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I 5 brani preferiti di MORETTI

Moretti torna con un nuovo singolo dal titolo “Milano“, disponibile da venerdì 14 marzo 2025 su tutte le piattaforme digitali (per Bradipo Dischi, in distribuzione Believe), l’ultimo prima del nuovo album “nomi cose città”, il secondo album di Moretti che verrà presentato al Teatro Bello di Milano giovedì 17 aprile.

Nella grande danza del tempo, tutto cambia: noi e le città in cui viviamo. Questa canzone è un grido di gioia sovversiva e disperata nell’amare e assaporare la propria città per l’ultima volta, prima che Milano (o noi) cambi per sempre. Su un ostinato di pianoforte, gli elementi sonori (la chitarra, poi le percussioni di Pietro Gregori, poi un organo, poi un coro) si stratificano, dando vita a un climax che dura tutto il pezzo. 

Per conoscerlo meglio, non potevamo che farci raccontare proprio da lui quali fossero i suoi cinque brani preferiti. 

1. Mantova – David Riondino

Personalissima opinione: questo è il punto più alto raggiunto dal cantautorato italiano. Sei minuti onirici, nei quali la descrizione di una Mantova medievale si scontra con l’amore poco ricambiato di una milanese bene; uno stile lirico tutto italiano, molto teatrale, in cui l’interpretazione minimale si accompagna solo a una chitarra che accelera, rallenta, allunga e accorcia le misure, ma che cuce perfettamente il vestito a questa canzone.

2. Gianfranco Manfredi – Ma chi ha detto che non c’è

Insegno in una scuola di musica. L’altro giorno una mia allieva, una bambina di 9 anni, mi ha chiesto se da grande sarebbe potuta diventare una cantante. Le ho risposto che studiando può provare a diventare ciò che vuole. Di risposta, lei mi ha detto che quando sarà grande mi regalerà i biglietti per i suoi concerti, come d’altronde farà con tutti, perché la musica non bisogna pagarla.

Quest’ultima frase, oggettivamente politica, mi ha fatto venire in mente un verso di questa canzone:

“Sta nei giochi dei teppisti e nei sogni dei bambini.”

Gianfranco Manfredi è mancato poco tempo fa nel silenzio mediatico generale, e mi pare doveroso ricordarlo. Uno degli artisti italiani più eclettici e interessanti che la nostra musica abbia avuto. Mi sembra giusto ricordarlo con un pezzo contro lo stato delle cose, di oggi come di allora.

3. Orbetello – Flavio Giurato

Flavio Giurato è uno di quei cantautori fuori dal tempo, uno che conoscono in pochi e che tutti quelli che lo conoscono amano follemente. Questo suo secondo disco è un concept album molto cinematografico: racconta una storia d’amore nata durante un torneo di tennis.

La prima canzone, Introduzione, inizia con un monito da parte di una madre alla figlia: le chiede di non innamorarsi dei cantautori, perché poi si finisce nelle canzoni.

“Orbetello”, questa canzone, è la più descrittiva e forse per questo la sento più mia. Anche perché qualche anno fa ci sono andato pure io a Orbetello per innamorarmi.

4. Irene – Roberto Vecchioni

Me la porto dietro da quando, un’estate d’adolescenza, misi Ipertensione, il terzo disco di Vecchioni, per caso sul piatto a casa di mio zio.

Forse non è la sua canzone migliore, ma è sicuramente quella a cui sono più legato.

5. L’avvelenata – Francesco Guccini

Scelta abbastanza banale, ma credo con tutta onestà che, se vuoi scrivere canzoni da grande, questo pezzo ti cambia la vita. Ti fa capire in maniera fin troppo chiara che, oltre alle masturbazioni stilistiche e alla metrica, puoi davvero dire ciò che vuoi.

L’ascolto di questa canzone è permanentemente catartico

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