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Reportage Live

Graspop 2024 – Day 1: un viaggio ipnotico e multisensoriale con i Tool, headliner spettacolari del primo giorno del GMM24

Articolo di Jennifer Carminati

Il Graspop Metal Meeting è il festival metal estivo che si svolge annualmente a Dessel (Belgio) dal 1996 e che ogni volta supera il record raggiunto in precedenza in termini di affluenza di pubblico e qualità oltre che varietà delle line-up offerta.

GMM 2024 che aspettarsi quindi? Noi di RockON vi diamo qualche numero: quattro giorni, cinque palchi. Per la 27esima volta, le pianure di Dessel saranno l’hotspot per i nomi più importanti della scena metal e hard rock internazionale. Ancora una volta, Dessel tremerà fino alle sue fondamenta per il festival più importante del Belgio e tra i più importanti in Europa che si svolgerà dal 20 al 23 giugno 2024.

I biglietti per il GMM2024, in vendita dall 25 novembre 2023, sono andati esauriti qualche settimana prima dell’evento, a dimostrazione del fatto che questo festival, organizzato nel migliore dei modi, ci sono già stata lo scorso anno e posso confermarlo, e con una line-up davvero spettacolare, attira sempre migliaia di visitatori da ogni parte del mondo.

Anche quest’anno non si sono risparmiati e sono tanti i nomi importanti che prenderanno parte a questa 27ma edizione che non inizia nel migliore dei modi purtroppo, dato che, causa maltempo, gli organizzatori sono costretti ad impedire l’accesso anticipato all’area festival ed annullare la serata di pre-party prevista per il mercoledì 19.

È dallo scorso autunno, quando uscirono i primi nomi headliner, che il mio personalissimo conto alla rovescia per questi primi giorni di ferie estive è iniziato. Chiamarle ferie è un eufemismo visto che saranno 4 giorni di zero dormire e devastazione, ma vi assicuro che ne vale assolutamente la pena per chi come me ama la dimensione live più di ogni altra cosa.

Il GMM è un appuntamento imperdibile per l’organizzazione impeccabile e  anche per la varietà offerta di generi metal che accontenta davvero tutti: hard rock, death, black e trash thrash, punk e metalcore, e proposte più leggere e orecchiabili a scaldare tipicamente gli animi del primo pomeriggio. Insomma oltre che essercene per tutti i gusti culinari ce ne è davvero anche per tutti i gusti musicali ed è quasi impossibile uscire scontenti a fine giornata dai cancelli di questo festival.

I gruppi si alternano su ben 5 stage: South e North Stage, enormi e scoperti, Jupiler più piccolo e sempre scoperto, mentre gli altri due Marquee e Metal Dome si trovano al coperto, perfetto riparo dal sole e ahimè dall’acqua quest’anno. Insomma, con quasi sempre tre band in contemporanea a suonare bisogna fare delle scelte su chi vedere e chi no, e anche quest’anno avevo sovrapposizioni pesanti tra cui scegliere, per mio gusto personale s’intende.

Per cui, selezione fatta alla mano, assolutamente a discrezione personale ripeto, tabellone a portata di App per essere aggiornati all’ultimo minuto, e via si parte, ecco che oggi giovedì 20 giugno 2024 il conto alla rovescia è finalmente finito e inizio con il raccontarvi il giorno 1 di questo GMM2024.

Festival bagnato, festival fortunato” giusto? Speriamo sia davvero così, ma ve lo saprò dire, ora è presto per esprimersi.

BROTHERS OF METAL

Apriamo le danze all’interno del Marquee a mezzogiorno in punto in compagnia degli svedesi Brothers of Metal: gruppo power metal che ha deciso di utilizzare come nome il titolo di una canzone dei Manowar, nato mio nel 2012 e formato da otto membri, con una voce maschile e una femminile che ben si alternano e uniscono spesso nei cori. Traggono ispirazione dal mondo vichingo, sia nell’abbigliamento che nei testi, in cui raccontano di avventure tipiche della mitologia norrena. Vestiti di pelli e pellicce e armati di melodie accattivanti, i Brothers of Metal hanno trovato una formula, non certo originale, ma vincente e una buona fetta del pubblico, già presente in maniera piuttosto cospicua nonostante siano il primo gruppo di questo giovedi che si preannuncia piovoso ma non troppo per fortuna, è conquistata. “Skal” grida a piu riprese il simpatico frontman che si scola una birra dietro l’altra per brindare insieme, ma per me e’ ancora presto dai, piu tardi brindero’ alla vostra e a questo fantastico festival soprattutto.

DOMINUM

Un po’ di teatralità non ha mai fatto male a nessuno, dicono, e i tedeschi Dominum sembrano averlo capito bene. Il frontman Dr Dead sa esattamente di cosa ha bisogno un buon spettacolo. Qui non ci sono damigelle in pericolo o draghi sputafuoco, ma orrore, puro e semplice fatto in musica. Il loro è un rock/metal rivisitato che sa tanto di power metal, come se Sabaton e Powerwolf incontrassero Ghost e Lordi insomma, ne esce un sound energico e teatrale che segue, sia per quanto riguarda i testi che per l’immagine scelta dalla band, tematiche horror con melodie che fanno subito centro grazie all’utilizzo di ritornelli dal forte impatto, orchestrazioni dark e tastiere sempre ben presenti. Tutto ciò aiuta ad esaltare le composizioni che colpiscono per il loro temperamento e una certa dose di personalità. Brani semplici ma ben costruiti, che conquistano fin dai primi ascolti, senza inventare nulla di nuovo, ma mettendo in risalto un mix di diversi elementi che fanno subito presa, potenza e melodia, dall’appeal non indifferente che fanno proseguire questo inizio di GMM24 nel migliore dei modi. Peccato solo che i maxischermi ai lati del North Stage siano leggermente in ritardo rispetto a chi sta sul palco e questo influisce ovviamente sulla scorrevolezza del tutto ma ok, siamo certi che andra’ sistemandosi.

DYING WISH

I Dying Wish sono una band metalcore di Portland, con una cantante femminile, e già con questo guadagnano punti agli occhi di molti metalheads. Emersi dalla scena hardcore underground americana nel 2016, da allora si sono trasformati in un rispettato gruppo metalcore con una fanbase mondiale.  Il loro concerto mi ha trasmesso un’energia pazzesca e allo stesso tempo, la frontman Emma con i suoi codini biondi svolazzanti, riesce a trasmettere le emozioni più variegate, con un cantato molto espressivo, brava davvero, mi è piaciuta moltissimo. Si scatenano i primi circle e moshpit violenti all’interno di questo Marquee colmo raso di gente, e son solo le 13.30, incredibili davvero i metallari, come affrontano con passione e rispetto tutte le band presenti all’interno di festival importante come questo. A tutti gli effetti, per quanto mi riguarda, i Dying Wish sono stati una bella sorpresa, la prima di questo GMM24 appena iniziato, e mi riprometto di approfondire la loro conoscenza una volta rientrata a casa.

BLEED FROM WITHIN

Gli scozzesi Bleed from Within hanno iniziato nel 2005 suonando cover dei Lamb of God e gradualmente si sono trasformati poi in un gruppo metalcore con una propria interpretazione della musica, con il loro deathcore schietto e aggressivo. Il loro deathcore, o death metal melodico che dir si voglia, è perfetto per il frontman Scott Kennedy, che ogni tanto alterna alle sue urla un growling potente mentre spettano al chitarrista Steven Jones le voci pulite. La formazione di Glasgow è nota per distruggere i palchi di tutto il mondo, per questo il GMM24 è perfetto per dare loro la giusta visibilità, con un ottimo riscontro da parte di tutti gli astanti, riuscendo anche ad inaugurare il moshpit nell’area sotto il Juplier Stage, che tra salti e circle pit creerà i primi veri e propri infangamenti pesanti, inevitabili nel contesto di oggi. Dopo aver visto il trascinatore Scott Kennedy dare il meglio di sè e l’energia diffondersi in maniera incontenibile, tra le fiamme che resistono alla pioggia che ha iniziato a scendere copiosa, possiamo dire che il festival metal belga per eccellenza prosegue la sua corsa nel migliore dei modi.

SHADOW OF INTENT

Giusto il tempo di rientrare al coperto del Marquee e incontro i primi personaggi folkloristici del festival. Gente vestita tappezzata di smile piuttosto che un paio di ragazzi letteralmente in vestaglia, o altri vestiti in maniera carnevalesca oserei dire. Immancabili poi i “soliti” dinosauri gonfiabili che vedo scorazzare tra il fango muniti di gambe umane ovviamente. E saranno molti altri i personaggi che incontrerò in questi giorni di girovagare tra un palco e l’altro.

Tornando alla musica, i quattro membri della band deathcore americana Shadow of Intent si sono incontrati sullo stesso palco nel 2013, dopo aver suonato per diverse altre band. Il loro nome è stato preso da un’astronave della serie di fantascienza Halo, che non conosco ma molti di voi che state leggendo sicuramente sì e poiché anche i testi seguono la trama dei romanzi di Halo, era giusto dirlo. Il loro è un death metal sinfonico con un pizzico talvolta di deathcore e anche di progressive metal che mi ha ricordato molto i Lorna Shore. Dopo i tour di successo con band come Cannibal Corpse, Carnifex, The Black Dahlia Murder e Whitechapel, questo è il momento perfetto per il loro debutto al GMM. Ben Duerr è un ottimo frontman che riesce a trasmettere con enfasi quello che viene spesso definito simphonic/technical deathcore, con blastbeat a raffica e la tipica cura dei dettagli del progressive, con suggestivi echi sinfonici inseriti nei punti giusti. Un graditissimo proseguimento di pomeriggio con una band a cui non avrei dato una chance su carta, ed invece dal vivo hanno rivelato potenzialità non indifferenti, che scatenano il pubblico medio giovane appena entrato nel grande mondo del metal che vedo assiepare le prime fila ma non solo loro.

ASINHELL

Conosciamo tutti Michael Poulsen come la forza trainante della rock band danese Volbeat, ma pochi sanno che ha mosso i suoi primi passi nella musica con la sua band death metal Dominus. In seguito ha deciso poi di formare il trio death metal Asinhell, che son ben contenta di vedere quest’oggi al loro debutto sul palco del GMM24. Ispirati da artisti del calibro di Death, Entombed, Autopsy e Bolt Thrower, hanno recentemente registrato il loro primo album Impii Hora: come detto, Pulsen dei Volbeat, l’ex cantante dei Morgoth Marc Grewe e il batterista Morten Toft Hansen, hanno dato seguito ad uno show pazzesco, un concentrato di adrenalina e potenza davvero ben fatto. Vedere Michael Poulsen dei rockettari Volbeat fare il chitarrista in una death metal band massiccia e incazzata potrà magari risultare strano a qualcuno, ma vi assicuro che hanno decisamente la loro ragione d’esistere.  Brani un po simili ognuno all’altro, che faranno storcere il naso agli intransigenti del death metal old school ma che fanno trasparire la solita buona composizione di Poulsen, che dimostra di sapere ancora imbastire dei brani più che onesti, che dal vivo poi rendono ancora meglio che su disco e la grande affluenza di pubblico lo dimostra, piacciono eccome, e va bene cosi.

DORO

Nel 1984 il mondo conobbe le impressionanti capacità vocali di Doro Pesch con l’album di debutto della sua band Warlock. La potenza vocale della cantante tedesca è sempre stata presa in grande considerazione dalla comunità metal. Doro Pesch è una vera pioniera, un’icona metal femminile che ha aperto la strada a coloro che hanno seguito le sue orme ed è rimasta nel tempo una delle cantanti metal più rispettate di sempre, costruendo una carriera invidiabile che è giunta alla sua quinta decade. L’unica e autentica regina del metal: Miss Doro Pesch è tornata e il titolo del suo ultimo album la dice lunga sulle sue intenzioni: Conqueress Forever Strong and Proud. Per i quasi 60 minuti a sua disposizione la bionda tedesca, accolta da un tripudio generale, ci guida e accompagna  in un viaggio attraverso la sua lunghissima carriera, regalandoci vere e proprie chicche tratte dalla sua sterminata discografia. Un’artista che nel corso degli anni è sempre rimasta fedele al suo pubblico, incidendo ottime canzoni e facendosi accompagnare da validi musicisti (con una dose di tamarraggine non indifferente) e che offre sempre, indifferentemente dal fatto che abbia davanti una folla oceanica o solo poche persone, la stessa carica dirompente che la contraddistingue. Momento topic la cover del classico per eccellenza dei Judas Priest seguita poi a ruota dall’inno della nostra regina del metal, che non c’è bisogno di nominare il titolo, tutti la cantano a squarciagola talmente è nota. Doro è una intrattenitrice perfetta, impossibile rimanere impassibili di fronte al suo entusiasmo e alla sua vitalità, davvero trascinanti e coinvolgenti. La Metal Queen per antonomasia si è confermata essere quella di sempre, come se il tempo per lei non scorresse mai e che altro dirle se non chapeau.

Dove posso firmare per arrivare cosi alla sua eta’?

KERRY KING 

Questo di Kerry KIng è senza dubbio uno degli spettacoli più attesi di questa 27ma edizione del GraspopMetalMeeting e per noi fan italiani rappresenta una possibilità di vederlo onstage, vista la cancellazione della data prevista al Metal Park a luglio. Quando gli Slayer hanno deciso di mollare il colpo, Kerry KIng ha chiarito sin da subito che era ben lungi dall’essere finito come artista. Non ha perso tempo a mettere insieme una nuova band per continuare a fare quello che aveva fatto negli ultimi quattro decenni, ovvero suonare su di un palco. Con il chitarrista Phil Demmel, il bassista Kyle Sanders, lo skinman Paul Bostaph e Mark Osegueda dei Death Angels come frontman, la prima apparizione di Kerry King al GMM è stato un successo anticipato. Inutile dire che la scaletta includerà anche diversi classici degli Slayer ben interpretati dal cantato feroce e aggressivo di Mark Osegueda, che non fa rimpiangere poi così tanto il vero e indiscusso portavoce di questi brani che hanno fatto la storia dell’heavy metal mondiale. Kerry King si è circondato di una band che la pensa esattamente come lui, punitivi e spietati, nello scaraventarci addosso 65 minuti di ineccepibile e serrata violenza fatta musica. L’intero set è di un livello di cattiveria impressionante, con un approccio onesto, che non sa di studiato a tavolino per far soldi ma trasuda passione da ogni poro. Croci rovesciate e violenza che si mischiano a velocità’ e che vogliamo di piu, qualche fiammata e il gioco e’ fatto. E di questo i metallari intransigenti credo possano darmene conferma, Kerry KIng c’è ancora, ed è sempre una garanzia di qualità, qualunque cosa decida di fare. Ogni tanto è bello avere qualche certezza, musicale e non solo, su cui poter contare non trovate anche voi? Grazie Kerry King per essere quello che sei, noi metalheads di vecchia data ti vogliamo continuare a vedere cosi, sei una delle poche certezze nel mondo metal.

KVELERTAK 

I norvegesi Kvelertak sono una vera e propria rarità nell’ambito metal a cui è impossibile rimanere indifferenti, se si ha la fortuna di imbattersi in un loro ascolto. Traggono ispirazione dai generi più diversi: industrial metal, blues, punk, garage rock, grunge, rock alternativo, death metal e la lista potrebbe continuare, pensate un pò, tanta è la varietà di influenze dei nostri. I Kvelertak si descrivono come una band rock ‘n’ roll più di ogni altra cosa, quindi l’atmosfera hard rock alla Thin Lizzy non dovrebbe sorprendere, ma ci troviamo anche Hellacopters e Turbonegro e nel loro sound, dipende un pò da che brano ci fanno ascoltare. L’eclettismo è sempre stato uno dei punti di forza dei Kvelertak e con il loro caratteristico suono distorto a tre chitarre, riescono comunque ad essere sempre coerenti con sé stessi. I Kvelertak riescono a far funzionare tutto anche dal vivo senza creare confusione, anzi, dando sempre vita a qualcosa di strettamente personale. Uno show curatissimo e preciso, in un mix che, piaccia o no, funziona alla grande.

MEGADETH 

Per oltre quarant’anni i Megadeth sono stati una delle forze trainanti del thrash metal mondiale. Fondata nel 1983 dal chitarrista/cantante Dave Mustaine e dal bassista David Ellefson, la band esplose sulla scena nel 1985.  I Megadeth sono noti per le loro complesse strutture di canzoni, l’intensità avvincente, le performance di alta precisione e una predilezione per i testi che trattano di guerra, politica, religione, morte e relazioni personali. Negli ultimi decenni e nonostante numerosi cambi di formazione, i Megadeth sono rimasti una forza nel metal grazie a memorabili spettacoli dal vivo di cui stasera ne avremo l’ennesima riprova, con il nuovo chitarrista, Teemu Mäntsyaari, pronto ad esibirsi dal vivo per la prima volta dopo aver sostituito più volte lo storico chitarrista Kiko Loureiro. L’intro sancisce finalmente la fine delle attese, e lo fa nel modo migliore possibile come anche la tripletta che segue che è da brividi e il pubblico reagisce con entusiasmo a questi intramontabili classici. I Megadeth oramai sono Dave Mustaine, il leader e fondatore,  in forma e ben disposto verso il pubblico: più volte nel corso dello show parla e scherza con il pubblico presente in maniera copiosa ad assistere al loro spettacolo nonostante le varie sovrapposizioni su altri palchi. Scaletta perfetta, a detta di chi ama la band, e di cui non faccio certo parte, ma non potevo perdermi l’occasione di vederli questa sera nella cornice particolare del GMM24. Un concerto perfetto sotto tutti i punti di vista, anche il meteo è stato clemente, riservando alla notte poche gocce di pioggia, senza intralciare lo svolgimento delle esibizioni. Sul palco i quattro appaiono affiatati, muovendosi con mosse coordinate, offrendo uno show in cui nulla è lasciato al caso. E stando alla reazione del pubblico possiamo dire che i Megadeth hanno pienamente raggiunto l’obiettivo, con una un’esibizione che i presenti ricorderanno per molto tempo. Il giusto coronamento di una prima giornata di GMM24 pienamente riuscita che sta quasi per svolgere al termine, ma non prima di due altri colossi del metal mondiali.

ALICE COOPER

Sta calando la sera ed arriva il turno di Zio Alice, che non ha certo bisogno di presentazioni. Nella precedente edizione del GMM, Alice Cooper con gli amici Hollywood Vampires erano saliti sul palco riscuotendo un successo insperato forse. Nel 2024 lo shock rocker torna di nuovo sul palco del GMM per presentare il suo nuovo album e farci riascoltare i suoi grandi successi.  Per mezzo secolo, Alice Cooper è stato sinonimo di spettacoli teatrali dal vivo con sedie elettriche, ghigliottine, sangue finto, boa constrictor e molte altre trovate che rendono lo spettacolo divertente. La gigantografia di Alice stampata su di un foglio di giornale saluta il pubblico cadendo e mostrando una scala con alla sua sommità il nostro ragazzaccio in tenuta da performance: zampe da ragno ai lati della sua giacca, che si muovono ad ogni gesto di incitamento e coinvolgimento, e l’inconfondibile trucco che lo ha reso celebre in tutto il mondo.

Il pubblico è in visibilio quando vengono eseguiti i suoi successi: da Billion Dollar Babies a No More, e come non citare Hey Stoopid. Arriva anche Feed My Frankenstein con un bel siparietto della band e con tanto di mostro gigante di Frankenstein dalle sembianze dello stesso Alice, sconvolgente, come lo è il momento della ghigliottina. Tocca poi a una delle più belle canzoni scritte da Mr. Cooper: Poison, con il coro del pubblico che riempie l’aria del GMM24. Sarà compito dell’immortale Schools Out, di condurci verso la conclusione dello show. Grandissimo concerto per questo uomo che con non sente i suoi anni sulle spalle e tra palloncini, coriandoli e stelle filanti ci congediamo da lui, carichi e soddisfatti di questo magnifico spettacolo a cui abbiamo appena assistito. Si può rimanere ancora a bocca aperta di fronte all’esibizione di Alice Cooper anche se lo si e’ gia visto tante volte? Certo che si. Alla veneranda età di settantaquattro anni, con i suoi occhi spiritati e un forte carisma e senso di teatralità, Alice Cooper è ancora capace di mettere in piedi uno spettacolo nel vero senso della parola: musica, teatro ed effetti speciali.

Quello che sappiamo di certo tutti noi ora è che di serate così ne vogliamo ancora.

TOOL

Formatasi nel 1990 a Los Angeles, la band progressive metal americana ha la reputazione di mettere in scena spettacoli dal vivo sbalorditivi, sia a livello musicale che visivo. Nel 2019, dopo una pausa di registrazione durata 13 anni, hanno pubblicato il loro ultimo album in studio fino ad oggi, Fear Inoculum. La band è nota per il suo stile complesso e sperimentale, intriso di influenze progressive rock, alternative metal e art rock. Un concerto dei Tool è un viaggio spettacolare attraverso l’immaginazione: di fronte a un enorme videowall che mostra ogni sorta di forme psichedeliche, immagini riprese dai videoclio ma non solo, e non c’è motivo per cui uno voglia essere distratto dal proprio telefono e non godersi appieno lo spettacolo. Come sempre la band si dimostra una perfetta macchina da show live: Maynard al solito è molto silenzioso e non rivolge parola al pubblico del GMM24 accorso da ogni dove per questi primi grandissimi headliner della 27ma edizione. Davvero impressionante come tutto quanto sembri fluido e semplice, ma sappiamo bene che non lo è, come la non lo è la loro musica, complessa, intricata e non per tutti. Quando si tratta di devozione incrollabile da parte dei fan, pochi sono riusciti a guadagnarsi lo stesso livello di rispetto e idolatria dei Tool. Il loro approccio non convenzionale al progressive metal è un qualcosa di più unico che raro. Scaletta incentrata sull’ultimo album in studio della band, Fear Inoculum del 2019, ma brani come Invincible e Pneuma, Sober o Stinkfist non posso certo mancare, e sono come pillole, con quel sapore agrodolce a volte amaro che non è sempre facile ingoiare. Anche se sembra quasi impossibile distogliere lo sguardo dall’immensa sovraesposizione visiva a cui siamo esposti, la vera forza dei Tool risiede nella bravura dei membri stessi della band: il chitarrista Adam Jones, il batterista Danny Carey e Justin Chancellor che con i loro ritmi intricati creano un muro di suono impressionante. La risposta del pubblico è indescrivibile quando iniziano le prime note di The Grudge, brano meraviglioso che personalmente annoverò tra i miei loro preferiti in assoluto. Come diavolo ha fatto una band così complessa e anticonformista come i Tool a diventare mainstream e headliner di un festival metal? Io me lo sto ancora chiedendo sinceramente. Solitamente quando questo succede va a discapito dell’autenticità, ma non è certo il loro caso. La convenzione è lasciata da parte, stiamo giocando secondo le regole dei Tool, che non sono solo stupefacenti questa sera, sono un qualcosa di piu. Al centro del loro universo distorto c’è Danny Carey. La sua batteria è continuamente sotto i riflettori, anche quando gli altri musicisti sono immersi nell’oscurità. Il suo virtuosismo dietro le pelli tira le file dei loro brani e poi c’è Maynard, una presenza ingombrante pur rimanendo spesso nell’ombra e in disparte. Piazzato sulla sua piattaforma rialzata che si curva intorno alla batteria di Danny, cammina come una tigre in gabbia, avanti e indietro.

Le immagini sono ipnoticamente compulsive, vorticose in un caleidoscopio di forme e texture in costante mutamento che catturano l’attenzione della vista e accompagnano l’udito in questo splendido viaggio multisensoriale che è un concerto dei Tool. Lo spettacolo di luci e led in un contesto come questo all’aperto del GMM e con la pioggia che finalmente ha deciso di darci tregua e’ un qualcosa di estasiante. I laser che vanno da una parte all’altra e si estendono ben oltre il nostro occhio, ci fanno sentire tutti parte dello spettacolo invece di essere solo osservatori passivi, come spesso accade ahimè. I Tool live sono un’esperienza diversa da qualsiasi altra e vi consiglio di viverla almeno una volta nella vita e non ve ne pentirete. Non è solo un concerto: si tratta di un’esperienza immersiva progettata per stimolare tutti i sensi. I Tool non sono mai scesi a compromessi e mai lo faranno: hanno creato un mondo parallelo in cui la loro musica ci trasporta in un viaggio psichedelico e onirico in cui è bello lasciarsi trasportare per qualche ora, in loro compagnia.

E’ così che si conclude questa prima giornata del GMM2024, con un’esibizione live sbalorditiva sia a livello musicale che visivo e cosa potevamo chiedere di meglio. È ora di tornare al mio alloggio, non per riposare ma per lavorare sul report che avete appena letto.

Guardo già al secondo giorno che si preannuncia il più piovoso dei quattro, ma ve ne parlerò domani. Per oggi chiudo qui, stanca, ma assolutamente felice di esserci.

Stay metal, stay safe & take care, leggiamo sull’App del festival.

Stay tuned & see you tomorrow, aggiungo io.

Photo credits: @GraspopMetalMeeting.

GMM2024_Solence_RudyDeDoncker-4-GMM24
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Bergamasca nell'animo, Milanese d'adozione. Di giorno Ingegnere di sera mi trovate con una birra in mano ad un concerto rock o metal. Amo camminare e visitare città che non conosco. Mi piace leggere e ovviamente ascoltare musica, immancabile sottofondo delle mie giornate. Per me essere Rock è una filosofia di vita. I'm hard on the outside but soft on the inside, come un tortino al cioccolato con cuore fondente, of course.

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