Articolo di Simona Ventrella | Foto di Roberto Finizio
Dal 2010, la cantautrice, pianista e interprete danese Agnes Obel ha prodotto un pop da camera spettrale e lunatico, attraverso sofisticate strutture musicali con eleganti intrecci di pianoforte, archi e la sua stessa voce.
Nonostante la sua formazione classica ha continuato a spingere i confini della sua scrittura tra classicismi, folk e sperimentazione, fino ad arrivare al più recente Myopia. Questo quarto album, rappresenta un nuovo picco espressivo della lussureggiante malinconia, che la contraddistingue. Attraverso un forte uso della manipolazione vocale unito un timbro strumentale tenebroso, voce e pianoforte si confondono con una consapevolezza pacifica per dipingere l’oscurità con abbondanti sfumature di blu intenso e grigio. Come per i suoi tre album precedenti, ha scritto, registrato, mixato e prodotto tutto nel suo studio casalingo a Berlino, dando un’impronta intima e contemplativa al disco e, nonostante la pubblicazione nel 2020, ci sono voluti due anni prima di poterlo ascoltare dal vivo.
Il giardino della Triennale di Milano è sicuramente una di quelle location ideali per godere nella forma più pura e raffinata degli esperimenti di Agnes, e infatti il live ha un grado di godibilità altissimo, confermato anche dal pubblico entusiasta e al contempo composto.
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I brani live prendono spessore non solo grazie all’eterea e impalpabile voce di Agnes, ma anche grazie alle violoncelliste che imprimono carattere, classe e aggiungono pahtos alle vibrazioni sonore dei brani.
La scaletta ripercorre la carriera musicale di Agnes mescolando e alternando le emozioni che caratterizzano la personalità di ciascun album da cui i brani sono tratti, in un set emozionante e avvolgente. C’è il tocco confrontante e gentile di Citizen of Glas, con la polverosa Rod Virgin Soil, l’accattivante ballate per pianoforte It’s Happening Again e la sincerità composta di Stretch Your Eyes. Ci sono le increspature malinconiche e eleganti, quasi autunnali di Aventine con il ritmo accattivante di Dorian e la voce magica e gentile di Agnes che incanta sulle illusioni sensoriali di Run Cried the Crawling e The Curse. Lo spessore malinconico diventa più pronunciato con Myopia e Broken Sleep e Island of Doom, dove la voce di Obel si immerge dentro e intorno alle corde pizzicate dei violoncelli che sovrastano smorzati sintetizzatori o si scioglie in trattenuti sospiri, nella pioggia di tamburi e archi compressi, appena percettibili. Queste canzoni sono come un vetro smerigliato, meticolosamente belle e vagamente snervanti. La parte finale è una risalita verso l’universo delicato e incontaminato del debutto Philharmonics con le famose Riverside, con un attacco di pianoforte indimenticabile, Philharmonics e On Powdered Ground.
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Restano solo gli applausi per l’artista e le musicista con lei sul palco, per aver condiviso questo incredibile viaggio in cui il suo suono etereo e finemente decorato si incanala e mostra forme di musica tradizionale abbagliate da riflessi crepuscolari di art-pop, trip-hop ed elettronica.
Una mezione finale per l’apertura dei Timber Timbre con Taylor Kirk in versione solista, che al tramonto, in una manciata di pezzi riarrangiati per chitarra e pochi effetti, oltre alla calda e avvolgente voce, fa riafforare con forza l’anima folk che li contraddistingueva alle origini e ci fa sentire la mancanza di un nuovo disco del trio canadase.
Clicca qui per vedere le foto di Agnes Obel alla Triennale di Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)
Agens Obel: la scaletta del concerto all giardino della Triennale di Milano
Red Virgin Soil
Dorian
Camera’s Rolling
Run Cried the Crawling
Broken Sleep
Island of Doom
Stretch Your Eyes
Familiar
Myopia
Riverside
Philharmonics
The Curse
Encore:
It’s Happening Again
On Powdered Ground
AGNES OBEL: le prossime date del tour
Giovedì 28 luglio || Terni Anfiteatro Romano
Sabato 29 luglio || Sesto Al Reghena Piazza Castello
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Andrea (Bellusco - MB)
29/07/2022 at 14:33
Perfetta cronaca del concerto e ottime fotografie per una grande artista, supportata in maniera esemplare dalle 3 strumentiste. Peccato solo che non abbiano suonato Aventine, ma non è così importante.
Apprezzabili anche l’atmosfera del giardino della Triennale e il livello del pubblico, che ha contribuito alla riuscita della serata (senza dimenticare i Timber Timbre).