Articolo di Chiara Amendola | Foto di Marco Arici
“Ciao, quanto è bello incontrarsi di nuovo?” Questa frase – brandita quasi come uno slogan pubblicitario – ridonda tra i presenti accorsi all’Alcatraz per l’ennesimo concerto della settimana, l’ascolto e mi suona così vera, un mantra per l’ennesimo appuntamento di buona musica.
L’Impératrice, band francese dalle melodie groovy, ha deciso di far girare il nostro mondo così da poter continuare a farci guardare le stelle, anche se fuori ci sono 6 gradi e la nebbia ricorda le atmosfere inquietanti di un film horror.
Estasi e psichedelia sono il leit motiv di questa serata. Un live che porta dal vivo in Italia Pulsar l’ultimo disco, una sfida che è riuscita a trasformare il loro sound da qualcosa di diverso di un eccellente musica di sottofondo (obiettivo già raggiunto in parte da Tako Tsubo). L’album rimette in moto la macchina dance attraverso dieci brani cosparsi di desideri funky e da un rinnovato gusto per la disco.
Oggi possiamo dire che il regno de L’Imperatrice si irradia ben oltre Versailles. Nata nelle terre del french touch, una decina di anni fa, la formazione parigina è in continua crescita e ormai un punto di riferimento per la scena mondiale.
Personalmente, il mio viaggio nel fandom de L’Imperatrice è avvenuto grazie all’algoritmo di Spotify Discovery Weekly – che mi conosce meglio di chiunque altro – e, diversi anni fa, ha inserito la canzone Vanille Fraise nella mia playlist, forse perché avevo appena visto Charlotte Gainsbourg al cinema ed ero in un mood tipo pop disco francese. Comunque ha funzionato, da lì è stato amore immediato.

Lo spettacolo ci trascina da subito in un vortice di incanto sonoro, senza lasciare spazio a nient’altro che pura gioia. La voce della nuova cantante Louve si fonde perfettamente con i sintetizzatori e le linee di basso della band – un compito titanico considerando che mettersi nei panni dell’eclettica Flore Benguigui, non è affatto facile. Tuttavia, non si può dire che abbia svolto un pessimo lavoro, la dinamica tra i membri della band è cambiata drasticamente, in questo caso in meglio. L’alchimia è palpabile con momenti di improvvisazione più vivaci ed entusiasti. I nuovi arrangiamenti riescono molto bene e la risposta del pubblico è di notevole gradimento.
L’intro è affidato al nuovo disco: Cosmogonie, una scelta quasi banale visto il sound irresistibile, Amour Ex Machina, con i suoi picchi affamati di boogie, Me da igual in cui parole e ritmo si legano in un improbabile porn groove di sostanza.
Fin dalla nota di apertura ho l’impressione che la band voglia darsi completamente sul palco, non limitandosi a suonare ma intrattenendo il pubblico e consumare tutta l’energia della sala.
Danza Marilù diventa un omaggio all’Italia “Questa canzone arriva da Napoli” e per un attimo speriamo che Fabiana Martone – con i Nu Genea al seguito – si palesi sul palco, ma ahimè non succede.
In scaletta non mancano i classici – Voodoo, Agitations tropicales, La piscine – che si traducono in psicosomatici passi di danza euforici. Il divertimento non si percepisce solo in platea ma anche sul palco, ovunque guardo qualcuno è felice come non mai.

L’intesa tra i membri del gruppo è evidente quanto la piacevole inquietudine distillata. Ogni titolo è seguito da applausi e boati.
Dopo aver “terminato” il set, il pubblico implora l’encore chiedendo di non chiudere già lo show. La band risponde senza esitare con Vanille Fraise, l’ interpretazione si apre con un drammatico assolo di batteria e luci che attraversano due mirror ball che irradiano la platea. Ogni cosa è illuminata a e percepisco tanto amore intorno a me (e in effetti i limoni si sprecano).
Torno a casa consapevole che i concerti de l’Imperatrice, lungi dall’essere una semplice esibizione, sono un’esperienza catartica e multisensoriale, in cui il ballo, gli abiti stravaganti e il buon umore sono essenziali, anzi il passepartout per entrare nel loro private club.
Alcuni artisti spesso concentrano i loro sforzi su un’attenta messa in scena e sulla cura dello strumento.
Qui tutto è questione di generosità e condivisione.
Come è appagante tutto ciò.
Clicca qui per guardare le foto del concerto de L’ Imperatrice all’Alcatraz di Milano (o sfoglia la gallery qui sotto)
L’IMPÉRATRICE: la scaletta al concerto all’Alcatraz di Milano
Cosmogonie
Amour ex Machina
La lune
Anomalie bleue
Me da igual
Voodoo?
Girl!
Vacances
Danza Marilù
Sweet & Sublime
Matahari (short version with long intro)
Love From the Other Side
Aerodynamic (Daft Punk cover)
Agitations tropicales
Submarine
La piscine
Encore:
Sonate pacifique
Erreur 404
Vanille fraise
Piano Track Killer
