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Reportage Live

Graspop 2024 – Day 2: infrangiamo le regole e “Living after Midnight” con il Metal God per antonomasia al secondo giorno del GMM24

Articolo di Jennifer Carminati

Dopo i Tool, headliner spettacolari del primo giorno del GMM24, preceduti dal grande Alice Cooper, i due artisti di punta di venerdì 21 giugno sono: i Five Finger Death Punch, headliner del South Stage, mentre le icone dell’heavy metal britannico Judas Priest saranno protagonisti sul North Stage.

E dopo un risveglio a rallentatore, devo prendere ancora il ritmo di queste giornate intense, raggiungo la location del festival poco dopo mezzogiorno, sotto una pioggia scrosciante che non promette affatto bene. Come mai non ho il dono dell’ubiquità me lo chiederò spesso in questi giorni…anche oggi ho dovuto scegliere tra band che mi piacciono molto oppure assistere a metà concerto per poi spostarmi su altri palchi, cosa che mi ha infastidito parecchio, ma così facendo non mi sono persa nulla o quasi.

SVARTSOT

Formati nel 2005, gli Svartsot utilizzano un mix di musica metal e folk, con un tocco di epoca medievale. Il lavoro della chitarra è integrato dai suoni di autentici strumenti folk come cornamuse, fischietti e mandolini e da melodie orecchiabili. Dal punto di vista dei testi si ispirano alla storia e al folklore danese e cantano pure in lingua madre. Essendo una band affermata sulla scena folk metal, hanno condiviso il palco con gli artisti più importanti del genere come Tyr, Alestorm, Finntroll, Eluveitie e Korpiklaani, e oggi inaugurano in maniera folkloristica il secondo giorno del GMM24.

GEL

I Gel sono uno dei principali esponenti della nuova generazione di gruppi hardcore americani e si formano nel 2018 come side project dei Sick Shit. Dal New Jersey portano il loro genuino hardcore punk-metal in questo GMM24 giunto alla sua 27ma edizione. Velocissimi riff grintosi che ricordano i grandi dell’hardcore degli anni ‘80 come SSD e Negative Approach, un sound più punk rispetto alla scena hardcore contemporanea. Quaranta minuti d’ impatto si, ma vedo ancora potenziale inespresso per loro, ci sarà tempo e modo per crescere, il talento è fuori discussione.

KHEMMIS

Prende il nome da un’antica città egiziana attualmente conosciuta come Akhmim, la produzione dei Khemmis, quartetto doom metal con sede a Denver, in Colorado. Caratterizzata da un suono di basso pesante che è in debito con band degli anni ’80 che vanno da Mercyful Fate a Saint Vitus e Obsessed. La voce per lo più pulita e le chitarre abbassate intrecciano melodie contagiose e riff schiaccianti che creano un prodotto finale potente ma melodico al tempo stesso. Uno dei debutti al Graspop più memorabili quest’anno, almeno per quanto mi riguarda.

BORKNAGAR

I Borknagar si sono evoluti musicalmente dagli inizi della band quasi trent’anni fa. Grazie all’aggiunta di Vortex (Arcturus, ex-Dimmu Borgir), la performance live ne risente piu che positivamente. Non hanno paura di incorporare rock, doom e persino influenze folk/black metal genuinamente progressive. Grazie ai tocchi melodici e sinfonici non è necessario essere un appassionato di black metal come la sottoscritta per apprezzarli.

DYING FETUS

Formati nel 1991 al culmine dell’esplosione del death metal, i Dying Fetus sono stati uno dei primi gruppi death metal/grindcore a farsi un nome. Sono ampiamente riconosciuti per il loro virtuosismo tecnico e live brutalmente violenti. Uno dei punti saldi nella scena metal estrema, con le loro complesse canzoni, breakdown punitivi, riff slam, ritmi micidiali e il caratteristico combo vocale Gallagher/Beasley che fa la differenza. Il growl di John Gallagher raggiunge livelli inimmaginabili.

Mentre Sean Beasley ha un growl in stile piu classico, di ottimo livello ma sempre in secondo piano. Come sempre manterranno le stesse posizioni sul palco del Marquee (fortunatamente uno dei 3 al coperto) per tutta la durata dell’esibizione, impassibili esecutori dei loro micidiali riff. Fanno quasi paura da quanto riescono a rendere sul palco, impressionanti davvero. E la mia prima dose di brutal death metal massiccio e incazzato in questo GMM24 l’ho finalmente avuta, e speriamo non resti l’unica.

HIGH ON FIRE

Corsa nel fango per raggiungere il palco del Metal Dome dove hanno gia iniziato gli High on Fire, con il frontman Matt Pike dei leggendari Sleep. Questa è la loro seconda apparizione dopo un set memorabile nel 2020, quando il loro mix di sludge, stoner, doom e thrash entusiasmò le orde del GMM, cosa ripetutasi inevitabilmente quest’anno. Gli High On Fire di Matt Pike hanno ormai raggiunto il ragguardevole traguardo dei venticinque anni di attività’ e sono ancora una band in splendida forma, capace di confermarsi ad ogni occasione in cui li ho visti live. Un sound a base di stoner/sludge che resta sempre devastante, pura garanzia di intransigenza e coerenza, questo sono gli High on Fire. Chiudono con la combo Snakes for the Divine e Electric Messiah, micidiali.

BRUCE DICKINSON

Se c’è qualcuno che può definire il GMM la sua casa lontano da casa, quello è il frontman degli Iron Maiden, Bruce Dickinson. Come headliner detiene il record per il maggior numero di apparizioni a Dessel. Bruce Dickinson è irrevocabilmente legato agli Iron Maiden, e questo mai potra’ cambiare. La sua inconfondibile voce e’ sinonimo della band come lo è la loro gigantesca mascotte Eddie. Non solo e’ il frontman di una delle band metal più famose al mondo, ma e’ anche un imprenditore, birraio, autore, regista, presentatore radiofonico e televisivo, pilota commerciale e sostenitore di spicco della Brexit. Tornando alla musica ci siamo trovati di fronte a un ripasso approfondito della sua carriera solista e nom sono certo mancati grandi classici degli Iron Maiden. Vitalità ed energia giovanile piu’ di quanto si ammetterebbe possibile da un nonno di 65 anni. Bruce si diverte ancora un mondo sul palco e riesce a trasmettere questo entusiasmo anche a chi come me non lo ha mai amato particolarmente. Ma son solo gusti come scrivo sempre. Bruce scorrazza sul palco con l’esuberanza di un ragazzetto, Interagisce costantemente con il pubblico del GMM24 che lo acclama continuamente. Bruce Dickinson rimane uno dei più grandi cantanti heavy metal del mondo e che performance imponente c’ha regalato in questo secondo giorno di GMM24. Una voce leggendaria accompagnata da quella del pubblico che cantava insieme a lui quasi ogni canzone.

NILE

Tenendo conto del ruolo centrale che il concetto di morte giocava nella società dell’antico Egitto, è in qualche modo sorprendente che non ci siano state più band death metal che ne abbiano fatto il tema centrale dei testi. Nile, la combo americana attorno alla mente Karl Sanders, è un’eccezione alla regola. Cosa possiamo d huire dei Nile che i fan del death metal estremo non abbiano già sentito mille volte? Potremmo sottolineare che da soli hanno dato alla scena death metal una nuova svolta integrando perfettamente elementi orientali nel loro feroce mix death metal. Oppure potremmo ricordare a tutti che le canzoni dei Nile tradiscono un livello di musicalità che farebbe vergognare molte band prog. Oppure potremmo affermare l’ovvio e dire che i loro live sono impeccabili e di ineguagliabile intensità. E vederli dal vivo questa sera in prima fila all’interno del Marquee e’ stato impareggiabile, e per quest’ora ho dimenticato di avere il fango fino alle ginocchia praticamente. Oltre al cantante e chitarrista Karl Sanders e al batterista George Kollias si aggiungono il bassista e cantante Dan Vadim Von (Morbid Angel e Incantation) e il chitarrista e cantante Zach Jeter (Hideous Divinity e Olkoth). Oggi come allora, eseguono i brani della scaletta con una perizia e precisione incredibili, nonostante qualche problemino tecnico che ne ha ritardato la partenza, e ridotto purtroppo la durata del concerto di ben 15 minuti. Pubblico in estasi ed altamente in sintonia con la band, che da sfogo a mosh e circlepit come non ci fosse un domani. Questo e’ il vero death metal, punto.

FU MANCHU

I Fu Manchu sono un gruppo rock stoner spesso paragonato ai Kyuss, Sleep e Monster Magnet, gruppi che hanno plasmato il panorama stoner nei primi anni ’90. Entrambe le band fanno parte della cosiddetta scena Palm Desert, che nel corso degli anni ha dato vita a diverse dozzine di gruppi desert rock/stoner. Con la loro caratteristica miscela hard rock e psichedelica, i Fu Manchu ci immergono nella loro ampia discografia. Ci sono band che hanno un suono inconfondibile, vuoi per la personalità straripante di frontman come Scott Hill, vuoi per il modo in cui questi compongono e suonano. Un marchio di fabbrica che li distingue dalla massa, e i Fu Manchu con il loro stoner rock ironico ed irriverente appartengono con diritto a questa categoria. I Fu Manchu ci regalano cinquanta minuti di uno stoner tirato, veloce e senza compromessi. La distorsione incontra il fuzz anni settanta ed e’ un’ondeggiare assicurato di corpi e teste che si muovono a ritmo in questo Metal Dome stracolmo gente ad omaggiarli. Irriverenti quanto basta per far divertire la folla di metallari che partecipa con entusiasmo a questa 27ma edizione del festival metal belga, e non sono di metal piu o meno estremo si puo’ andare avanti giusto?

Tarja Turunen è una cantante finlandese che si è formata come soprano classico, e fin qui nulla di nuovo. È stata una delle forze trainanti dietro la crescente popolarità del genere metal sinfonico e ha stabilito lo standard per le cantanti metal donne come cantante principale dei Nightwish. Dopo nove anni ha deciso che era giunto il momento di concentrarsi su una carriera da solista, ed eccola in tale veste a calcare il palco del Marquee del GMM24. Conosciuta per il suo suono eccezionalmente potente ed emotivo della sua voce classica e appassionata che si integra perfettamente con gli arrangiamenti meravigliosamente elaborati per lei. Un concentrato di metal operistico e sinfonico di rara eleganza, che a chi piace non avra’ di certo deluso.

GRAVEYARD

Con ogni nuovo album, gli svedesi dei Graveyard superano i confini della loro creatività musicale. La band si è formata nel 2006 quando quattro musicisti blues rock svedesi erano insoddisfatti della direzione musicale presa dalle rispettive band. Nel corso degli anni la loro musica energica ed emotivamente carica, con un tocco d loi jazz, ha attirato un seguito fedele. Le loro canzoni suonano come un mix metal di Black Sabbath, Rolling Stones, Led Zeppelin. Un’ora di affascinante esplorazione dei contrasti psichedelici è più oscuri in loro compagnia e’ quello che mi ci voleva per riprendermi dal torpore in cui ero caduta. Hard rock venato di blues e psichedelia che sembrano arrivare dritto dagli anni settanta, che conferma tutto ciò che di buono si dice dei Graveyard. Dimostrano personalità e attitudine mentre riescono con semplicita’ a riportarci negli anni settanta. Sembra che molti stessero aspettando con ansia la band, come la sottoscritta, e i minuti in loro compagnia volano letteralmente via.

JUDAS PRIEST

Per oltre cinque decenni i Judas Priest sono stati uno dei portabandiera dell’heavy metal mondiale. Le leggende britanniche fanno oggi la loro ottava apparizione al Graspop Metal Meeting per presentarci il loro 19mo album Invincible Shield. Oltre al nuovo materiale, questa sera potremo ascoltare classici senza tempo come: Painkiller, Breaking the Law, Living after Midnight e molte altre ancora. Dopo l’intro legata al nuovo album i Judas Priest fanno ingresso sulle assi del palco del North Stage, quando il tramonto in quel di Dessel fa capolino alle nostre spalle. La batteria di Scott Travis domina la scena dall’alto, Ian Hill staziona granitico nelle retrovie, mentre Richie Faulkner ed Andy Sneap prendono possesso dei due lati del palco. Da incorniciare l’immagine di tutti e quattro i musicisti schierati di fronte alla batteria, irradiati da delle luci bianchissime mentre Panic Attack, una delle canzoni più convincenti dell’ultimo album, apre il loro show. I suoni sono pressoché perfetti e la batteria di Scott Travis è devastante. Il tutto contribuisce a irrobustire la loro prova che, grazie a una scaletta che è studiata a tavolino per fare felici i fan.

Immancabile l’Harley Davidson armato di frustino e cappello di pelle in testa a introdurre Hell Bent for Leather e in chiusura del concerto Metal Gods e Living After Midnight. Una prova per i Judas Priest tutta cuore e borchie, a dimostrazione che dopo cinquant’anni si può fare ancora del sano vecchio heavy metal. Vedere Rob Halford cantare ancora con questa potenza alla soglia dei 73 anni fa bene al cuore di ogni metallaro che si rispetti. Concerto spettacolare, e i Judas Priest si sono allontanati dal palco tra le ovazioni del pubblico. Difficile aggiungere altro, se non che l’heavy metal è questo: cuoio, borchie e tanta passione.

FIVE FINGER DEATH PUNCH 

Con la loro esibizione al GMM22, Ivan Moody e compagni hanno dimostrato di essere pronti per il vero grande salto di qualità… chiudere il secondo giorno del GMM24 sul South Stage. Sin dalla loro formazione nel 2005, i Five Finger Death Punch hanno conquistato il mondo con la loro implacabile miscela di metal, hard rock e nu-metal. Brani come Wrong Side of Heaven, Lift Me Up e The Bleeding sono sempre tra i pezzi forti dei loro spettacoli dal vivo e non mancheranno di certo questa sera. Look accattivante, energia vendere, bravi intrattenitori che sanno anche divertire e non solo fare la propria musica, ed ecco che la formula giusta per ottenere fama e successo è ottenuta. L’ ora e mezza a loro disposizione tutto sommato scivola via leggera e godibile, passando da un brano all’altro e non tralasciando nessun album della loro discografia. Menzione particolare, anche in termini di risposta del pubblico, Trouble, Salvation e l’apprezzatissimo finale affidato a The Bleeding, un vero e proprio classico della band di Las Vegas. La band prosegue implacabile e ogni canzone è un concentrato di energia ed è impossibile non farsi coinvolgere. Moody sprizza energia da tutti i pori, salta, corre da un lato all’altro del palco con i suoi modi un po’ rap. Un’esibizione davvero notevole dei Five Finger Death Punch.

Potranno essere divisivi quanto si vuole, ma senza dubbio i Five Finger Death Punch questa sera si trovano al posto giusto e davanti alla sterminata platea del GMM24 hanno trasmesso al meglio le loro potenzialità. Per i miei gusti sono troppo melodici e orecchiabili, e ci trovo gran poco di metal vero, ma questo modo di intendere il metal moderno a molti piace e va bene così.

Guardiamo al terzo giorno che sara’ denso di nomi interessanti e a quanto sembra, non piovoso come questi due giorni che ci lasciamo alle spalle. Il fango sarà ahimè invece compagno inseparabile di questa 27ma edizione del GMM. Per oggi direi che posso ritenermi piu’ che soddisfatta dei concerti visti e nonostante la stanchezza che inizia a farsi sentire la contentezza di esserci la compensa ampiamente.

Stay metal, stay safe & take care.

Stay tuned & see you tomorrow.

Photo credits: @GraspopMetalMeeting.

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Bergamasca nell'animo, Milanese d'adozione. Di giorno Ingegnere di sera mi trovate con una birra in mano ad un concerto rock o metal. Amo camminare e visitare città che non conosco. Mi piace leggere e ovviamente ascoltare musica, immancabile sottofondo delle mie giornate. Per me essere Rock è una filosofia di vita. I'm hard on the outside but soft on the inside, come un tortino al cioccolato con cuore fondente, of course.

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