Articolo di Serena Lotti | Foto di Andrea Ripamonti
Fino al 15 luglio l’I-Days, partito lo scorso 21 giugno, continuerà a farci sognare puntando, dopo Florence + The Machine, Rosalia e Foals su artisti del calibro di Travis Scott, Black Keys, Liam Gallagher, Nothing But Thieves, Red Hot Chili Peppers, Skunk Anansie, Primal Scream, Arctic Monkeys e The Hives. Noi presenti sotto palco durante una giornata tutta al maschile (ma senza troppo testosterone) dove FASK, Interpol e Paolo Nutini hanno tenuto una lezione sulla fenomenologia dell’amore e le sue declinazioni.
Ancora con i postumi di un’influenza arrivo reduce da una Milano Pride a dir poco pink hardcore, la parata rainbow LGBTQ+ di Milano, con i suoi 300 mila partecipanti è la più grande che io abbia mai visto ed è stato tutto bellissimo, c’è sapore di libertà e amore alla fragola nell’aria. Alle 18.00 ho già dato tutto. Ho ballato, urlato e cantato le canzoni di Ambra, degli ABBA, di Britney Spears, della Carrà. Sono strafatta di abbracci, di glitter, di slogan sui diritti, di sorrisi, di immagini di gente che limona duro. Ci abbracciamo tutti e niente, l’amore è prepotentemente, ficcantemente dentro di noi.
Mi avvio all’Ippodromo con un outfit che era adeguatissimo per il Pride ma decisamente out of context per gli I-Days. Tra fiori, trucco fluo, glitter, collanazze a cuore e capelli cotonati, la me stessa che sembrava molto figa durante la parata, ora assomiglia ad una Tina Cipollari 2.0 pronta per vendere profilattici ai frutti rossi in una televisione privata.
Arrivano i FASK. La band underground che negli ultimi due anni ha centrato a pieno l’obiettivo della credibilità e della popolarità, viene promossa a pieni voti sul palco degli I-Days in apertura di due colossi come Interpol e Nutini. Con Animali Notturni e le sonorità pulite, rotonde e buone di Canzoni tristi, Dritto al cuore, Non potrei mai e con Come un animale, Cosa ci direbbe, Lago ad alta quota dell’ultimo È già domani ci regalano un’esibizione assolutamente a fuoco con un Aimone Romizi che non lesina in passione e vigore e prende di petto l’occasione per attizzare un fuoco sul quale gli Interpol ci aspettiamo ne facciano una personale versione de L’inferno di cristallo di John Guillermin.
Ecco gli Interpol. Algidi, cupi, enigmatici e purtroppo anche decisamente scazzati. In abito nero, occhiali da sole e quell’imobilismo squisitamente dandy newyorchese sanno comunque charmarci senza appello. Sbaviamo verso i videowall appena appare Daniel Kessler, to be honest. Lo stesso non si può dire se spostiamo l’attenzione suoi suoni e la performance. Con un Paul Banks a tratti non pervenuto e suoni grevissimi che sembrano girare su stessi, agli Interpol è venuta meno l’occasione per trasferire potenza e trascendenza. Che sia mancata loro l’urgenza o la motivazione, vero è che un palco così grande e una venue così dispersiva hanno ridefinito (male) i confini entro i quali la musica crepuscolare degli Interpol acquisisce al massimo la sua identità.
Il set non breve (circa 15 pezzi) è pieno di classiconi tratti da Antics, Turn on the Bright Lights e Our Love to Admire tra cui Evil, Obstacle 1, Slowhands e parte dei brani dell’ultimo lavoro. Non è un epic fail come molti sosterranno a fine concerto, diciamo più un bene ma non benissimo.
Paolo Nutini e la sua numerosa band sono sul palco. Quello che accade dopo è misto di pathos e romanticismo, di spleen e psichedelia insieme. Un ossimoro vero. Ma questo è. C’è blues, funk, soul, pop, elettronica. C’è purezza, poesia. C’è la potenza di una voce caldissima e profonta, ci sono visuals che ci trasportano direttamente in un live dei Tame Impala e dei Pink Floyd. C’è una psichedelia controllata, una follia ordinata. Nutini gioca con una scaletta di nuove canzoni dell’ultimo album, punteggiando il set con le canzoni più amate, tra le singalong di Candy, Acid Eyes, Thorough The Echoes, New Shoes.
Nutini che si sposta dalla chitarra ai synth e alle machine con cui costruisce la narrazione elettronica dei brani, vedi Heart Filled Out, Nutini che rinnova gli arrangiamenti con buona pace delle critiche dei fan più conservatori come in Pencil Full of Lead, Nutini che è onesto, umano, pulito. Ringrazia in italiano, si commuove, dimena irresistibilmente la chioma alla George Harrison, salta sul palco, ma quanto è dolce?
Il suo è un canzoniere pieno di piccole meraviglie, perle narrative che fluttuano nell’aria polverosa dell’Ippodromo e si disperdono come bolle di sapone tra i nostri corpi sudati e stanchi regalandoci un’autentica peace of mind. Siamo in chiusura.
Paolo ci tiene fuori dal set quel masterpiece di Better Man, un pezzo struggente e quanto mai attuale, e ci piazza, a compensazione della sua gravissima manchevolezza, una onirica e potentissima versione di Iron Sky con tanto di intersezione pirandelliana che non capiamo fino in fondo (Nutini si fermerà a metà pezzo per guardare il vuoto e bofonchiare frasi che non capiamo. Sembra che qualcuno si è fatto male nel pit…). In quel momento anche le zanzare smettono di trivellare i nostri corpi e si mettono a piangere con noi. Iron Sky patrimonio dell’Unesco. Subito. Chiudiamo con la danzereccia Shine a Light ed una sezione tunz tunz un filo spiazzante.
Il concerto è finito. L’effetto dell’ipubrofene sta svanendo e mi sento un rottame, sono cartone da macero in una fabbrica di riciclaggio. Vado a comprare l’ennesima bottiglia d’acqua a 3€ e mi imbatto in un tipo che mi ride in faccia. Non capisco, ma poco dopo allo specchio vedo la mia immagine riflessa. Farmi applicare quei glitter blu in faccia allo stand del Tonno Rio Mare due ore fa mi sembrava un’ottima idea e mi ci sentivo molto figa. Ora sembro un Avatar con la dermatite atopica. La mia natura profondamente cascettara mi spingerebbe ad avvicinarmi a quel ragazzo con l’incedere di un mohicano ed asfaltarlo. Not today. Oggi la love experience ha trionfato su tutto, la dopamina non ci ha dato tregua. Oggi si incassa con buona pace della stizza, oggi vince la bellezza, l’amore universale. Ci sarà tempo domani di tornare riottosi, intolleranti e dediti alla batracomiomachia. It’s a piece of cake!
Clicca qui per vedere le foto di Interpol e FASK in concerto agli I-Days (o sfoglia la gallery qui sotto)
PAOLO NUTINI: la scaletta del concerto di Milano
Afterneath
Lose It
Scream (Funk My Life Up)
Let Me Down Easy
Heart Filled Up
Acid Eyes
Through the Echoes
Coming Up Easy
New Shoes
Pencil Full of Lead Stuck In The Middle With You
Take Me Take Mine
Candy
ENCORE
Radio
Iron Sky
Shine a Light
INTERPOL: la scaletta del concerto di Milano
Untitled
Obstacle 1
If You Really Love
Nothing
Narc
C’mere
Fables
Evil
Pioneer to the Falls
Roland
Rest My Chemistry
Not Even Jail
No I in Threesome
Pda
Slow Hands
Fast Animals and Slow Kids:
la scaletta del concerto di Milano
Vita sperduta
Come un animale
Canzoni tristi
Lago ad alta quota
Dritto al cuore
Cosa ci direbbe
Non potrei mai