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Reportage Live

JEFF BECK: reportage e scaletta del concerto al Rock in Roma 2018

La premessa: umanamente è stato un concerto strano, sofferente quasi. Si, lo definirei strano perché vedere stare male e sapere che comunque si soffre per portare a termine (sicuramente qualcosa di ben pagato) il proprio “lavoro” è umanamente difficile da subire, non so come spiegare meglio. Tutto quel sangue, a un certo punto, o almeno all’inizio, quasi preferivo che lo facessero smettere. C’era il timore che potesse svenire in malo modo sul palco, o almeno il mio pensiero è stato questo. Vedere comunque una star di 74 anni stare male in quel modo ma andare avanti, per la sua passione e per quella del pubblico non ha fatto altro che aumentare la stima per la sua arte e innalzarlo come uomo. Perché Jeff Beck ci ha dimostrato tanto in questo concerto, con il borotalco per levar via l’appiccicume del sangue sulle mani, con quella chitarra bianca che grondava sangue, la sua maglia bianca con stampata una specie di cravatta color rosso (era il sangue). Ma lui niente, ha sofferto, si è incazzato, ha messo in fazzoletti in bocca, li ha buttati via, si è messo gli occhiali da sole e come un leone, in gabbia, ferito, ha trovato la sua libertà attraverso la sua chitarra. Riuscendoci. Quindi, Grazie Jeff.

Lo scenario è quello di Ostia Antica, la rock star della seconda serata del Rock In Roma in questione è Jeff Beck , uno dei chitarristi più importanti e talentuosi del panorama mondiale, ex Yardbirds, che proprio il 24 Giugno ha compiuto 74 anni. Tra il pubblico presente anche il regista e grandissimo appassionato di musica Carlo Verdone. Dopo quasi mezzora viene annunciato che “Jeff Beck ha avuto un malore e che spera di riprendersi in fretta”. Un po’ tra lo sgomento e la paura generale, il pubblico sugli spalti spera che non sia niente di preoccupante e tra un vociferare e l’altro, con ipotesi diverse, dopo un’ora Jeff Beck sale sul palco.

Assistere all’esibizione di una star di questa portata già faceva sperare in uno di quei concerti indimenticabili e dopo, per fortuna/e purtroppo lo diventerà ancora di più, da toglier fuori dalla bocca la tipica frase “io c’ero”. Jeff perde continuamente sangue dal naso, quando diciamo continuamente, non è per esagerare ma in effetti, a due metri dal palco , si vede benissimo la quantità di sangue che viene giù. La chitarra bianca diventa rossa, la sua maglia, una chiazza rossa in mezzo, le mani… e pensate la difficoltà con la quale uno della portata di Beck deve toccare le corde con le mani sporche di sangue.

Il chitarrista però, non demorde e con un fazzoletto in bocca inizia il concerto…anzi si scusa e si parte alla grandissima con una graffiante Pull it. Accompagnato da una band stratosferica: alla voce Jimmy Hall, pazzesco nei pezzi blues, al basso Rhonda Smith, alla chitarra Nicolas Meier, e alla batteria uno dei maggiori batteristi in circolo ovvero Vinnie Colaiuta, insomma per il pubblico niente di meglio.

Si continua con Stratus, Nadia, You know you know e anche se il sangue non smette di scendere giù, Jeff ha quasi un gesto di stizza anche nei confronti dei fazzoletti che deve usare di continuo, con il suo assistente che al fianco sul palco non smette di porgerglieli. Ma Jeff vuole dare il massimo, come lui stesso dice “è una cornice meravigliosa questa, scusatemi”. E noi fra un’estasi e un’altra, tra uno dei suoi assoli e la voce che non sbaglia un colpo di Jimmy Hall , ringraziamo lui e speriamo fino alla fine che continui così. Anzi, più passa il tempo, più lo spettacolo si fa entusiasmante. Si continua con Morning Dew, I have to laugh, Starcycle, Lonnie , Just for fun e un pezzo imprescindibile per tutti i guitar hero, ovvero la cover di Little Wings di Jimi Hendrix . Ma l’apoteosi, chiamiamo questi momenti con i nomi appropriati, si raggiunge quando il pubblico riconosce A day in the life dei The Beatles: qui Jeff Beck ha dato prova che niente, nemmeno la salute poteva fermarlo. Un pezzo suonato in maniera esemplare, con la chitarra che per magia e per immaginazione diventa di nuovo bianca. Grandissima ed emozionante anche la versione Superstition di Steve Wonder, dove Jimmy Hall da veramente il massimo con le corde vocali potenti e dove il pubblico si mostra sempre più entusiasta.

Sembra essere finito e dopo la soddisfazione del pubblico che intona nuovamente “Happy Birthday Jeff” il musicista si appresta a salutare il suo pubblico, ringraziandolo per la pazienza e il calore dimostrato. Ma non è finita, nonostante i problemi di salute Jeff ritorna insieme ai componenti per regalarci ancora due pezzi storici You shook me e Going Down. Finisce qui, uno dei concerti più indimenticabili e davvero chi era seduto lì può dirlo “ io il 24 Giugno del 2018 a vedere e sentire Jeff Beck c’ero”.

JEFF BECK- Scaletta concerto Rock in Roma

Pull It
Stratus (Billy Cobham cover)
Nadia (Nitin Sawhney cover)
You Know You Know (Mahavishnu Orchestra cover)
Morning Dew (Bonnie Dobson cover)
I Have to Laugh (Otis Rush cover)
Star Cycle
Lonnie
Mná na h-Éireann (The Chieftains cover)
Just for fun
Little Wing (The Jimi Hendrix Experience cover)
A Change Is Gonna Come (Sam Cooke cover)
Big Block
Cause We’ve Ended As Lovers
You Never Know
Brush with the Blues
Blue Wind
Superstition (Stevie Wonder cover)
A Day in the Life (The Beatles cover)
Going Down (The Alabama State Troupers cover)

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