“La scoperta del pomeriggio”‘ è il primo brano estratto dall’album “Buona visione”, uscito l’11 ottobre 2019 per Seahorse Recordings e distribuito da Audioglobe e The Orchard. L’album arriva a distanza di tre anni dall’uscita di “Mummie incoscienti“.
Fin da subito è chiaro l’avvicinamento ad un sound più duro, pur restando nell’ambito pop. È rispetto ai lavori precedenti è ravvisabile una maggiore linearità negli arrangiamenti, fortemente voluta da Davide Matrisciano: “Il mio volermi accostare al pubblico è diventato urgente, e la decisione di assecondarlo parzialmente non mi disturba affatto“.
I testi tracciano un percorso che tocca i malesseri quotidiani ma anche una gioia di vivere insita nel dolore. Lo sfondo persistente dei testi è fatto di malinconia e di speranza per un mondo nuovo, visto attualmente dal cantautore quasi come post-apocalittico e svuotato di valori concreti.
L’autobiografia è sparsa qua e là, ma diventa prepotentemente presente nei brani “La scoperta del pomeriggio“ (scelto come singolo di lancio) e “Scale“: il primo concentrato sui primi anni liceali, il secondo dedicato a sua nonna scomparsa nel 2011. Inoltre, tra le molteplici ispirazioni e citazioni di spessore, spiccano: Kafka, Konrad Lorenz, Hemingway, Piero Manzoni, John Cage.
Ad aggiungere un grosso impatto tecnico ed emotivo all’album sono certamente i moltissimi nomi presenti:
Paolo Benvegnù con Egle Sommacal dei Massimo Volume (La vacanza che non c’è), Edda con Mirko Venturelli dei Giardini di Miró (Metropoli ibernata in montagna), Garbo (Grave emorragia di personalità), Saughelli con Lu
Inoltre, in ordine sparso: Luciano Varnadi Ceriello, Antonio Mancaniello, Davide Ferrante, Sebastiano De Gennaro (Baustelle, Calibro 35), Zorama, Antonio Buonocore, Lorenzo Corti (Le luci della centrale elettrica, Nada), Aldo Granese.
I missaggi sono stati affidati a Max Carola (che vanta lavori con Franco Battiato, Aerosmith, Chick Corea), mentre il mastering è di Giovanni Versari (vincitore dei Grammy Awards, insieme a Tommaso Colliva, per il disco “Drones” dei Muse).