Articolo di Cecilia Passetto | Foto di Federico Buonanno
“I giorni passano e la regola non cambia: più voi fate casino, più noi facciamo casino”
Così dalla batteria KARIM ricorda il principio cardine dei loro concerti, e se gli ZEN CIRCUS chiamano, non possiamo che rispondere con tutto l’entusiasmo che abbiamo in corpo!
I concerti degli Zen Circus sono così, prima regola: divertirsi.
Zen non lasciateci, come faremo due anni senza di voi?!? Soprattutto dopo questa stasera?
É una sera di inizio estate, gli Zen Circus riempiono il Magnolia nonostante la scomoda concomitanza col concerto degli INCUBUS (poi annullato). É un concerto programmato per salutarci,un loro “arrivederci” alla scena musicale. Dopo il tour estivo infatti si prenderanno una pausa di due anni dalle pubblicazioni come band ma soprattutto dalle esibizioni dal vivo, per concentrarsi sui rispettivi progetti solisti già in cantiere da tempo.
E APPINO, con l’ottimismo che lo contraddistingue ricorda:
“Due anni di pausa e poi torneremo, sempre se saremo ancora vivi, se no questo potrebbe essere l’ultimo concerto, chiaramente per noi come per voi”
Noi, piccoli fan indifesi come faremo proprio non lo so.
Il concerto degli Zen si conferma, anche questa sera, una festa bellissima: si canta, si balla, ci si diverte, e considerato che non ci vedremo per un po’ ci omaggiano di una scaletta che racchiude sì i brani di più successo, ma condita da qualche chicca ripescata dagli albori di carriera.
Per tutta la durata del concerto si cantano tutte, e sottolineo tutte, le canzoni.
Un gigantesco sing along di un’ora e mezza. Praticamente senza pause.
Si inizia con “La Terza Guerra Mondiale”, ormai opener imprescindibile da diversi anni a questa parte. E da come si urla la strofa “ed un gatto padroni non ne ha” capisco che domani saremo tutti senza voce, e siamo solo al primo brano.
Basta il primo accordo di “Catene” e la stiamo già tutti cantando ed è forte l’emozione con cui tutto il parterre interpreta “L’Anima non Conta”. Appino lasciaci pure il microfono, famo noi!
“Non Voglio Ballare” è eseguita con trasporto, sopra e soprattutto sotto il palco, ne conosciamo perfettamente il testo, lo abbiamo capito, ma il monito contenuto nel titolo è inapplicabile, evitare di ballare non è umanamente possibile e l’unico modo in cui “vogliamo farci male” è saltare sulle note di “Vent’anni” e “Ilenia”, sul ritornello di “Figlio di Puttana”, buttarci nel pogo durante “Andate Tutti Affanculo”e “Qualunquisti” e vivere da protagonisti lo stage diving della strepitosa “Viva”, brano che chiude la serata.
Possiamo dirlo, il successo dei live degli Zen Circus è dovuto anche alla loro simpatia, sono proprio simpatici e dicono e fanno un sacco di cagate, forse è anche per questo che ci si sente così simili a loro. Ed è così che l’esecuzione di “Ragazzo Eroe” viene interrotta, Appino e il “maestro” Pellegrini, ormai vero e proprio membro aggiunto della band, devono risolvere una discussione avuta qualche ora prima e lo faranno con una battaglia navale: si imbarcano su due canotti che passano sopra le nostre teste sostenuti dalle mani del pubblico, e armati di squali gonfiabili iniziano una “battaglia fra marinai” come la definisce Ufo, che diventa anche giudice di questo duello, finito in pareggio.
Sembra un incrocio fra “Takeshi’s Castle” e “Giochi Senza Frontiere” apostrofa Karim
citando i due famosi giochi televisivi degli anni ‘90.
Dopo questa piccola parentesi, tornano ai loro posti sul palco e concludono il brano.
Scherzano fra di loro e si divertono su quel palco, è evidente l’intesa forgiata da tanti anni di live. Sono dei ragazzini in gita scolastica, siamo noi durante il primo inter rail. Ci si sente tutti coinvolti perché alla fine quei ragazzi siamo noi. Sarà anche per questo che, per una sera, si vedono meno telefoni del solito a riprendere.
Si riposano un po’ le gambe nel corso dell’esecuzione dei brani più cadenzati dando così la possibilità di ricaricare i polmoni per urlare i testi come succede durante l’esecuzione de “Il Fuoco in Una Stanza”, “Appesi alla Luna” e la trasognante “Non”.
“L’Amore è una Dittatura” viene eseguita in una versione quasi a ”a cappella”con il solo accompagnamento alle tastieredi The Geometra, all’anagrafe Fabrizio Pagni.
Ci saranno 30° ma mentre Appino detta il testo della canzone nel microfono i nostri corpi vengono percorsi da brividi e si urla insieme a lui le strofe più significative del brano.
Vedere gli Zen Circus dal vivo rincontrare quegli amici del liceo con cui non ti vedi da tempo cantare insieme le loro canzoni è rivivere e ridere dei ricordi.
Sarà che nella sensibilità dei loro testi ci siamo riconosciuti tutti almeno una volta. Questi ragazzacci di Pisa, che parlano di droghe, di conflitti con i genitori e dicono un sacco di parolacce, non sono esattamente le persone che porteresti al pranzo della domenica dalla nonna e invece sotto, ma in realtà celato ben poco, denunciano il qualunquismo, il riscaldamento globale, parlano di morte, tema ricorrente nei loro brani, e di rivoluzione. Certo non si possono paragonare ai testi di Guccini e a de Andrè ma siamo anche in anni diversi, ormai troppo lontani dal ‘68, e gli Zen hanno trovato un modo semplice e diretto di raggiungere tutti, abbracciando le età più disparate. A un concerto degli Zen convivono insieme almeno tre generazioni..
In ogni loro testo una provocazione, uno spunto di riflessione, non si può rimaner loro indifferenti. La loro chiave è la semplicità.
Ciao Zen, “cari fottutissimi amici miei”.
Clicca qui e guarda la gallery fotografica del concerto dei The Zen Circus a Milano o sfoglia qui sotto gli scatti del live
ZEN CIRCUS – la scaletta del concerto di Milano:
La Terza Guerra Mondiale
Catene
Non Voglio Ballare
Vent’anni
Voglio Invecchiare Male
Il Fuoco in Una Stanza
Andate Tutti Affanculo
Ilenia
Il Mondo Come lo Vorrei
Canta che ti Passa
Appesi alla Luna
L’Amore è una Dittatura (sanremo)
Ragazzo Eroe (Karim washboard)
Figlio di Puttana
Vecchi Senza Esperienza
Qualunquisti
Non
Nati per Subire
ENCORE:
L’anima non Conta
Viva