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Reportage Live

I SIMPLE MINDS al Forum sono “Alive and Kicking” per davvero

Ultima tappa del Global Tour dei Simple Minds che tocca proprio terra italiana, il Mediolanum Forum di Assago. Nonostante la setlist tocchi solo la discografia tra il 1981 e il 1991, nonostante gli strascichi di una bella influenza di Jim Kerr, il pubblico ha risposto solo cuori nei confronti della band scozzese, con un perentorio sold-out e con un vero viaggio nel cuore degli anni ’80.

I Simple Minds al Mediolanum Forum di Assago

Articolo di Philip Grasselli | Foto di Marco Arici

Anche se è impossibile raccontare i Simple Minds al Mediolanum Forum di Assago con gli occhi di chi li abbia vissuti davvero – e di coloro che non hanno perso un loro vinile o una musicassetta (ma, perché no, i primi CD) – una sensazione di nostalgia ha pervaso la mia mente. Quando i tuoi genitori ti crescono a pane ed anni ’80, insomma.

Lapalissiano sottolineare che la venue sia sold-out. Parterre colmo di sedie, primo e secondo anello uniti nel cantare e rendere omaggio al periodo più florido della band scozzese, dal 1981 al 1991, con un pubblico quasi solo tra la Generazione X e i baby boomer, ma qualche eccezione qua e là si trova. Tutto questo mentre nel capoluogo meneghino imperversa l’ultima parte della settimana del design e del Fuorisalone.

Jim Kerr dei Simple Minds e il pubblico del Forum di Assago

Ecco i Simple Minds al Forum, ma precisi!

Alle 21 precise, salgono sul palco tutti i membri attuali dei Simple Minds, a partire dal primo dei due membri storici, Charlie Burchill alla chitarra; Cherisse Osei alla batteria, Gordy Gourdie alla seconda chitarra; Ged Grimes al basso; Erik Ljunggren alle tastiere; Sarah Brown e, infine, il secondo membro storico, Jim Kerr alle voci.

Con un caloroso “Ciao Italia”, il live parte con “Waterfront”, quarta traccia di “Sparkle in the Rain” del 1983, che segna un po’ quella transizione decisamente più new wave dei primi album ad uno sempre più arena rock. Curiosamente, sono pochi i telefoni alzati ad immortalare i primi brani, ma questo pensiero viene spazzato via con il primo brano più noto del loro repertorio, “Mandela Day”.

Jim Kerr dei Simple Minds

Mandela Day

It was 25 years they take that man away

Now the freedom moves in closer every day

Wipe the tears down from your saddened eyes

They say Mandela’s free so step outside

Simple Minds – Mandela Day

Il 6 febbraio 1989 esce infatti “Mandela Day”, una delle due canzoni tratte da “Street Fighting Years”, che tratta proprio del periodo in cui Nelson Mandela ancora risultava detenuto da più di venticinque anni e che sarebbe stato liberato poco più di un anno dopo. Questa canzone, infatti, viene composta per il concerto per il settantesimo compleanno del poi presidente del Sudafrica, tenutosi l’11 giugno 1988, al Wembley Stadium di Londra. Inizio così a sentire i primi “Ecco, questa è una delle mie canzoni preferite”.

L’influenza di Jim Kerr

Jim Kerr risulta un po’ affaticato, nonostante si stia muovendo a destra e a manca sul palco con anche qualche acrobazia. Specifica anche che “anche Mick Jagger, Bruce Springsteen ed Ed Sheeran le fanno”, con un italiano piuttosto fluente (considerato che vive a Taormina da diverso tempo). Così fluente che i “minchia” sono ben piazzati, soprattutto quando si stupisce di quanto il pubblico gli faccia da megafono: l’influenza che lo ha colpito qualche giorno prima è, purtroppo, artefice di tutto questo.

Con “Sanctify Yourself” si entra nel loro album più venduto e osannato, “Once Upon a Time” del 1985, con la platea che finalmente si alza in blocco in piedi, con questo “sanctify” urlato come coro da stadio. Ed è solo l’inizio.

La new wave

Jim Kerr lascia successivamente il palco per cedere il posto al brano strumentale “Theme for Great Cities”, un ritorno, per circa cinque minuti, al puro new wave che ha basso e synth protagonisti: siamo nel 1981. L’anno di “Speak & Spell” dei Depeche Mode. I Talking Heads hanno appena cacciato fuori “Remain in Light”. Gli Orchestral Manoeveurs in the Dark erano all’apice della loro carriera con “Enola Gay”. Per non parlare dei Kraftwerk, degli Alphaville o dei The Psychedelic Furs, per nominarne alcuni. Degno di nota è anche la resa della batteria acustica quasi come fosse un Simmons di vecchia data.

Le canzoni scorrono, il mood varia a seconda di quanta gente si alza o si siede in platea, ma quando parte “New Gold Dream (81-82-83-84)”, il pubblico rimane fisso in piedi, specialmente quando partono i tre minuti di assolo della batterista Cherisse Osei, oramai fissa coi Simple Minds da quasi sette anni.

Belfast Child

Some say troubles abound

Some day soon they’re gonna pull the old town down

One day we’ll return here

When the Belfast child sings again

Simple Minds – Belfast Child

Il momento più toccante è quando, con fatica, si arriva a “Belfast Child”, lato B del singolo “Mandela Day” e incluso anch’esso in “Street Fighting Years” del 1989. In questo caso, entriamo nel merito del lungo conflitto in Irlanda, il cosiddetto “The Troubles”, che in quegli anni imperversava (e come già cantato, ad esempio, da John Lennon nel 1972 e dagli U2 nel 1983 con due brani dallo stesso titolo: “Sunday Bloody Sunday”). Il climax ascendente, che passa dalla sola voce rotta e commossa di Jim Kerr all’ingresso di tutti gli strumenti, è qualcosa di magnifico, un’antologia della musica di quel decennio, con le immagini in bianco e nero dei ledwall con i bambini che corrono per i colli della capitale nordirlandese.

L’apoteosi chiamata “Don’t You (Forget About Me)”

Dopo gli applausi scroscianti del pubblico, l’ultima parte, prima con “Someone Somewhere in Summertime”, ma la ciliegina sulla torta è “Don’t You (Forget About Me)”, opera maxima della band scozzese che eccezionalmente è durata quasi dodici minuti perché il pubblico non smette più di cantare il “la-la-la-la” del ritornello, con Jim Kerr che continua a indicare l’orologio perché si raffredda la cena. Ciononostante, l’appello a rallentare fallisce per più di cinque minuti, finché l’esplosione di festa parte con il crescendo del “Will you walk on by/And you call my name”. Che emozione, “minchia”!

Quel “la-la-la-la” risuona ancora dentro il Mediolanum Forum per richiamare i Simple Minds per il bis: ecco accontentato il pubblico, prima con una grande performance della sola Sarah Brown alla voce per “Book of Brilliant Things”, ma soprattutto, con “Alive and Kicking”. Un modo di dire inglese che indica proprio l’essere vivo e vegeto: nonostante gli ultimi strascichi di influenza, appunto, Jim Kerr si è portato a casa una data incredibile a Milano, una grandissima chiusura del loro Global Tour proprio in terra italiana.

Ma tanto, comunque, li ritroveremo ancora tra non molto, il 27 giugno 2024 tornano a Roma, all’Auditorium Parco della Musica di Roma e non solo…

Clicca qui per vedere le foto dei Simple Minds al Mediolanum Forum di Assago (o scorri la gallery qui sotto).

Simple Minds

SIMPLE MINDS – La scaletta del concerto al Mediolanum Forum di Assago (MI)

Waterfront
Love Song
Mandela Day
This Fear of Gods
Let There Be Love
Sanctify Yourself
Theme for Great Cities
All the Things She Said
Glittering Prize
Promised You a Miracle
New Gold Dream (81-82-83-84)
Belfast Child
Someone Somewhere in Summertime
Don’t You (Forget About Me)

Encore

Book of Brilliant Things
Alive and Kicking

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Se non parlo di musica, parlo di sport. Se non parlo di sport, parlo di ingegneria. Se non parlo di ingegneria, parlo di meme. Se non parlo di meme è perché dormo.

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