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Reportage Live

DENTE: la leggerezza di “Santa Tenerezza” va vissuta dal vivo

Dente_foto credits Lorenzo Stefanini

Articolo di Umberto Scaramozzino

Vivendo nell’incertezza, nella consapevolezza di trovarci in un momento storico di profondi e imprevedibili cambiamenti – nella musica, ma non solo – avere qualche punto saldo da cui ripartire è importante. Uno di questi, per chi vive a Torino e apprezza il buon cantautorato, è Dente all’Hiroshima Mon Amour. Il club di Via Bossoli accoglie ancora una volta l’artista fidentino e anche se per un soffio non registra il sold out (forse a causa dei tanti eventi in città nello stesso venerdì sera?) l’affetto che riempie la sala si può quasi toccare con mano.

L’arma segreta di questo nuovo tour è la più semplice ma importante di tutte: un nuovo album nel quale l’autore crede profondamente. “Santa Tenerezza” è un ottimo lavoro da cui ripartire, soprattutto per chi si scontra con la falsa credenza che il cantautorato colto stia vivendo una rinascita, solo perché Lucio Corsi ha registrato il ben noto exploit da Sanremo in poi. Ma Dente è molto disilluso sull’andamento della musica in questo Paese e sa bene di dover restare fedele a ciò che per lui conta, e null’altro. Descrive il suo nono capitolo come “un disco scritto quasi tutto d’un fiato, in pochissimi giorni. Un’urgenza espressiva che non provavo da anni.”

Il risultato di tanta fiducia nel proprio materiale è un concerto avvolgente, partecipato, dove i nuovi brani vengono accolti con la stessa emozione dei pezzi storici e in alcuni frangenti risultano persino più convincenti che durante l’ascolto in cuffia. Dente non è vocalmente al suo meglio, anzi, un paio di volte deve anche concedersi qualche secondo per recuperare la voce e proseguire, ma come sempre riesce a compensare con la sua irresistibile personalità.

Il suo modo di raccontare l’assenza, il dolore che lo tiene sveglio la notte e che gli fa scrivere canzoni, è una bellissima ode alla sensibilità nel quale il suo pubblico può facilmente riconoscersi. Una chiamata alle armi per gli animi sensibili, che risulta ancora più convincente quando la leggerezza inseguita con i guizzi pop in studio diventa concreta, tutta da vivere in un concerto tanto emozionante quanto divertente, destrutturando l’immagine stantia del cantautore triste.

«I complimenti sono ben accetti, soprattutto i superlativi» è la risposta al primo “sei bellissimo” della serata che setta il tono ironico e scanzonato con il quale artista e platea stemperano i testi più profondi e malinconici.‭ «Ricordatevi chi è il leader incontrastato», è il mantra comico di Dente che giocando con l’apprezzamento verso la sua band non fa altro che sottolinearne a suo volta il talento, dando il giusto spazio ai suoi comprimari, tutti perfettamente inseriti nello show, coinvolti e divertiti.

I lavori di inizio anni Ottanta di Lucio Dalla sono la grande ispirazione di questa nuova fase della carriera di Dente, che trova finalmente quella leggerezza che forse mancava e che rende completa e più fruibile la sua musica, che non ha paura di farsi più pop. Ci si diverte di più, anche e soprattutto live. Il merito è anche dalla saggia scelta di inizio decennio di non limitarsi più alla sola chitarra acustica, che da marchio di fabbrica rischiava di diventare un limite autoimposto. Ed ecco che il suono di arricchisce, con tastiera, archi, fiati e tanti altri elementi che cinque anni dopo delineano la nuova identità artistica di Dente, sempre coerente ma ben più lungimirante. Una nota di merito a parte va poi riservata al sax, che una volta tanto non viene evocato per moda, ma perché ingrediente essenziale di una ricetta messa a punto con cura.

Da ormai due decenni Dente porta in giro per l’Italia il suo personalissimo modo di intendere il cantautorato, da un lato facilmente accostabile ai grandi della tradizione, dall’altro fondamentalmente incomparabile, soprattutto la sua incarnazione dal vivo. Ed è rassicurante constatare come il tempo non sia riuscito a scalfire quell’idea, che pur alleggerendosi resta autentica, genuina, inimitabile.

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