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Reportage Live

20 anni di C2C, il “festival più europeo d’Italia”

Dal 2002 C2C riesce a creare un’offerta musicale unica e differenziata che abbraccia un pubblico eterogeneo e identitario allo stesso tempo

Il C2C, prima Club To Club, ha spento quest’anno 20 candeline: la ventesima edizione del “festival più europeo d’Italia” si è svolta come sempre a Torino, dal 3 al 6 novembre; noi siamo stati lì per due intense giornate, quelle di giovedì 3 e sabato 5: ecco cos’è successo.

Per la prima attesissima serata, sold out prima di qualsiasi altra, siamo stati alle OGR. Location straordinaria che accoglie l’apertura del C2C da anni. La serata si prospettava più breve di quelle che sarebbero seguite, infatti le artiste ad esibirsi sarebbero state “solo” tre: Aya, Lyra Pramuk, Arca per poi concludersi con DJ set di Spiritual Sauna celeberrima serata milanese.

Aya, nel suo esclusivo debutto italiano ci ha regalato un esplosivo quanto travolgente inizio per il ventennale del festival presentando il suo ultimo LP, uscito solamente a settimana precedente, I’m Hole
L’artista americana ma berlinese d’adozione Lyra Pramuk ha stretto il pubblico con sonorità pop e tecno che potremmo quasi avvicinare all’Hyperpop.

Ma lə verə perla è statə Arca, attesissimə nella sua terza presenza al C2C. Un live molto diverso da quelli che ci ha regalato nelle edizioni precedenti, un live da protagonista indiscussə della serata e tra i nomi più attesi dell’intero festival. L’artista non binary venezuelanə che nel corso degli anni ha ridefinito l’idea di pop e hyperpop, anche grazie alle sue numerosissime collaborazioni, si è concessə di dialogare più volte con il pubblico, quasi sospendendo il djset ed inscenando veri e propri momenti teatrali in cui si è chiusə in una teca, ho ha sfogliato dei petali di rosa che ha poi donato al suo pubblico. L’evoluzione è stata evidente e siamo stati felici di vedere un’artista meritevole come lxi godersi il proprio posto da headliner

Sabato 5, come per la giornata precedente, il festival si svolge interamente nella grande “Area Fiere” del Lingotto in via Nizza, luogo decisamente adatto al numeroso pubblico (l’intero festival è andato sold-out) e senza dubbio suggestivo. Arriviamo in loco per le 18.15, le porte sono state aperte da poco e la gente inizia serenamente a varcare l’ingresso. Effettuati i controlli di sicurezza si arriva all’entrata principale, il grande corridoio che conduce alle due sale in cui nel corso della serata si alterneranno gli artisti: l’enorme spazio del “Main Stage” sulla destra e l’altrettanto esteso “Stone Island Sound Stage” a sinistra, dal quale è possibile arrivare anche alla “Sala Rossa”, in cui è presente un’interessantissima installazione di light design curata da Anonima/Luci.  La line up di giorno 5 è, come quella dell’intero festival, assolutamente ricercata e variegata, amalgamando sapientemente elettronica, jazz-funk, urban e club: partendo dal set che inaugura la serata alle ultime performance di Romy e Dj Plead ben 12 artisti si alternano in continuità tra le due ampie sale.  

Il nostro viaggio attraverso questa terza giornata parte dal main stage arredato da grandi schermi su cui appare il simbolo del festival, una figura alata che, come spiega l’organizzazione: “rappresenta il futuro stato del corpo, celebra la libertà e l’urgenza di aggregarsi, ballare, ascoltare, illuminare ed essere illuminati”; un sunto visivo dell’essenza stessa dell’intera esperienza C2C, il suono e la sua intrinseca forza aggregante. 

Ad aprire le danze è Stefania Vos, dj pugliese di base a Torino che ci offre un’ora piena di elettronica raffinata con contaminazioni world, iniziando a scaldare gli spazi del main stage mentre la gente inizia a riempire i locali; lo Stage Island Sound Stage si apre invece con il siciliano Renato Leotta e il suo progetto “Ondina”.  Come da programma e con puntualità da manuale, inizia alle 19.30 il live di Makaya McCraven al main stage: il batterista francese trapiantato in USA, classe 83’, accompagnato da tromba, basso e chitarra ci immerge subito in meravigliose atmosfere jazz da cui è difficile uscire. La carica sul palco è altissima e l’eccezionale formazione riempie la sala di ritmi sincopati, lunghi assoli di batteria e chitarra, velocissime note di tromba e sensuali groove di basso, confezionando una lunga esibizione ricca di sorprese e talento, tra le più coinvolgenti della serata. Gli spazi del Lingotto continuano ad affollarsi mentre la prima parte del djset curato dai Nu Genea inizia a far ballare il pubblico della seconda sala. Già ospiti dell’edizione 2019, il duo di Napoli residente a Berlino, torna al C2C ri-proponendo il “djset+keys” che, grazie alla loro nota conoscenza del sottosuolo musicale funky e world, non delude e coinvolge gli spettatori, senza escludere l’esecuzione dei loro brani più famosi. 

Dopo l’esibizione di McCraven, al main stage arriva il momento della quota urban del festival con YEИDRY e Pa Salieu. Cantante latin-pop dominico-italiana, Yendry intrattiene senza fatica la platea, accompagnata in alcuni brani da una talentuosa rapper inglese e alternando brani in spagnolo, inglese e italiano con una sorpresa sul finale: una cover di “Almeno tu nell’universo “di Mia Martini. Pa Salieu, l’astro nascente della grime uk, arriva sul palco con una grande maschera indigena, accompagnato da batteria e tastiera. Il suo live è esplosivo, il ragazzo classe 97’ si muove svelto sul palco esaltando la folla, ripetendo come un mantra, alla fine di ogni brano la parola “energy”, la stessa energia che vuole trasmettere alla sala che lo ascolta ballando e saltando sui potenti beat uk garage. Tabella oraria in mano, il pubblico si muove tra una sala all’altra, passando dal dj-set di Deena Abelwahed all’elettronica modulare di Caterina Barbieri

Il live set dell’artista bolognese è incredibilmente evocativo e sognante: accompagnata dai vaporosi e celestiali visual alle sue spalle, Barbieri propone con maestria le sue composizioni minimali, in cui sintetizzatori, riverberi e delay avvolgono l’intera sala che si perde dolcemente in questo mare musicale ricco di glitch e arpeggi.

L’intera struttura è ormai piena di gente che si sposta tra le due sale e mentre si prende un attimo di riposo nei cortili esterni o si compra da bere al bar, che con il sistema cashless di quest’anno riduce i tempi di attesa, arriva il momento dei Bicep al main stage. Dopo un breve ritardo, il duo britannico di casa Ninja Tune sale sul palco e comincia il suo lungo ed intenso live. Chini sui loro strumenti, Ferguson e McBrian regalano un grandissimo spettacolo che tra break-beat, ambient techno, dance, esalta totalmente il pubblico religiosamente raccolto per ballare al ritmo dei loro brani più famosi, mentre gli psichedelici visuals 3d e i fasci di luce colorano costantemente gli spazi della sala. Il set si chiude con Apricots e Glue, il loro brano più conosciuto, ormai biglietto da visita per inquadrare il sound del duo di Belfast. 

Come si legge sui pannelli sparsi per la venue firmati Juventus, uno dei main sponsor del Festival, “superba è la notte” e la musica continua con due grandi dj-set: quello di Romy al main stage e di Dj Plead allo Stone Island. Ormai di casa al C2C, Romy fa ballare il pubblico con le sue peculiari selezioni euro-dance, tra chicche nascoste e brani iconici (L’amour toujours!), Dj Plead ci immerge in una techno oscura e tribale e l’orario di chiusura della serata arriva. Poco prima dell’accensione delle luci, due artisti appaiono sugli schermi ai lati di entrambi i palchi: Franco Battiato e SOPHIE, entrambi ospiti a scorse edizioni del festival ed entrambi tristemente deceduti nel 2021. Ad essi e alla loro grandissima influenza musicale è dedicata la ventesima edizione di un festival che è ormai istituzione nel panorama europeo; dal 2002 il C2C riesce a creare un’offerta musicale unica e differenziata che abbraccia un pubblico eterogeneo e identitario allo stesso tempo: la cultura del clubbing, la musica elettronica ma anche il jazz e le sperimentazioni più varie sono proposte con orgoglio da chi ormai da anni porta in Italia nomi di spicco del panorama musicale internazionale, formalizzando un’ “esperienza C2C” che si avverte fin dai primi momenti del festival, sia esso partecipato nella sua interezza o per una singola giornata. 

Aspettando l’edizione del 2023, sappiamo già che non saremo delusi. 

Grazie Torino, grazie C2C.

Damiano Grasso e Chiara Papera Ungaretti

ph Damiano Grasso

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