di Max Collini e del collega Bertoldi a Perugia, in una biblioteca di quartiere periferica, a Barberia, stracolma, un giorno “bellissimo”: il centrosinistra riconquista la città. “Visto che viveva lì in quel periodo, ed era uno che di solito ti presenta un libro bene, magari dà una sfogliata e va a leggere qualche capitolo. Ma non é che per presentare il libro si era fatto una specie di quaderno di appunti? Aveva letto, ogni parola, ogni riga aveva preparato altre domande, mentre presentavano davanti a cento persone. Siamo stati qua fino alle 9 di stasera.”  

Offlaga Disco Pax 2005 (fotografia di Giulia Mazza)

Poi il particolare, di cui Benvegnù proprio mi aveva parlato con la stessa passione. “Nel libro ha trovato una cosa che è un frammento, che è il frammento che io poi ho messo per intero in Isola Ariosto, ma che è una cosa che ha scritto mia mamma” e che Collini ha ritrovato una volta rientrato, dalla finestra sempre, nella casa popolare di Kappler. “Mi ha proposto lui di mettere questo questo frammento finale. Non sono l’autore, ma vi giuro che quelle poche parole, me le porto dentro, sia per il rapporto con lui che per mia madre, che non ha mai visto un concerto degli Offlaga Disco Pax. Più volte l’ho invitata, e mi diceva: io vado a letto presto”.

Insostituibile. Un pó come – senza fare paragoni, ovviamente – Enrico Fontanelli.

Assolutamente. Noi avevamo in casa un produttore, un musicista, un bassista, un tastierista, uno sperimentatore. Un grafico, un videomaker, un fotografo. Enrico era veramente un talento poliedrico, assoluto. E in qualche modo era inevitabile che diventasse una sorta di direttore artistico della band” Un po lo ying e lo yang, o due punti opposti di uno spettro che si attraggono e trovano un mediatore in Daniele. Alla fine questo tour é un omaggio a Fontanelli. “Io sono stato un uomo fortunato. Se non avessi incontrato nella mia vita uno come Enrico, probabilmente avrei passato la vita a fare il minimo lavoro quotidiano. Senza avere questa seconda vita, questa doppia vita legata a un mondo artistico, musicale, che io fino ai trent’anni suonati ho frequentato soltanto come spettatore. Non avrei mai immaginato nella mia vita di essere uno che i conceriti li andava a fare, io ci andavo ai concerti, per comprare i dischi. Non avevo nessuna velleità, come direbbero I Cani”.  

Di talenti come lui, dice Collini, forse solo Toffolo. Ma non vuole fara paragoni. Quindi Mattia Ferrarini? “Allora Daniele ha solo due braccia, lo giuro. E quindi fare tutto il lavoro di Enrico per Daniele, in una sola persona, è difficile. Io non so suonare, come dicevo non so cantare, non so fare niente. Quindi abbiamo cercato un musicista che potesse esprimere almeno in parte la sensibilità di Enrico e delle sue cose”. Si é andati per affinità elettive.

 “Abbiamo preso uno della nostra città, uno che era come noi, uno che suonava in diverse band locali, diciamo conosciuto nell’ambiente musicale, un po’ più adulto di Enrico. Mattia è uno di noi, è uno che è cresciuto in questo ambiente musicale, è uno che fino ad oggi non ha avuto un passato con una carriera alle spalle, né come turnista né come musicista. Però è una persona che ha delle attitudini, anche solo la postura, il modo di porsi in modo di suonare, vederlo con in braccio il basso di Enrico...” Ma per ora non lo ha mai chiamato Enrico però. Peró si puó sbagliare e Collini questo lo sa bene. Siamo sempre stati imperfetti, dice. “Anche in questo tour saremo meravigliosamente imperfetti. E se sbagliamo ci corigerete.”

OFFLAGA DISCO PAX – Tour 2025

7 marzo 2025: Livorno – The Cage SOLD OUT

8 marzo 2025: Bologna – Locomotiv SOLD OUT

13 marzo 2025: Torino – Hiroshima Mon Amour SOLD OUT

14 marzo 2025: Torino – Hiroshima Mon Amour SOLD OUT

18 marzo 2025: Bologna – Locomotiv SOLD OUT

29 marzo 2025: Firenze – Viper SOLD OUT

30 marzo 2025: Milano – Magazzini Generali SOLD OUT

31 marzo 2025: Milano – Magazzini Generali SOLD OUT

4 aprile 2025: Bologna – Locomotiv SOLD OUT

8 aprile 2025: Bologna – Locomotiv SOLD OUT

11 aprile 2025: Roncade (TV) – New Age SOLD OUT

12 aprile 2025: Perugia – Urban SOLD OUT

15 aprile 2024: Roma – Monk SOLD OUT

16 aprile 2025: Roma – Monk SOLD OUT

17 aprile 2025: Napoli – La Santissima SOLD OUT

18 aprile 2025: Molfetta (BA) – Eremo Club

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Dall’Adriatico centrale (quello forte e gentile), trapiantata a Milano passando per anni di casa spirituale, a Roma. Di giorno mi occupo di relazioni e istituzioni, la sera dormo poco, nel frattempo ascolto un sacco di musica. Da fan scatenata della trasparenza a tutti i costi, ho accettato da tempo il fatto di essere prolissa, chiacchierona e soprattutto una pessima interprete della sintassi italiana. Se potessi sposerei Bill Murray.

1 Comment

1 Comment

  1. Ian Curtis

    06/03/2025 at 19:47

    si chiamava Enrico Fontanelli, non Enrico Fontanini…

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