Foto di Andrea Ripamonti | Articolo di Giulio Taminelli
Pensandoci bene, questo concerto ha un che di paradossale:
Ava Max, un nome che negli ultimi sei anni ha smosso i mercati musicali di mezzo mondo collezionando premi e riconoscimenti di ogni tipo, si trova alle prese con il suo primo tour da headliner.
Diamonds & Danceflores, ultima fatica in studio di registrazione che vede ancora la collaborazione di Cirkut nei panni di produttore, svolge il ruolo di colonna portante della scaletta nonostante i fan europei non abbiano ancora avuto modo di sentire dal vivo i pezzi di Heaven & Hell.
Insomma, anche a causa dei due anni di “buio” dovuti alla pandemia, la prima apparizione da protagonista di Ava Max subodora già di raccolta in stile “greatest hits” (non che questo sia necessariamente un male).
Anche per questa data Milanese, la dodicesima delle quindici previste in Europa in poco più di trenta giorni, sarà la talentuosa Emlyn ad avere il compito di scaldare palco e pubblico.
Emlyn
Palco al buio e chitarrista che, dal nulla, comincia a suonare sulla base di “Rapunzel”. Questo l’inizio d’esibizione per una Emlyn in grandissima forma che riesce a catturare l’attenzione del pubblico nonostante la presenza praticamente in solitaria sul palco.Particolarmente loquace e dalla parlata rapida ma sempre chiara, questa giovane promessa del pop (fa quasi ridere definirla così per via del successo che sta ottenendo negli ultimi anni) riesce ad imbastire uno spettacolo convincente ed accattivante sfruttando al meglio il poco tempo a disposizione.
A voler trovare un difetto nell’esibizione, devo dire che non mi è piaciuto’ eccessivo l’utilizzo dell’elettronica nella gestione dei cori e degli effetti vocali. Non voglio togliere nulla alle enormi capacità canore di Emlyn, sia chiaro, ma in alcuni momenti particolarmente complessi e ricchi di sonorità (pochi) mi è sembrato che la situazione sfiorasse pesantemente il playback.D’altro canto, ci sono state tantissime altre situazioni in cui invece i vocalizzi puramente naturali hanno davvero stupito la sala, oltre che il sottoscritto.
Parlando del pubblico, non posso che ritenermi soddisfatto del coinvolgimento che questo ha avuto durante l’intera esibizione. Un esempio su tutti, il continuo invito a muovere le braccia su Dot Dot Dot, trasformato da Emlyn in una sorta di gioco, con tanto di ringraziamento finale.
La chiusura, lasciata nuovamente alla chitarra, rende l’idea di una sorta di “simmetria musicale” che denota una certa cura nella costruzione dell’intera esibizione.
A voler esprimere un giudizio definitivo credo che, nonostante ci sia ancora molto su cui lavorare, Emlyn stia finalmente cominciando a trovare uno stile esecutivo tutto suo che, se ben arrangiato, potrà portarla ad ottimi risultati in futuro.
Ava Max
“FINALLY going on tour!! Can’t wait to see you guysss”
Questa la frase scelta da Ava Max per far partire, almeno dal lato social, il suo primo tour da headliner.
Il desiderio forte e genuino di poter incontrare finalmente i fan sparsi per il mondo e che, per troppo tempo, non hanno avuto la possibilità di ballare sulle note di alcune tra le canzoni pop più blasonate degli ultimi anni.
L’apertura ha un che di cinematografico. La voce di Ava che nel buio introduce quella che sarà, a mio avviso, una delle migliori esibizioni pop che abbiano toccato il bel paese nell’ultimo anno solare. Carica ed energica, sempre degna “capogruppo” del corpo di ballo (talentuosissimo e infaticabile, va detto), Ava Max dimostra che il successo non arriva dal caso, ma dalla costanza di una gavetta lunga più di dieci anni.
Continua attenzione al pubblico, ai dettagli e in generale alla riuscita di ogni parte dello show, senza perdere mai di vista l’esecuzione dei pezzi (ad esempio, la sensazione del playback di cui parlavo nella parte dedicata a Emlyn qui risulta totalmente assente).
Per dare l’idea del ritmo generale del concerto vi basti pensare che, per godere di un piccolo momento di dialogo senza musica, il pubblico ha dovuto attendere la settima canzone, ovvero Maybe You Are the Problem e, per capirci, di mezzo c’erano pezzi carichi come Who’s Laughing Now e quel capolavoro di Kings & Queens.
Volendo mettere un punto di demarcazione ideale in questo attimo del concerto, è da qui che parte la sequenza di canzoni meglio coreografate.
Un cluster di tracce apparentemente infinito che porterà cantante e ballerine a interpretare cinque brani, passando dalla cupa Ghost all’attivissima Salt per approdare infine alla bellissima “One of Us” eseguita in acustico per spezzare il ritmo quasi fin troppo serrato. Scrivo questo perché in certi momenti si è sentito dal palco il desiderio di “guadagnare tempo” approfittando dei punti meno spettacolari dello show.
Nel finale, un crescendo di emozioni che porterà ad una magnifica sleepwalker con tanto di accompagnamento alla chitarra elettrica (con assolo a terra un po’ “finto”, ma chi sono io per giudicare cosa non si fa per lo spettacolo) e, soprattutto, quel capolavoro di Million Dollar Baby, un pezzo le cui sonorità (e buona parte dell’esibizione a livello di danza) ricordano molto da vicino alcuni momenti del pop anni ’90.
La chiusura è affidata all’insolito quanto gradevole binomio formato da Sweet But Psyco, brano che ha di fatto consacrato la carriera della cantante, e The Motto, collaborazione con Tiësto che sono convinto abbia dato al mondo un chiaro segnale:
“Ava Max non è un fenomeno passeggero. Ava max è qui per restare”
Clicca qui per vedere le foto del concerto di Ava Max al Fabrique di Milano o sfoglia la gallery qui sotto:
La Scaletta di AVA MAX in concerto al Fabrique di Milano
Diamonds & Dancefloors
My Head & My Heart
Who’s Laughing Now
Hold Up (Wait a Minute)
Kings & Queens
Weapons
Maybe You’re the Problem
Ghost
Cold as Ice
Belladonna
Not Your Barbie Girl
Salt
One of Us (Acoustica)
Last Night on Earth
Dancing’s Done
Sleepwalker
Million Dollar Baby
Sweet but Psycho
The Motto