La fatica di trovare un incipit ad un concerto così bello. Passano appena quattro giorni dal bel concerto di Mario Venuti al Blue Note e parte un filotto di live chiamato “Incognito” nel noto jazz club di via Pietro Borsieri.
Non so se riesco a rendervi l’idea: cinque giorni consecutivi, dal 23 al 27 gennaio 2024, due concerti a sera, tutti sold-out da tempo. Per la band di Jean-Paul “Bluey” Maunick il Blue Note di Milano è casa da almeno dieci stagioni consecutive, con proposte diverse, musicisti che entrano, musicisti che escono. Ma non capita tutti i giorni di beccare i fondatori di un genere musicale che esiste da più di quarant’anni: l’acid jazz.
Ciao Milano! Milano is our second house and we’re celebrating 45 years since our beginning!
Jean-Paul “Bluey” Maunick a inizio concerto
Quarantacinque anni e la verve sembra quella di un gruppo di ragazzini che non hanno mai voglia di smettere di suonare: a tal punto che hanno appena sfornato, lo scorso 20 ottobre 2023, il loro diciannovesimo album “Into You”.

La celebrazione di “Into You”
Il Brit-funk sfoggiato lungo la serata è qualcosa di succulento, ma soprattutto davvero pochissime parole e quasi nessuna pausa: oltre ad essere un concerto, è anche un grande esercizio cardio collettivo da quanto incessante è stato il groove. Primo brano della serata è proprio “Nothing Makes Me Feel Better”, la terza traccia della loro ultima uscita. È un concentrato di funk quasi house, con quella cassa in 4 insistente, il synth del Nord Stage 3 che dà l’effetto lounge. Un antipasto perfetto di quello che verrà.
In questo contesto viene presentato l’attuale roster degli Incognito: al di là di Bluey, le deliziose voci di Cherri V, Natalie Duncan e Tony Momrelle; Francis Hylton al basso e alla rappresentanza della Giamaica; Charlie Allen alla chitarra (tra l’altro proprio sul palco Bluey annuncia che è fresco di ingresso nella band per il tour di Steve Winwood); il trio degli ottoni composto da Alistair White al trombone, Paul Booth al sassofono tenore e al flauto, e Sid Gauld alla tromba; João Caetano alle percussioni e, dulcis in fundo, la rappresentanza italiana: Chicco Allotta alle tastiere e al pianoforte e Francesco Mendolia alla batteria. C’è poco da dire, il palco è affollato.
Subito dopo parte uno dei più grandi successi del gruppo: “Don’t You Worry ‘Bout a Thing”, cover di Stevie Wonder e incluso nel loro album più famoso, “Tribes Vibes and Scribes” del 1992. Pochissimi commenti sui brani, ma uno, in particolare, riguarda la nascita della title track “Into You”, che va a celebrare “the end of Cherri V love research” e, pertanto, è ispirata molto ai testi di Marvin Gaye (“It could be a nasty thing…” puntualizza sempre Bluey, l’ilarità del leader degli Incognito è una costante lungo il concerto).
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Il climax ascendente che parte da “Colibri”
When you know what to say, it’s easy to say.
Jean-Paul “Bluey” Maunick
Questa perla fa da incipit a uno dei brani che davvero mi hanno fatto innamorare degli Incognito: “Colibri”, probabilmente la traccia con i virtuosismi più belli che abbia mai visto, dal fingerpicking del basso ai cinque minuti contati di assolo di batteria e percussioni. Insomma, un tripudio di assoli di cui c’è ben poco da spiegare, ma solo da godervi.
Do you know the unique relationship between a grandson and a grandfather? Well, this is me and Chicco Allotta.
Jean-Paul “Bluey” Maunick in riferimento a Chicco Allotta, tastierista ufficiale degli Incognito nell’ultimo album
Ecco come viene introdotta la traccia composta dal tastierista trapanese, “1993”, incluso sempre dentro “Into You”, in cui è anche voce principale. Chiudi gli occhi e sembra sia salito sul palco proprio Stevie Wonder. Assurdo. Ed è solo l’inizio della strada verso il gran finale: con “As” tutto il pubblico è in piedi, tra le mani che scandiscono il 2 e il 4 (che gioia!), i corpi che danzano il funk incalzante, la chitarra che esegue il suo assolo nell’adrenalina che scorre in ogni angolo del jazz club.
Non c’è altro modo per chiudere il concerto, se non citando il discorso finale di congedo degli Incognito agli spettatori del Blue Note.
Anyway, thank you so much for being the kind of people that embrace music in a special way: for you music is normally a background for you. (…) Music is the language of the heart: you speak it, we speak it. Thank you for being the people that you are!
Jean-Paul “Bluey” Maunick ringrazia il pubblico del Blue Note di Milano
INCOGNITO – La scaletta del concerto di Milano
Nothing Makes Me Feel Better
Don’t You Worry ‘Bout a Thing
Keep Me in the Dark
When the Sound Comes Down
Into You
Still a Friend of Mine
Colibri
Bass/Supersonic Lord Sumo (Short)
1993
Talkin’ Loud
Roots
As
Always There
