Articolo di Philip Grasselli | Foto di Rossella Mele
Dopo la doppia data sold-out al Locomotiv Club di Bologna, L’Officina della Camomilla arriva, per un inchino milanese, ai Magazzini Generali, per la prima volta nella loro carriera. Avrebbe dovuto essere in Santeria Toscana 31, ma la tappa è stata così ampiamente sold-out che è stata spostata di venue.

Queste reunion, che stanno saltando fuori come funghi negli ultimi mesi, ci riportano un po’ a ripensare ai fasti dell’indie del periodo 2013-2016, a come gli anni Dieci in realtà stanno tornando più forti di prima.
L’apertura di VV
E se ti dicono: “C’è vento”, tu segui la bandiera
VV – Ami pensi sogni senti (2022)
O resti stanco fermo in mezzo alla bufera? (Ah)
E ti ricordi sempre quali sono i tuoi sogni
O la mattina non hai tempo, ti alzi e corri? (Verso)
Verso casa, verso l’autostrada (ah)
Verso, verso, verso, verso cosa?
Che alla fine non lo sai più dove ti trovi
Dove, dove, dove sei tu?
In apertura del concerto Viviana Colombo, in arte VV, che porta una buona fetta della sua stilosa discografia, sia dal suo unico album “Ami pensi sogni senti”, sia dal suo unico EP “Verso”, oltre che qualche singolo sparso qua e là. La grande variabilità di generi in stile Margherita Vicario è la chiave vincente per conquistare il pubblico che oramai era già abbondantemente arrivato.
L’ingresso della band
Alle 21:45 si parte, con la salita sul palco dei Magazzini Generali di Stefano Poletti alla chitarra e alle innumerevoli percussioni, Roberto Redondi al basso e ai synth, Giacomo Ganzerli alla batteria e Francesco De Leo, ovviamente voce, testi e chitarra. Sullo sfondo viene proiettato per tutto il tempo il disegno della scritta “L’Officina della Camomilla” con lo stesso stile di “Woodstock ’99”.

Ragazza piratessa, simboleggi campi dismessi
L’Officina della Camomilla – Meringa Lexotan (2014)
Con le mani a conca
Piene di liquore
E tocchi di tramonto
E ti arrampichi sui monumenti, ricarichi bottiglie
Laccio d’edera in Europa senza documenti
Dieci anni fa usciva “Senontipiacefalostesso Due”, e si parte proprio dall’undicesima traccia, “Meringa Lexotan”, per poi spostarci all’album precedente con la prima traccia “Dai graffiti del mercato comunale”. Quel mood alla Vampire Weekend prosegue imperterrito, fino al primo brano con quel mood psichedelico, lungi dal passato, che va a dare un assaggio del nuovo e unico album non-Garrincha Dischi della loro carriera: “Dreamcore”, il singolo “Dandy Candy”.
Fumavi due tulipani
L’Officina della Camomilla – Dandy Candy (2023)
Con gli occhi di Modigliani
Mi rivelavi i tuoi piani
Dai fuoco al McDonald domani
I love you, sei una candy
Mentre dicevi alla police
“Fanculo non ci prendi”
Una sinusoide di emozioni
Il primo momento puramente acustico lo abbiamo durante “Lulù devi studiare Marc Augé”, un carteggio dedicato a questa ragazza, Lulù, e che introduce il discorso del “nonluogo” introdotto proprio del filosofo Augé, associato a questo non saper dove andare tipico dell’adolescenza.
Con “Woodstock ‘99” subentra, appena appena, il vero mondo di “Dreamcore”, un mondo completamente distopico, caratterizzato da suoni riverberati, distorti e molto elettronici. Anche se subito dopo si ritorna nella modalità della trilogia del “Senontipiacefalostesso” con l’omonima traccia, “Agata Brioches” e i poghi enormi durante “Ho fatto esplodere il mio condominio di merda”, in cui il coinvolgimento del pubblico è davvero all’apoteosi, ivi compreso lo stage diving di Stefano Poletti.

Nel tuo ossario di fulmini che traffica morsi sotto al cuore
L’Officina della Camomilla – Piccola sole triste (2014)
E l’abuso di vento che l’accresceva
Non sono mai state le sue parole
Quella giovane donna appartiene a nessuno e a nessun altr
Fa da improvviso climax discendente l’acustico di “Piccola sole triste”, con l’ambientazione a Torino, ma con il suo video girato a L’Aquila, con questo viaggio che trasporta nella vita cittadina assai alienante. Da qui un climax rapidamente ascendente che ci porta verso un nuovo culmine con “Nazipunk” e “La tua ragazza non ascolta i Beat Happening”, attraverso ancora il magico universo del simbolismo di fine Ottocento del “Rimbaud Party” – ottava traccia di “Dreamcore” – e la coloratissima “La guerra dei pastelli a cera”.

Evviva lo xilofono!
Stefano Poletti mentre solleva il suo Glockenspiel
Un fiore per coltello
Insomma, c’è del nuovo, ma c’è tantissima tradizione in questo live, che ci riporta davvero in quegli anni di apoteosi dell’indie, con i testi assolutamente inossidabili (come “Un fiore per coltello”, cantata a squarciagola tutti insieme come fine del bis).
Le tue storie d’amore hanno la resistenza dei fiori sotto ai temporali
L’Officina della Camomilla – Un fiore per coltello (2013)
Clicca qui per vedere le foto de L’Officina della Camomilla ai Magazzini Generali di Milano (o scorri la gallery qui sotto).
L’OFFICINA DELLA CAMOMILLA – La scaletta del concerto ai MAGAZZINI GENERALI di MILANO
Meringa Lexotan
Dai graffiti del mercato comunale
Città mostro di vestiti
Morte per colazione
Dandy Candy
Charlotte
Lulù devi studiare Marc Augé
Woodstock ‘99
Senontipiacefalostesso
Agata Brioches
Ho fatto esplodere il mio condominio di merda
Piccola sole triste
Gentilissimo oh
Linea blu
Rimbaud Party
La guerra dei pastelli a cera
Léon
Nazipunk
La tua ragazza non ascolta i Beat Happening
Encore
Ti porterò a cena sul braccio della ruspa
Un fiore per coltello
