Articolo di Chiara Bernini | Foto di Davide Merli
In un triste e uggioso martedì sera di marzo, non tutti i milanesi erano rinchiusi in casa in balìa della meteoropatia. Mentre fuori il freddo e la pioggia ingrigivano la città, i presenti al Fabrique di Milano hanno avuto il piacere di lasciarsi sedurre dall’amore libero Made in Germany di Kim Petras.
L’occasione è stata offerta dalla chiusura del suo Feed the Beast World Tour. Una tournée mondiale che per la prima volta ha portato la cantautrice tedesca in terra nostrana. E quale modo migliore di iniziare e concludere la propria avventura italiana se non in una delle capitali LGBTQ+ per eccellenza?
Il compito di aprire la serata è stato affidato alla cantautrice britannica Georgia e ad Alex Chapman. Il dj chiarisce subito la direzione che prenderà la serata. Lo fa regalandoci quaranta minuti di intrattenimento travolgente con una selezione di brani pop intramontabili mixati a del sano trash. E quindi via alle danze con hit assolute tra cui svetta Murder On the Dancefloor di Sophie Ellis-Bextor, recentemente rispolverata dal passato grazie al successo del film-manifesto Saltburn. Spazio ovviamente anche agli inni generazionali siglati dalle regine indiscusse della comunità LGBTQ+. Così, le voci di Ariana Grande, Britney Spears e Rihanna gettano il Fabrique in un calderone bollente di danze sfrenate.

Alle 21:30 spaccate è il momento di Kim Petras che fa il suo ingresso in maschera sotto uno scroscio di applausi. Sullo schermo viene proiettata una sua gigantografia che, direttamente dall’inferno, invita i presenti ad accogliere la Bestia che è in loro e sfamarla. Feed the Beast, per l‘appunto. Si tratta di Iron Maiden, il primo dei quattro atti in cui è diviso lo show.
Il primo e secondo atto sono i più provocanti, all’insegna di sonorità graffianti, in pieno stile clubbing. Un’audacia musicale accompagnata da balletti e rappresentazioni di pratiche di sottomissione ambientate in scenari infernali. Una sorta di Sabba (ovviamente consensuale), che si snoda sulle sonorità disco ipnotizzanti di Revelations e King of Hearts, su cui i presenti si scatenano. Sul rintocco di campane funeree alla Hells Bells, Petras – ora legata a delle corde – ci delizia anche con una brevissima performance di Unholy, il feat con Sam Smith che la scorsa estate le ha dato fama internazionale.
Il Fabrique è completamente ai piedi della popstar tedesca. Sui bassi assordanti di Slut Pop – che sembrano far scoppiare cuore (e orecchie) – Kim si diverte anche a interagire con il pubblico. Lasciati gli abiti da vestale, ora indossa panni da scolaretta sexy. Un chiaro tributo agli anni ’90 (Petras è classe 1992) e alla beniamina Britney Spears nell’iconico video Baby One More Time. Una scelta particolarmente apprezzata dai presenti. I boati di consensi proseguono anche nel trittico hot Treat Me Like a Slut, XXX e Throat Goat.
Accompagnato da fruste, lancio di magliette al pubblico e lunghissime aste dei microfoni che ricordano dei falliformatogigante, lo show trascina i presenti in un vortice di torbide perversioni senza freni che lascia poco spazio all’immaginazione.
Il palco è essenziale, lasciando spazio solamente al talento di Kim Petras e al suo mini corpo di ballo. Due ballerine che la affiancheranno per tutta la serata in coreografie provocanti.
I 23 brani della scaletta scorrono in modo serrato, cavalcando verso il terzo e quarto atto (Problématique e The Hits), imprimendo allo show una svolta più pop e colorata che permette a Kim di dimostrare le proprie incredibili doti canore. Ma se da un lato Petras lascia le sonorità più aggressive per note più dolci, non si può dire lo stesso per i testi piccanti, che strizzano sempre l’occhio alla seduzione.

E’ quindi il momento di brani quali Deeper e I Don’t Want It All. Qui, la potente voce di Kim unita ad abitini colorati ricorda l’eleganza di Ariana Grande. Il continuo giocare tra sacro e profano alla Madonna/Lady Gaga è invece affidato alle ammiccanti Sweet Spot e Coconut, una canzone esplicitamente dedicata alle tette.
Sulle encore finali, tra cui il feat con Nicki Minaj Alone, sul palco meneghino appare anche una bandiera italiana che viene mostrata con fierezza. A fine concerto, Kim Petras è orgogliosa della sua scelta di concludere il suo tour mondiale a Milano. Non parla molto italiano, ma i suoi continui ringraziamenti dimostrano che il pubblico del Fabrique ha soddisfatto le sue aspettative.
Prima di andarsene, Kim saluta i suoi fan adoranti con il suo famoso urlo “Woo-Ah”, la sua firma che omaggia la sfacciataggine e l’irriverenza della sua musica. Insomma, se ieri sera cercavate un focolare in cui farvi stuzzicare l’anima e sedurre il cuore, Kim Petras era la vostra scelta. La prossima volta che tornerà in Italia, non fatevela scappare!
Clicca qui per vedere le foto di Kim Petras in concerto a Milano o sfoglia la gallery qui sotto:
KIM PETRAS – La scaletta del concerto di Milano
Act I: Iron Maiden
Feed the Beast
Personal Hell
Revelations
King of Hearts
Unholy
Act II: Slut Pop
Slut Pop
Treat Me Like a Slut
XXX
Throat Goat
Slut Pop Reprise
Head Head Honcho
Gag On It
Act III: Problématique
All She Wants
Je T’Adore
Problématique
Deeper
Act IV: The Hits
I Don’t Want It All
Hillside Boys
Can’t Do Better
Sweet Spot
Coconuts
Encore:
Alone
Heart To Break
