Sul palco c’è un giovane ragazzo, ha una voce molto profonda e mentre canta si muove in modo strano. Quel ragazzo è Ian Curtis. La scena a cui molti assistono è questa: Ian si esibisce con i Joy Division, band di cui è co-fondatore, ad un certo punto inizia a contorcersi mentre canta ed ecco quella che poi diventa la famosa “Epilepsy Dance”.
Siamo nel 1980 e i Joy Division si preparano per il loro primo tour negli Stati Uniti. I ragazzi stanno avendo un successo incredibile e la figura di Ian Curtis è avvolta da una sorta di mantello misterioso che protegge l’essenza dell’artista. Ian è un ragazzo di 23 anni, dentro se deve riuscire a far convivere sfaccettature dell’anima diverse tra loro.
Sul palco Ian da tutto se stesso e interpreta i suoi brani oscuri e introspettivi con la grande capacità di entrare in contatto con gli spettatori.
L’empatia che si crea tra il pubblico e i Joy Division è talmente intensa che quasi si può toccare.
Non stupisce che il giovane ragazzo nato nei sobborghi di Manchester abbia come punti di riferimento David Bowie, Iggy Pop e Jim Morrison.
Tutta la carriera di David Bowie è segnata da continui cambiamenti e sperimentazione. Iggy Pop è ribelle, senza freni e sul palco fa delle strane danze e anche lui si ispira a Jim Morrison.
Il Re Lucertola durante le sue esibizioni inscenava la danza sciamanica, Jim Morrison abbandonava il suo corpo e creava uno spettacolo di forte Pathos, il pubblico si faceva trasportare quasi ipnotizzato.
Quando si ascolta la voce di Ian Curtis non è difficile riconoscere in lui un po’ del timbro di Morrison, non è difficile neanche ricondurli allo stesso tipo di approccio alla scrittura in più occasioni. Entrambi poi avevano una danza. Se lo spirito di Jim si collegava con gli sciamani, Ian si metteva in contatto con qualcos’altro.
Da poco Ian Curtis aveva scoperto di soffrire di epilessia fotosensibile. Non tutti i fans capivano ciò che stavano vedendo ma durante quelle danze, l’ormai straziato Ian Curtis, metteva in scena ed esorcizzava la sua disabilità cronica.
La malattia diventó sempre meno gestibile, Ian aveva spesso crisi dopo gli spettacoli, le luci del palco erano pericolose e Ian, abituato al controllo, si era trovato a dover lottare contro qualcosa di ingestibile e imprevedibile.
Oggi è 18 Maggio, lo ricordiamo nel giorno della sua morte, avvenuta per sua mano nel 1980.
Il secondo album dei Joy Division “Closer” venne pubblicato a luglio, ma Ian era già morto, non ha potuto vedere con i suoi giovani occhi quanto sia stato apprezzato e amato. Ad oggi i Joy Division e la figura di Ian Curtis sono punti di riferimento per tanti artisti e per tanti giovani. Ian Curtis conviveva con il peso di una disabilità che spesso porta chi ne soffre a disturbi depressivi, a volte provava a combattere, altre volte era vittima delle sue oscillazioni umorali, talvolta soffriva troppo per il suo matrimonio fallito.
Ian Curtis si è impiccato nella sua cucina a 23 anni prima che il tour americano iniziasse, ci ha lasciato e la sua mancanza la sentiremo per sempre.
Una cosa è certa: aver scritto del suo grande malessere, averlo ballato e cantato è un dono per cui gli saremo per sempre riconoscenti, specialmente chi conosce certi demoni perché anche grazie a lui si sentirà meno solo.
Articolo di Stefania Courson
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Vittorio Emanuele maroni
24/05/2021 at 19:49
Gli ho dedicato un mio componimento che Rockstar mi publico’ un anno dopo la sua morte, quanti stati d’animo ho vissuto grazie a lui, poi tutto il resto è solo…