Connect with us

Ciao, cosa stai cercando?

Reportage Live

HOOVERPHONIC a Milano: il fascino senza tempo di una band mai stanca di sperimentare

In club tour per celebrare i vent’anni di Sit Down And Listen To Hooverphonic, la band fiamminga torna in Italia con i suoi cavalli di battaglia e le canzoni del nuovo album in uscita in questi giorni. Confermando che loro restano gli stessi ma l’evoluzione sonora continua

Hooverphonic in concerto ai Magazzini Generali di Milano foto di Claudia Mazza

Articolo di Silvia Cravotta | Foto di Claudia Mazza

Ha un gusto retrò e suoni morbidi e avvolgenti la serata milanese vissuta da tutte quelle persone che hanno comprato un biglietto per assistere al concerto degli Hooverphonic giovedì 21 marzo, primo giorno di primavera, ai Magazzini Generali. La band belga non metteva piede su un palco italiano dal lontano 2019 – parliamo di era pre-Covid, tutto un altro mondo – quando la cantante Geike Arnaert non era ancora rientrata nel posto che le spetta di diritto, occupato dal 1997 al 2008 e poi di nuovo dal 2020 ad oggi. Per fortuna, perché è difficile vedere gli Hooverphonic senza di lei. Perché se Alex Callier, fondatore e bassista, ne è indiscutibilmente la mente, e il co-fondatore e chitarrista Raymond Geerts il fidato compagno di viaggio, Geike è il cuore pulsante, la voce profonda e l’aspetto elegante che caratterizzano bene un trio che, con svariati cambi di formazione e una discografia ricca ed eclettica, è on the road da quasi trent’anni e non sembra affatto intenzionato a cambiare una virgola di quell’attitude che negli anni l’ha reso famoso.

Che si parli di una band con una legacy importante – come ha sottolineato più volte Alex nell’intervista che ha rilasciato a Rockon alcuni giorni prima del concerto, unica tappa italiana del giro europeo – e con una lunga storia alle spalle, lo si vede già dal parterre dei Magazzini, affollato di ex ragazzi degli anni Novanta. Pubblico decisamente adulto, che ha comunque accolto benissimo Pieter Peirsman, cantante della band belga Slow Pilot, sul palco da solo per l’occasione. Un passato come vocalist degli Hooverphonic, Pieter ha presentato le canzoni del gruppo che ha debuttato nel 2018 e che quest’autunno uscirà con il suo secondo lavoro. Camicia country alla Johnny Cash, chitarre che cambiano tra una canzone e l’altra, Pieter si è esibito con il suo stile cantautoriale, dalle sonorità indie pop con molteplici influenze dichiarate, da Jeff Buckley ai Deus, fino a Chris Cornell. Venti minuti di opening, per poi rientrare in scena con gli headliner, come seconda voce e chitarra.

Hooverphonic in concerto ai Magazzini Generali di Milano foto di Claudia Mazza

Alle 21 spaccate, non un minuto di più non un minuto di meno, arriva il quartetto d’archi che accompagna gli Hooverphonic in questo 2024. Scelta obbligata visto che questo club tour è in giro per celebrare i vent’anni di Sit Down And Listen To Hooverphonic datato fine 2003, un live registrato senza pubblico ma con l’accompagnamento di un’orchestra, con brani già usciti riarrangiati in versione semiacustica. I quattro strumenti a corda eseguono l’intro della serata e saranno un accompagnamento perfetto per tutto il concerto, così come è stato pensato, restando sullo sfondo quando serve o salendo in primo piano con tutta la loro delicata potenza in altri momenti dell’esibizione. E accompagnando magnificamente Geike.

Capitolo Arnaert. L’arrivo della voce degli Hooverphonic ci catapulta immediatamente negli anni Trenta: elegante come non mai, completo giacca e pantalone con camicia bianca sotto, un cilindro sulla testa e un bastone da passeggio alla mano sinistra. Il rimando a Marlene Dietrich è sin troppo facile. Davanti a lei un microfono vintage, con una corona rotonda, che aumenta il fascino retrò dell’insieme. L’attacco è con Cheeck to Cheek, canzone registrata nei primi anni Duemila ma mai pubblicata, proposta con un arrangiamento un po’ retro che permette sin da subito alla ruvida e avvolgente voce di Geike di riempire il locale e impossessarsene. Non lo mollerà fino a quando non si riaccenderanno le luci in sala.

Il cambio microfono per The Best Day of Our Life, uno dei singoli del nuovo album Fake Is The New Dope in uscita proprio il giorno dopo il concerto milanese, non è fortunato ma è un intoppo di breve durata. Il brano ci cala già nell’elettronica anni Novanta che caratterizzerà il nuovo disco, come presentato dalla stessa band, con un ritorno del trip hop in deciso stile hooverphonic-iano (passateci il neologismo). Innovare pur rimanendo se stessi sembra essere la regola professionale di questa band, per sua stessa definizione eclettica e mai paga di novità, come dimostrano quasi due ore di un concerto dove i suoni non sono mai stati uguali l’uno all’altro, grazie a un cervello in perenne movimento come quello di Alex Callier.

Hooverphonic in concerto ai Magazzini Generali di Milano foto di Claudia Mazza

Il tempo di una struggente Release Me e sarà Alex a prendere la parola, l’unico a farlo per tutto il concerto, se escludiamo i timidi “grazie” elargiti da Geike, capelli biondi tirati indietro. La testa del gruppo racconta la felicità di tornare finalmente a suonare in un paese così amato e anche quello che hanno vissuto in questi anni e che li ha portati a lanciare il nuovo tour. Alex è piacevolmente didascalico e chiacchiera così amabilmente col pubblico, che non potresti immaginarlo a fare altro di diverso da questo. Quello che lui stesso dichiara di amar così tanto fare.

Club Montepulciano fa un balzo indietro di 25 anni, quelli festeggiati dall’album che lo contiene Blue Wonder Power Milk. Mentre con 2Wicky si torna addirittura al 1997, all’album di esordio della band, quella ancora senza Geike ma con un’altra delle diverse vocalist che si sono succedute in quasi trent’anni di carriera (che, per la cronaca, si celebreranno nel 2025). 2Wicky è un meraviglioso duetto di basso e voce, con luci soffuse blu e un silenzio concentrato tutto intorno al palco.

Il ritorno al presente è danzereccio grazie ad altri due singoli del nuovo album, Don’t Think e la latineggiante Por Favor. Il tempo di un’altra canzone e Alex prende la parola per spiegare la scelta della cover che stanno per suonare, la versione francofona (una delle numerose) di Could It Be Magic di Barry Manilow, impossibile non riconoscerla anche in francese. Le temps qui court di Alain Chamfort parte con voce e piano, seguita dagli archi e poi dalle chitarre. Arrangiamento decisamente notevole, e dopo averla sentita non si può che applaudire alla scelta di inserirla in scaletta.

Hooverphonic in concerto ai Magazzini Generali di Milano foto di Claudia Mazza

La “jamesbondiana” Anger Never Dies lancia la corsa ad alcune delle più belle hit della band, da Romantic (con tanto di musicisti freezati sul palco) a Gravity, per arrivare a Eden e a una versione da brivido di Vinegar & Salt, solo voce e tastiere, decisamente apprezzata dal pubblico. Non è da meno Jackie Cane, esecuzione impareggiabile di un’altra canzone che starebbe benissimo in un film di spie e che racconta la tragica vicenda di una cantante bella e sfortunata. Ci voleva Electro Shock Faders, canzone che non veniva eseguita live da parecchi anni, per ricominciare a muoversi, grazie alla sua versione polka realizzata per l’occasione. Si continua con Badaboum, che vede Pieter Peirsman lasciare il suo posto in seconda fila per affiancare Geike avanti e farsi lasciare il microfono in alcune parti, caricando il parterre con le braccia alzate.

Con Mad About You è subito 2000 e il resto si può immaginare. Muro di cellulari, singalong strozzati e coppie abbracciate per una hit globale che è decisamente la canzone simbolo degli Hooverphonic. E come la canta Geike non ce n’è. Così come con Barabas, che chiude il concerto con un suo lungo virtuosismo vocale.

Gli encore sono affidati ad Amalfi – eseguita solo voce e archi, con l’antiquato microfono della prima canzone -, Battersea e Sometimes, che scatena braccia e voci. I tre – compresa Geike che ora indossa un abito dorato che la fa somigliare a una sfinge – spariscono dietro le quinte, lasciando gli altri musicisti sul palco. Sembra sia tutto finito ma siccome viviamo nell’epoca del fake, dopo un po’ di attesa i tre rientrano per chiudere con la title track del nuovo album, Fake Is The New Dope. Un lungo e sorridente inchino del gruppo al completo conclude la serata.

Ma ci si rivedrà già l’anno prossimo, per il tour che celebrerà gli ultimi trent’anni targati Hooverphonic.

Clicca qui per vedere le foto degli Hooverphonic ai Magazzini Generali di Milano (o scorri la gallery qui sotto)

Hooverphonic


HOOVERPHONIC: la scaletta del concerto di Milano

Cheek to Cheek
The Best Day of Our Life
Release Me
Club Montepulciano
2Wicky
Don’t Think
Por Favor
The Wrong Place
Le temps qui court (Alain Chamfort cover)
Anger Never Dies
Romantic
Gravity
Eden
Vinegar & Salt
Jackie Cane
The Night Before
Badaboum
Mad About You
Barabas

Encore:
Amalfi
Battersea
Sometimes
Fake Is the New Dope

Written By

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Scopri anche...

Reportage Live

Foto di Elia Pisani Vasco Brondi ha portato il suo “Un segno di vita Tour” ai Magazzini Generali di Milano l’8 Maggio, regalando al pubblico un...

Reportage Live

Foto di Andrea Ripamonti The Warning è un gruppo musicale messicano originario di Monterrey, formato nel 2012 dalle tre sorelle Daniela, Paulina e Alejandra Villareal....

Reportage Live

Foto di Claudia Mazza Dopo un tutto esaurito da ricordare nel maggio 2022, gli HOLLOW COVES, una delle realtà più interessanti dell’indie folk australiano, sono tornati...

Reportage Live

Unica tappa milanese per la band di casa, che si trova per la prima volta ai Magazzini Generali di via Pietrasanta. Dopo sette anni...