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Reportage Live

I CAKE a Milano: incrostazioni d’amore e satira

Articolo di Serena Lotti | Foto di Roberto Finizio

Spesso alla domanda “Che genere ascolti?” rispondiamo sempre preparati. Dall’alt rock, al chemical beat, dal death metal alla new wave fino ad improponibili voli planari sulle supercazzole del free jazz punk inglese, gli amanti della musica sapranno sempre che risposta dare. Ma quando si parla dei Cake, sapete veramente cosa rispondere? Alcuni diranno che la band di Sacramento fa un onesto postmoderno acchiappante, altri più banalmente li incaselleranno nell’abusato indie rock, altri ancora li avvicineranno al sound dei Soul Coughing e King Missile, ma senza riuscire a darne un’accezione più chiara e un’identità veramente definita. E in effetti il sound dei Cake resta difficilmente catalogabile e classificabile. Genere ibrido? No più semplicemente i Cake fanno del loro stile un melting pot di white-boy funk, hiphop, country, new wave pop, jazz, college rock, guitar rock il tutto sapientemente tenuto insieme da un sarcasmo cinico e da una vena sardonica e adorabilmente satirica. E non dimentichiamo che i Cake hanno santificato uno strumento avulso alle logiche sonore di matrice acida e urticante tipica del loro tempo: la tromba.

L’Italia li attendeva da ben 8 anni e finalmente, grazie ad un nuovo singolo Sinking Ship e un tour mondiale, la band di Sacramento guidata da Jon McCrea approda a Milano: per raggiungerli ci siamo fatti tutti sgalosciare la testa da una pioggia battente ma arriviamo puntuali in un Alcatraz pieno di calore, morbidezza e amore. Target audience rigorosamente over 35.
Anticipati da un poderoso intro glorioso la band di Sacramento sale sul palco. L’aria si fa leggera e straniante. Nonostante tutto e tutti l’indole dei Cake è sempre stata lontana dalle mode depressive e disagiate dei trend musicali del loro tempo e si sente: l’aria è già satura di profumi che sanno di ironia, di strade bagnate, di metropoli americane assolate e di lunghi viaggi alla guida di una Chevrolet.

L’apertura è affidata a Frank Sinatra tratta dal fortunato Fashion Nugget e il canto monotono e quasi scazzato di John con virate verso il parlato e la tromba di Vince Di Fiore ci accompagna pronti per il salto sul groove incazzoso di Sinking Ship, l’ultimo singolo. Chitarre sporche, la tromba che affanna, il basso che impera e tutto si consuma e si sgretola come ci racconta John, una nave che affonda, inesorabile.

Ma non siamo pronti ad andare giù con lei e arriviamo sulle suadenti note di Meanwhile, Rick James tratta da Comfort Eagle, e dopo una coinvolgente Long Time in cui abbiamo fatto sufficiente handclapping ci rilassiamo, ci distendiamo come solo nei concerti dei Cake puoi fare, come fossi a casa tua, birrozza gelida in mano, svaccato sul divano, luce soffusa, un disco di McCrea sul giradischi e allunghi tutti i muscoli.
Brani come Rock ‘n’ Roll Lifestyle tratta da Motorcade of Generosity dove McCrea e la sua vena sarcastica e cinica si rivela e ci prende proprio per il culo “Now tickets to concerts and drinking at clubs, sometimes for music that you haven’t even heard of”, ma poi torniamo amici con Sheep Go to Heaven tratta da Prolonging the Magic con la sua rete di chitarre intricate, tromba e organo e il coro dell’Alcatraz che inneggia “Sheep go to heaven, goats go the hell.”

Altro pezzone con Never There e balliamo tutti ancheggiando spasmodicamente su un groove demoniaco e un assolo di tromba che ti fa venire voglia di salire sul palco e limonare Vince fino a farlo cadere esanime. Tutti sanno che non hai bisogno di conoscere ogni canzone dei Cake per godere della loro musica e là dove non arrivano i riff come into the head delle strutture, le melodie accattivanti e ballabili, le chitarre scratchy e graffianti, le linee di basso poderose e liquide arrivano le tanto attese cover. Dalla versione parental advisor di I Will Survive finalmente affrancata da mera sigla di veglione di Capodanno a Capo Rizzuto a brano funk-rock strutturato, di dignità e con un solo di chitarra memorabile fino ad una scoppiettante versione ska di Quizás, Quizás, Quizás di Osvaldo Farrés (Perhaps, Perhaps, Perhaps) e per finire poi sul brano da encore War Pigs dei Black Sabbath, contagiosa, acida, irriverente.

Siamo all’encore con la funkettona Short Skirt/Long Jacket e i suoi profumi funk-pop, le bizzarrie blues jazz e quelle stupefacenti linee di basso invadenti e martellanti e la tromba che sputa fuori meraviglie e noi che ululiamo lalalalalallala e siamo felici, così andiamo in chiusura con un’epica The Distance e il suo inno da strada guidato da bassi imperanti, cori da stadio e braccia per aria.

Un live strepitoso che si è costruito su linee ludiche, fantasiose, stranianti, morbidamente ficcanti. Dalle melodie di tromba mariachi-inspired ai lunghissimi speech di McCrea intrisi di populismo, amore, giustizia. Un infinito Tree Giveaway Intermission, la Madre Terra, indovina l’albero di pompelmo, vinci il vegetale e alimenta la Cake Forest.
Catechizzatori e compagni di bevute, ti prendono per il culo mentre ti mettono una mano sulla spalla. Può essere incredibilmente difficile mantenere un’identità quando ci si destreggia in così tanti mood e stili, ma loro lo fanno con una facilità assurda. Un live caratterizzato da autentica gioia e sincera partecipazione. Chi stasera ha visto i Cake per la prima volta non li dimenticherà e domani li cercherà in rete, li googlerà per saperne di più. Siate pazienti mi raccomando: se saprete scavallare milioni di ricette di torte, dalla Red Velvet alla nostrana Sbrisolona, magari qualcosa trovate. Abbiate fede.

Clicca qui per vedere le foto dei Cake in concerto a Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)

Cake

CAKE – La setlist del concerto di Milano

Frank Sinatra
Sinking Ship
Long Time
Meanwhile, Rick James…
Perhaps, Perhaps, Perhaps (Osvaldo Farrés cover)
Wheels
Rock ‘n’ Roll Lifestyle
Sick of You
Tree Giveaway Intermission
Love You Madly
Sheep Go to Heaven
Mexico
Guitar
I Will Survive (Gloria Gaynor cover)
Never There

Encore:
Short Skirt/Long Jacket
War Pigs (Black Sabbath cover)
The Distance

Written By

Milanese, soffro di disordini musicali e morbosità compulsiva verso qualsiasi forma artistica. Cerco insieme il contrasto e il suo opposto e sono attratta da tutto quello che ha in se follia e inquietudine. Incredibilmente entusiasta della vita, con quell’attitudine schizofrenica che mi contraddistingue, amo le persone, ascoltare storie e cercare la via verso l’infinito, ma senza esagerare. In fondo un grande uomo una volta ha detto “Ognuno ha l’infinito che si merita”.

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