Articolo di Chiara Amendola | Foto di Cesare Veronesi
C’è una serie di domande molto importanti da porsi quando si valuta criticamente un concerto dei Backstreet Boys, soprattutto se a farlo è una fan sregolata che ha sognato innumerevoli volte di fare breccia nel cuore di uno dei bravi ragazzi di Orlando – i soli negli anni novanta ad avere un’immagine “pulita” – gli unici che piacevano anche alle mamme.
Proviamo a procedere quindi senza condizionamenti.
È stato uno show originale? Hanno suonato una notevole quantità di materiale nuovo tratto dal loro album più recente, “DNA” del 2019, con tanto di contribuiti video dedicati, quindi direi di sì.
Lo spettacolo è stato unico? Parliamo di una band pop attempata che ha proclamato sold out in soli 8 minuti dalla messa online dei biglietti per un concerto non accessibile a tutti, dunque non posso che rispondere affermativamente.
È stato “sexy”? Considerando gli ululati del pubblico ad ogni canzone – soprattutto se a cantare era Kevin – credo di si.
È stato tutto ciò di cui il pubblico poteva aver bisogno? Senza dubbio, c’era il necessario per una overdose insaziabile: canzoni vecchie e nuove, passi di danza, nostalgia, colpi di sole e persino gli abiti bianchi (quelli di Millennium!).
Il concerto dei Backstreet Boys all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno è stato ricco di momenti pensati per far sentire i 20.000 fan almeno un paio di decenni più giovani: un lunghissimo flashback di inizio millennio, anche se la scaletta ha richiamato alla memoria ricordi leggermente più recenti, quando la band ha suonato la prima tappa dello stesso tour al Forum d’Assago di Milano.

Con un colpo di scena, che francamente dovrebbe essere illegale, i ragazzi non hanno dato il via al set con “Everybody, Backstreet’s Back (Alright)” – l’apertura più ovvia e agognata della storia della musica pop – ma con l’umilissima “Everyone”, tratta da Black & Blue del 2000 – uno dei loro dischi più sottovalutati a mio parere – che ha comunque funzionato bene, dando un primo assaggio energico alla folla.
Il quintetto, ormai comodamente quarantenne – cinquantenne, nel caso di Kevin – fa un po’ fatica, i passi di danza non sono così scattanti e taglienti come nel periodo di massimo splendore dell’anno 2000, in particolare all’inizio della serata, quando si danno da fare per ritrovare il ritmo e lo slancio di uno spettacolo. Alcuni, tuttavia, non hanno perso molto terreno: AJ e Nick sono entrambi in forma smagliante, merito anche della loro esperienza a “Dancing with the stars” e “Rupaul Drag Race”.
A questo proposito c’è un aspetto che mi colpisce nel vedere questa band ancora attiva sul palco. Si tratta di 5 ragazzi che non hanno mai ostentato un atteggiamento da “divi”, tipico di chi diventa star mondiale in piena pubertà con annesso delirio di onnipotenza. I BSB sono cantanti nel senso più autentico e fattivo del termine, il loro è un lavoro piuttosto che una vocazione. Hanno risposto nel 1992 a un annuncio di un’etichetta che voleva formare una boy band, hanno superato il colloquio e da allora hanno cantato perché è l’unico mestiere che abbiano mai svolto, e lo fanno con impegno e devozione come un fedele dirigente delle Poste o un sindacalista ligio alla propria missione. Non c’è dunque ostacolo fisico che possa impedire lo svolgimento della loro professione, nemmeno un’incalzante artrite reumatoria o l’allontanamento provvisorio di uno dei membri.
Con plausibile sorpresa di nessuno, la maggior parte delle fan presenti sono donne tra i 30 e i 40 anni. Le loro urla collettive non hanno avuto lo stesso stridore che si potrebbe sentire a un concerto dei BTS o di Harry Styles, ma sono certa che tutte sono andate a letto con le orecchie che fischiavano o si sono svegliate in completa afonia. O entrambe le cose.

I Backstreet Boys hanno organizzato lo show in modo intelligente, i momenti DNA necessari sono stati anche i più veloci come nel caso di “Nobody Else”, “Chateau” e “The Way It Was”, brani ridotti a una sola strofa e a un giro di ritornello, eseguiti con un solo membro in evidenza sul palco dopo aver piacevolmente chiacchierato con la folla.
La parte centrale dello spettacolo è servita soprattutto come segmento di slow jam della serata, passando attraverso molte delle ballate popolari che ci hanno immediatamente riportati all’epoca in cui Tinder era solo il titolo di un b-movie sci fi – “Show Me the Meaning of Being Lonely”,”Shape of My Heart”, “Quit Playing Games (With My Heart)”, “As Long As You Love Me” e “Don’t wanna lose you now”(pezzo fondamenta da somatizzare per una teenager incompresa). Sfortunatamente, è stata anche la parte in cui alcuni limiti vocali sono diventati più evidenti – soprattutto Brian – che ha visibilmente faticato a spingere alcune delle sue caratteristiche parti alte e svettanti.
Su “No Place” – gli schermi video ai lati del palco hanno proiettato scene patinate di Nick Carter, AJ McLean, Brian Littrell, Howie Dorough e Kevin Richardson in versione sugar daddy in compagnia di mogli e figli – tentativo invano di placare la fame di testosterone delle presenti. E infatti a circa a metà dello spettacolo una scenetta in cui AJ e Kevin fingono di spogliarsi mette tutti in allarme. Per fortuna l’uso di uno schermo per la privacy ha preservato il pudore dei fan.
L’ultima parte del live è stata inevitabilmente quella più attesa e scandita da una raffica di classici, a partire da “Everybody”, in qualche modo resa ancora più orecchiabile con l’aggiunta di un ritmo EDM croccante al mix, a “We’ve Got It Goin’ On”, “That’s The Way I Like It”, “Get Another Boyfriend”, “The One”.
Menzione speciale per la chiusura trionfale con “I Want It That Way” – in cui la quantità di lacrime versate ha fatto invidia solo a quelle spese nel 2006 per la morte di Marissa Cooper – e l’encore con “Larger than life”, elogio alle credenti praticanti ormai brano live obbligato dal 1999.
In passato a fine concerto ero solita salutare i BSB pensando che ogni volta fosse l’ultima, ma nel 2023 i ragazzi si apprestano a celebrare i 30 anni di carriera e questa volta sono certa che quello di stasera è solo un arrivederci.
Clicca qui vedere le foto dei Backstreet Boys in concerto a Bologna o sfoglia la gallery qui sotto
Backstreet Boys – La scaletta del concerto di Bologna
Everyone
I Wanna Be With You
The Call
Don’t Want You Back
Nobody Else
New Love
Get Down (You’re the One for Me)
Chateau
Show Me the Meaning of Being Lonely
Incomplete
Undone
More Than That
The Way It Was
Chances
Drowning
Passionate
Quit Playing Games (With My Heart)
As Long as You Love Me
Breathe
Don’t Wanna Lose You Now
I’ll Never Break Your Heart
All I Have to Give
Everybody (Backstreet’s Back)
We’ve Got It Goin’ On
It’s Gotta Be You
Get Another Boyfriend
The One
I Want It That Way
Encore:
Don’t Go Breaking My Heart
Larger Than Life

Silvia
23/10/2022 at 22:12
Solo un appunto!
Articolo interessante, ben scritto, ma Brian gli acuti li ha ancora tutti. Sfortunatamente la sua disfonia (unità alla distonia) lo porta, a seconda della serata, ad avere serie difficoltà nell’emissione vocale. Ieri è stata una di quelle serate. Nel momento in cui servono più appoggio e controllo (quelle note alte che gli sono congeniali, per intenderci) è il Brian di sempre (magari con qualche anno in più!); quelle che, al contrario, dovrebbero essere più semplici e richiedere meno sforzo, per lui sono un po’ un trauma. Ne hanno parlato loro stessi nel documentario Show ‘Em What U Made Of (senza far riferimento a note o simili)!