La premessa: umanamente è stato un concerto strano, sofferente quasi. Si, lo definirei strano perché vedere stare male e sapere che comunque si soffre per portare a termine (sicuramente qualcosa di ben pagato) il proprio “lavoro” è umanamente difficile da subire, non so come spiegare meglio. Tutto quel sangue, a un certo punto, o almeno all’inizio, quasi preferivo che lo facessero smettere. C’era il timore che potesse svenire in malo modo sul palco, o almeno il mio pensiero è stato questo. Vedere comunque una star di 74 anni stare male in quel modo ma andare avanti, per la sua passione e per quella del pubblico non ha fatto altro che aumentare la stima per la sua arte e innalzarlo come uomo. Perché Jeff Beck ci ha dimostrato tanto in questo concerto, con il borotalco per levar via l’appiccicume del sangue sulle mani, con quella chitarra bianca che grondava sangue, la sua maglia bianca con stampata una specie di cravatta color rosso (era il sangue). Ma lui niente, ha sofferto, si è incazzato, ha messo in fazzoletti in bocca, li ha buttati via, si è messo gli occhiali da sole e come un leone, in gabbia, ferito, ha trovato la sua libertà attraverso la sua chitarra. Riuscendoci. Quindi, Grazie Jeff.
Assistere all’esibizione di una star di questa portata già faceva sperare in uno di quei concerti indimenticabili e dopo, per fortuna/e purtroppo lo diventerà ancora di più, da toglier fuori dalla bocca la tipica frase “io c’ero”. Jeff perde continuamente sangue dal naso, quando diciamo continuamente, non è per esagerare ma in effetti, a due metri dal palco , si vede benissimo la quantità di sangue che viene giù. La chitarra bianca diventa rossa, la sua maglia, una chiazza rossa in mezzo, le mani… e pensate la difficoltà con la quale uno della portata di Beck deve toccare le corde con le mani sporche di sangue.
Il chitarrista però, non demorde e con un fazzoletto in bocca inizia il concerto…anzi si scusa e si parte alla grandissima con una graffiante Pull it. Accompagnato da una band stratosferica: alla voce Jimmy Hall, pazzesco nei pezzi blues, al basso Rhonda Smith, alla chitarra Nicolas Meier, e alla batteria uno dei maggiori batteristi in circolo ovvero Vinnie Colaiuta, insomma per il pubblico niente di meglio.
Sembra essere finito e dopo la soddisfazione del pubblico che intona nuovamente “Happy Birthday Jeff” il musicista si appresta a salutare il suo pubblico, ringraziandolo per la pazienza e il calore dimostrato. Ma non è finita, nonostante i problemi di salute Jeff ritorna insieme ai componenti per regalarci ancora due pezzi storici You shook me e Going Down. Finisce qui, uno dei concerti più indimenticabili e davvero chi era seduto lì può dirlo “ io il 24 Giugno del 2018 a vedere e sentire Jeff Beck c’ero”.
JEFF BECK- Scaletta concerto Rock in Roma
Pull It
Stratus (Billy Cobham cover)
Nadia (Nitin Sawhney cover)
You Know You Know (Mahavishnu Orchestra cover)
Morning Dew (Bonnie Dobson cover)
I Have to Laugh (Otis Rush cover)
Star Cycle
Lonnie
Mná na h-Éireann (The Chieftains cover)
Just for fun
Little Wing (The Jimi Hendrix Experience cover)
A Change Is Gonna Come (Sam Cooke cover)
Big Block
Cause We’ve Ended As Lovers
You Never Know
Brush with the Blues
Blue Wind
Superstition (Stevie Wonder cover)
A Day in the Life (The Beatles cover)
Going Down (The Alabama State Troupers cover)