Il blues che esce da queste dieci tracce è molto particolare, perché resta sospeso tra la tradizione del genere e l’emancipazione da esso. Questo è l’aspetto più intrigane che colpisce di “Santa pace” l’esordio sulla lunga distanza di Matteo Toni, trentenne modenese, che in questo disco ha suonato tutte le corde possibili, oltre all’armonica, all’organo e al glockenspiel, tranne la batteria affidata a Giulio Martinelli. Dopo un’adolescenza trascorsa a schitarrare metal e crossover e la successiva decisione di smettere si suonare, ma dopo un viaggio in Australia, Toni ha deciso di rimettersi in pista e dopo un Ep, ecco questo “Santa pace.
In questo disco l’artista modenese suona in prevalenza una chitarra acustica slide, chiamata weissnborn, che ha la particolarità di rendere il sound sia acustico che elettrico. L’uso sapiente di questo strumento, la sua passione per il blues e un chiaro riferimento al cantato aggraziato, vicino a quello di Moltheni, sono gli ingredienti principali di “Santa pace”, disco nel quale si alternano momenti molto romantici ed introspettivi (“Acqua nel fiume”), ad brani più spinti, sostenuti dal funk-blues di ispirazione Bud Spencer Blues Explosion (“Bruce Lee vs. Kareen Abdul Jabbar”). In mezzo Toni non rinnega una sua vecchia passione, il reggae, che caratterizza la title-track.
Vittorio Lannutti