Quando i The Fire annunciano l’uscita di un EP, c’è sempre da aspettarsi qualcosa di nuovo alle porte. È già successo con Electro Cabaret nel 2009, a cui seguì a stretto giro l’uscita dell’album Abracadabra, e poi con Madama Butterfly, seguito dal terzo e, al momento, ultimo LP di Olly & Co.
Bittersweet (scarica il disco da iTunes – compra l’EP su Ammonia Records Store) arriva quando meno te l’aspetti: nel bel mezzo dell’avventura soul di Olly e a qualche anno di distanza dall’uscita dell’ultimo album che, come i suoi due predecessori, non è riuscito nell’impresa di consacrare la band anche nel nostro Paese. Sembra strano ma è proprio così.
Ma veniamo al sodo. L’apertura del disco spetta, guarda caso, a “Bittersweet”: il cui riff aggressivo ha dovuto attendere ben 4 anni prima di trovare una degna sistemazione all’interno di una canzone fatta e finita. Ecco quindi spiegate le diverse sonorità che si alternano nel pezzo e l’avvicendarsi di schitarrate e suoni decisamente più sperimentali.
Anche “Roxanne” (cover del celebre brano dei Police) è un ritorno al passato, in particolare alle sessioni di Loverdrive. Un ritorno non del tutto azzeccato: il ticchettio della chitarra che accompagna le strofe e i ritornelli ridondanti non la rendono di certo la migliore traccia del disco.
Terzo brano in scaletta è “She’s the One”. Non lasciatevi ingannare dal titolo, non si tratta di una cover ma di un pezzo inedito scritto durante una pausa dal tour europeo. Il riff vivace e i ritmi veloci della batteria tengono alta l’attenzione fino alla fine.
“Lonely Hearts” è la ballade dell’EP. Intimo e malinconico, il brano dedicato ai genitori del frontman merita decisamente, colpendo sin dal primo ascolto. Bravo Olly ad averlo tirato fuori dal cassetto.
Le ultime due tracce non attingono né dal cassetto dei ricordi né da progetti work in progress. Sono infatti altre due cover a chiudere Bittersweet. Due omaggi a due gruppi distanti tra loro che hanno influenzato negli anni i lavori della band, a dimostrazione che la fusione di generi e la sperimentazione fanno parte del dna del gruppo.
La prima cover è “Dr. Rock” dei Motörhead, realizzata in occasione del tributo “Lemmy Knows”. La seconda, invece, è una versione riarrangiata di “Train in vain” dei Clash, già proposta qualche tempo fa nell’ambito del progetto “Punk Goes Acoustic”, iniziativa di beneficenza promossa dal cantante degli Andead, e dj di Virgin Radio, Andrea Rock.
Se è vero che gli EP sono fatti per sperimentare e pubblicare pezzi che non sono entrati in album precedenti – come ammette lo stesso Olly – è comunque lecito aspettarsi che all’interno di queste sei tracce ci sia qualche indizio su quelli che saranno i nuovi percorsi sonori della band. La storia dei Fire insegna proprio questo del resto. Nel frattempo ci godiamo questo assaggio nell’attesa degli imminenti live che attendono i Fire nelle prossime settimane:
30/09 Milano, the Corner (release party)
03/10 Curno (BG), Keller + Those Furious Flames
11/10 Busto Arsizio (VA), Museo del Tessile
17/10 Piove di Sacco (PD), Lake Club
18/10 Milano, Lo-Fi Club + The Monkey Weather + 12n
19/10 Lonigo (VI), New Generation (set acustico) + 12n
