Dopo 10 anni di album e tour con gli Arcade Fire, il fratellino minore di Win Butler decide di debuttare con il suo primo album solista intitolato “Policy”.
Negli anni abbiamo imparato ad apprezzare le sue grandi doti da polistrumentista che non mancano neanche in questo lavoro; infatti suona praticamente tutto quello che c’è da suonare eccetto la batteria che porta la firma di Jeremy Gara, compagno di avventure nella band.
L’album, al contrario dei lavori maniacali degli Arcade fire e dell’ultimo ambizioso Reflektor, si presenta molto scarno, frutto di registrazioni veloci e arrangiamenti poco elaborati che è stata sin da subito la filosofia di questo nuovo lavoro.
Le prime due tracce e forse le migliori del disco sono “Take my side” e “Anna”, la prima un rock nervoso ed incisivo fatta su misura per i live, la seconda, vera perla del disco, un misto tra elettronica e melodie orecchiabili e quasi giocose (consigliabile guardare il video in fondo alla recensione).
“Finish what I started” insieme a “Sing to me” rappresentano gli unici momenti lenti del disco. Proprio in queste due canzoni, se pur molto belle,
si ha la sensazione di ascoltare qualcosa di non finito, proprio per quella famosa filosofia che sicuramente lascerà un po l’amaro in bocca ai vari fan della band canadese.
“Son of the god” è una canzone che ruota intorno ad un giro di chitarra acustica, molto orecchiabile con i ritornelli molto “Arcadefireriniani”.
“Somethingís coming” sembra essere uscita direttamente dagli studi di registrazione di “Reflektor”, infatti, è l’unica canzone del disco che richiama l’ultimo lavoro di Win e compagni.
“What I want” è una canzone rock trascinante, grezza e poco curata ma che sicuramente farà la fortuna dei vari live in programma.
“Witness”,in chiusura, è una vera perla rock and roll orecchiabile ben arrangiata con i cori che fanno da contorno ad una canzone davvero piacevole da ascoltare; il che ci riconduce alla solita e scontata domanda:
“ma si poteva fare di piu?”.
Certo che si poteva fare di piu soprattutto negli arrangiamenti perchè la filsofia “buona la prima” intrapresa da Will è tanto coraggiosa quanto rischiosa; infatti molti album in passato sono stati sottovalutati proprio per questo motivo.
Policy dunque è un lavoro apprezzabile soprattutto se pensiamo in quanto tempo è stato composto e registrato. L’album nasce senza alcuna pretesa ma noi abbiamo l’obbligo di pretendere dopo questo ascolto, soprattutto per il potenziale poco sfruttato.
Buona la prima caro Butler ma la prossima volta siamo sicuri che ci mostrerai da quale band arrivi.
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