Ma chi è Antonio P.? Un pazzo? Un assassino? Un amico? Una parte di noi?
Questa è la domanda che mi rimane alla fine del percorso che i Riaffiora hanno tracciato con questo progetto. Sì “progetto” nel suo significato più ampio. Perché non si può ridurre un lavoro così ampio sotto la parola “ep”.
Antonio P. si sviluppa in tutte le forme d’arte: musica, immagini, parole, video. Questa sua poliedricità si nota subito dalla “confezione”, perché qui non si parla di packaging, ma di “confezione”, quella di una volta, quella fatta a mano con cura e passione. Un libretto di trenta pagine con un cd inserito nella seconda di copertina. Racconti, versi, immagini, e un video di animazione contenuto nel cd, insieme a una piccola colonna sonora, divisa in tre pezzi che completa in musica e parole la storia di Antonio P.
Partiamo dalla musica. Si inizia dal tema da “Sospesi (Il Tema di Antonio)”, un tema basato su un pianoforte che disegna, insieme a dei violini, una musica sognante, perfetta per introdurre la storia e per accompagnare i suoi momenti più toccanti, come un vero e proprio tema musicale cinematografico. Il gioco fra piano e violini è splendido ed è quasi un peccato che duri così poco, si è quasi costretti a risentirlo una seconda volta.
Si passa poi a “La vera Storia di Due Amanti Infelici”, un pezzo sospeso fra cantautorato e il post-rock più delicato. Con una prima parte più rilassata, con voce recitata poggiata su una chitarra limpida, che sfocia in un ritornello cantato in punta di piedi, dove il piano e gli archi (in questo caso un violoncello) tornano padroni del campo, supportati dalla chitarra caricata da una leggera distorsione. La tensione sale impercettibilmente poi fino al finale “…Piangi… e Muoio”.
Infine “Antonio P.” un pezzo un leggermente più muscoloso degli altri due, ma comunque delicato e intenso, che descrive i pensieri del protagonista rinchiuso in una cella di isolamento di un istituto psichiatrico.
I racconti trattano da più punti di vista la figura di Antonio e la sua storia. Sono scritti a più mani, prese anche al di fuori della band. Fra cui anche quella di Francesco Cerchiaro, cantautore padovano anche lui da poco uscito con un ep, che per la sua musica si avvale dell’apporto di questa band sotto falso nome (La Belle Epoque).
I racconti sono molto istintivi e a volte violenti, gli stili di scrittura sono diversi ma tutti complementari e tutti perfettamente cuciti sulla parte di storia che devono raccontare, un ottimo lavoro.
Intervallate ai racconti si trovano le illustrazioni di Igor Verdozzi, schizzi in bianco e nero, dai tratti decisi, grezzi e disturbanti.
Infine il video che accompagna il brano “Antonio P.”, di Christian Guerreschi, fatto da un animazione essenziale ma efficace, onirica e delicata, un perfetto completamento di tutta l’opera.
Inutile dirvi che vale veramente la pena avere questo piccolo gioiello, basato sulla collaborazione fra artisti, cosa che credo sia la grande forza del sottobosco musicale padovano (e che purtroppo manca a quella milanese). In futuro, magari ancora sotto l’ala della neonata “Dischi Soviet Studio”, sono sicuro che ci regalerà molti gioielli come questo.
