V4V Records
La provincia emiliana torna a essere funzionale palcoscenico di visionari racconti post-industriali (su due piedi, al netto delle folate punk più paranoiche dei CCCP, mi tornano alla mente le parossistiche performance elettroniche del compianto Atrax Morgue) grazie all’opera prima di Ibisco: vero che in questo caso a essere esplorati dal ventiseienne bolognese sono territori ben meno disturbanti, atmosfericamente posizionati tra rarefazione e dancefloor, contigui a certa synthwave britannica e liricamente affezionati al repertorio cantautoriale di casa nostra, ma è pur sempre la narrazione di una desolazione paesaggistica (le tangenziali, le periferie bolognesi, la ristagnante campagna invernale emiliana), esistenziale e generazionale a farla da padrona (“Ci ritroveremo altrove / Dimenticheremo dove” – “E non sai averci, non pensi che/ Da qua qualcosa ci trascinerà / Lontano dalla noia finché / Provincia, il mondo ci respirerà”).
Tra i solchi di Nowhere Emilia nuovo e vecchio cantautorato italiano (da Cosmo a Federico Fiumani, da Vasco Brondi a Luca Carboni, da Davide Toffolo a Lucio Dalla) si ritrovano trasversalmente affratellati (e rimodulati) all’interno di un bluastro ordito elettronico, cangiante e contaminato quanto basta, in grado di valorizzare al meglio tanto la vocalità (it)pop-oriented del buon Filippo Giglio (Meduse, Tintoria) quanto tutte le intriganti suggestioni notturne del caso (Chimiche, Pianure), comprese quelle declinate su più acustici registri; come in quella Luci che, nel suo delicato dipanarsi, come una sorta di fragilissima trasfigurazione acustica dell’Atmosphere di joydivisioniana memoria, riesce in chiusura disco a farci intravedere in lontananza le luci sfocate di Manchester dai tetti nebbiosi dell’hinterland bolognese.