Metal

FRATELLO METALLO – Misteri

Fratello Metallo - Misteri

Nel nome del padre, del figlio e del metallo.
Dopo “Messiah” Marcolin leader storico dei Candlemass un vero frate sale sui palchi dei festival e si mostra sugli scaffali dei negozi di dischi del nostro bel (cattolico) paese.
Da parecchi anni, Fratello Metallo – al secolo Frate Cesare Bonizzi – faceva le sue apparizioni negli eventi di tutta la penisola con le basi musicali e il suo piccolo impianto voce portatile e intratteneva il pubblico nelle pausa tra una band e l’altra in mezzo alle bancarelle dei merchandiser predicando l’amore per la musica (metal) che non deve essere giudicata per l’apparenza ma per quello che veramente è.
Quindi basta con l’errata uguaglianza “metal = musica del diavolo” (come vogliono far passare i media ogni qualvolta si parla delle “Bestie di Satana”) e spazio a un linguaggio universale che può veicolare anche messaggi di tipo religioso, con espliciti richiami a testi sacri o parlare ne più ne meno di amore e fratellanza.
Insomma l’abito non fa il monaco e se è un frate a dirlo noi ci crediamo… o no?

Ora che vi abbiamo tediato con questo prologo passiamo a parlare dei salmi… ehm… dei brani contenuti in “Misteri” il neonato album di Fratello Metallo, finalmente con una band alle spalle e una partner di tutto rispetto come Live in Italy.
Strumentalmente abbiamo dei musicisti di tutto rispetto che hanno saputo tirar fuori degli ottimi arrangiamenti e ritmiche accattivanti, a volte in chiave heavy classico, a volte thrash moderno passando per arpeggi in pulito e assoli molto melodici.
Pezzi lineari e una produzione ottimale rendono facile l’ascolto del cd: nessuna prestazione maiuscola o ricercatezze al di fuori degli schemi anche se ci sono alcuni brani ovviamente meglio realizzati di altri.
Ottimo il ritmo cadenzato di “Venere” che ripercorre un mix tra sonorità classiche e moderne con sonorità piene e profonde.
I pezzi più riusciti e più energici sono senza dubbio “Bacco” e “Tabacco” che presi in quest’ordine acquistano un senso ancora più forte. Più classica e melodica la prima mentre la seconda si caratterizza per sonorità cadenzate e terzine onnipresenti. Nella successiva “Dio” abbiamo una atmosfera più inquietante e pesanti sonorità a cavallo tra southern rock e doom riprese anche in “Amore Metallico” anche se forse troppo simile nelle strofe alla già citata “Venere”. Niente di straordinario invece per quanto riguarda la soluzione strumentale adottata per accompagnare “Maria Maiestatis.
Dal punto di vista della voce, a parte l’intonazione non proprio impeccabile del frontman in saio quando abbandona sonorità roche parlate e il semi-growl in funzione di qualcosa di melodico (come in “Dio” e “Amore Metallico”) , crediamo si sia intuito da quello che abbiamo scritto all’inizio quale possa essere l’andazzo generale delle “not explicit lyrics” proposte da Fratello Metallo. Possiamo comunque lasciarvi con una piccola chiosa dicendo che è come prendere i testi dei Motley Crue, tradurli in italiano e scrivere esattamente il contrario aggiungendoci un qualche pizzico di “poesia”dei Manowar.
La ridondanza della parola “metallo” risulta un po’ pacchiana, alcuni messaggi sono davvero fatti per spaventare l’ascoltatore medio ed è straniante questa discrepanza tra la parte strumentale e il testo il quale non si può fare a meno di assimilare: si prova un certo senso di disagio pari a quello che si ha di fronte ad un’opera d’arte contemporanea che non sai quale sia il giusto punto di osservazione.
Siamo in crisi mistica…
Il christian metal già esisteva come genere ma chissà cosa ne penserà la curia di questa versione di casa nostra…

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