di Stefania Clerici
Pianoforte ed elettronica. Suono e silenzio. E poi la Musica. Si basa su dicotomie semplici l’anima di “FACILE”, il nuovo album solista di BOOSTA, uscito lo scorso 30 ottobre e disponibile in cd, vinile e digital download.
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Durante il lockdown avevamo intervistato l’artista che era in piena fase creativa, a distanza di mesi (e prima di un possibile nuovo lockdown) eccoci qui ad ascoltare parte della produzione figlia di quei mesi di isolamento e silenzio.
«Ho immaginato e scritto la colonna sonora del silenzio di chi ascolta questo disco – racconta Boosta – Un film senza immagini, nel quale ognuno è libero di usare le proprie. Perché la musica è, per definizione, uno strumento. Amplifica, allena, attutisce, protegge e cura. Se è vero che tutto ha un suono, questo è il suono del mio silenzio».
La tracklist di FACILE è un bouquet di 12 tracce in cui ogni ascoltatore può trovare la sua lettura: Boosta afferma nella conferenza stampa virtuale di presentazione del disco che questa raccolta «nasce dall’esigenza di poter suonare, con un unico fine: stare bene e cercare di emozionarmi, prima di tutto da solo. Ho fatto quindi questo disco per essere fiero della mia creazione, per poi trasmetterla agli altri».
E continua affermando che «La musica o ti da qualcosa o non te la da, ognuno in un brano strumentale può vedere e sentire aspetti diversi da un’altra persona. Facile è un disco insicuro ma anche rassicurante» Nonostante abbia scritto molto in questo periodo, alcuni bran non sono stati inclusi in questo disco: sono stati tolti molti pezzi dove armonia e melodia erano un canzone, mentre l’autore ha preferito dare spazio a pezzi sospesi e “incerti”.
«Gli stessi titoli sono la lirica del disco – afferma Boosta – sono le uniche parole che potevo mettere e sono la mia “visione” del pezzo, ma ci sta che ognuno dia il titolo o l’emozione che vuole. Ho fatto un esercizio creativo per dare dei nomi a brani che erano numeri o un elenco di insieme di strumenti». Ecco allora l’apertura con la dolce ma enigmatica “Fiducia”, seguita dalla delicata “Lacrime di San Lorenzo” che con una partenza in sordina ci trasporta “Nella nebbia per mano”. In “Diva” si ritorna ad una ritrovata intimità, mentre l’incerto di “Sulle dita” lascia spazio ad una dimensione onirica . Un altro capitolo sognante e sospeso si apre con “La danza delle api”, quasi un volo di fiore in fiore, come di nota in nota… Il viaggio per il cielo continua sognante sulla traccia di “Una vecchia mappa” e“Nello spazio abbracciati”.
Su “Autoritratto” si torna alla semplicità del movimento di bassi e melodia, con un assolo un po’ blues che racconta Boosta è uscito di pancia: “C’è un finale che cresce, è un riassunto di quello che mi piace per fare musica, per questo l’ho intitolata così”
La conclusione dell’album è affidata al trittico di “Amore per le geometrie”, “Daimon” sospesa tra il divino e l’umano e la più elettronica di tutte le tracce: “Istruzioni per un abbandono”. 39 minuti di pura musica, tutta da scoprire e decodificare in silenzio.
Benché l’album racconti molto bene il tema della solitudine, nella chiacchierata di presentazione del disco non sono mancati momenti di condivisione e chiacchiere sulla situazione contingente: dopo un tour di Boosta nello studio nel quale le canzoni hanno preso la forma che oggi possiamo ascoltare, riadattato non solo a sala di registrazione con tastiere, computer, chitarre e bassi, ma adatto anche ad ospitare piccoli e intimi concerti live (quando si potranno organizzare!) in uno spazio lounge attrezzato con una parete-bar, si è passato a parlare dell’attuale vita del comparto musicale: proprio di due sabati fa l’ultimo live di Boosta in teatro, con un’organizzazione puntigliosa di ogni dettaglio. “C’è voluta piu di un’ora e mezza per far entrare le persone, così come quasi un’ora e passa per farle uscire, fila per fila. L’educazione e l’attenzione che io ho visto ai live non l’ho vista altrove, quindi capisco la polemica sulle chiusure”. Nonostante gli sforzi l’arte e lo spettacolo non ce l’anno fatta (ndr: e a distanza di una settimana nemmeno altri comparti) però sentire la definizione di cultura come “attività superflua” è una frase che Boosta senza mezzi termini fa difficoltà a digerire.
Per il futuro però Boosta rilancia, mettendo sul tavolo nuove idee e creatività: “Ho idee per un 45 giri, per un EP per piano e basta… Magari lo intitolerò Ancora più facile -confessa con un sorriso – Non ho voglia di scrivere canzoni, non ho voglia di chitarre, voglio continuare a sviluppare questo progetto, il tempo che stiamo vivendo me ne da la possibilità e quindi continuerò”. Con una promessa: “Se a breve non potrà esserci un tour, almeno promettiamoci un piccolo live nel mio studio… se si potrà io metterò a disposizione l’open bar…”.
foto di Davide D’Ambra
