Foto di Marco Arici / Articolo di Marzia Picciano
La gente purtroppo parla. Ma quanto è vero. No, non sto solo canticchiando da ore il bridge del pezzo che ha fatto esplodere il fenomeno Måneskin dall’Ahoy Rotterdam del 2021 al resto del mondo e visto ieri 6 aprile con Vivo Concerti al Mediolanum Forum di Assago, l’ultima data della tre giorni milanese parte del tour Loud Kids Gets Louder. Sto assimilando piano piano la grande, ovvia verità che si malcela dietro ogni successo di pubblico nell’epoca dei social e dei nostalgismi per anni vissuti se non virtualmente. Non sa di che cosa parla?
Premetto che a me i Måneskin piacciono, per svariate ragioni che non hanno sempre a che fare con la musica che producono, e questo, oggi come oggi, incartati come siamo in un Truman show che ci vede, giudica e analizza sotto ogni singolo aspetto, direi che non ci deve sorprendere nè far saltare dalla sedia gli integralisti del buon ascoltare. Sono giovanissimi. Sono belli. Sono simpatici. Sono romani (!). Sono bravi, soprattutto, sono degli eccezionali performer. Ho sinceramente adorato la loro scalata dai concerti del liceo, ad X Factor, fino al Coachella. Ho guardato decine di volte l’esibizione dell’Eurovision, fomentandomi ogni volta. Quindi, presentarmi ieri sera al Forum strapieno con la mia giacca di pailletes per le feste era il minimo che potessi fare. Curiosa, soprattutto. Come pochissime volte nella vita, ho avuto finalmente conferma delle mie aspettative su qualcuno o qualcosa: Damiano, Victoria, Ethan e Thomas sono dei fenomeni, nel reale senso della parola, che hanno fatto della fama e della possibilità di essere una band glam rock a 360 gradi una cassa di risonanza perfetta della loro fenomenalità.
Si attende l’inizio del concerto con un enorme telo rosso che domina lo stadio, alle 21.15 scatta l’ora X e le ombre dei Måneskin cominciano a muoversi in fast motion dietro, quasi sataniche, finchè il velo di Maya crolla ed eccoli più fighi che mai in shorts di pelle, pantapalazzo e tacchi a tirare giù il palco. Si inizia con la tripletta esplosiva Don’t Wanna Sleep, Gossip e Zitti e Buoni. Il set è enorme, permette alla band di scorrazzare libera, accompagnata da un impianto luci mobile imponente, un Transformer in continua evoluzione che aveva una vera e propria parte nello show. Il tono è altissimo, tenuto dalle corde impazzite di Victoria e Thomas e la batteria sferzante di Ethan; non si fermerà mai per due ore, ad eccezione del momento acustico a metà concerto sul mini palco chitarra e voce per Torna a Casa, Vent’Anni e la cover dei CCCP Amandoti (chiedo scusa a Lindo Ferretti, ma sono ammaliata dalla voce di Damiano).
I pezzi da heavy rotation ci sono tutti, salutati e cantati dal pubblico senza esitazioni o imbarazzi: Damiano lo incalza su Begging, Supermodel, La Fine, Mamma Mia, The Loneliest, I Wanna Be Your Slave (questa ben due volte, anche in encore e saluti). Non ci sono state esitazioni neanche nel raccogliere e sollevare Victoria o Thomas lanciati in mini stage diving con chitarre e tutto. Nota di cuore per For Your Love e il lungo assolo di Thomas (illuminato da Damiano) e per Kool Kids, ma non per i fan impazziti sul palco, ma perchè Damiano imita Joe Talbot e, nonostante quanto ne dicano i detrattori, a me, dal vivo, è piaciuto parecchio. Menzione speciale per Victoria, a mio avviso la prova vivente che la personalità, quando c’è, supera facilmente i concetti di quote rosa.
E’ proprio questo il punto. Nell’ascoltarli registrati su Spotify abbiamo il tempo e la capacità cognitiva di valutare il prodotto finito e farci domande sul perchè di certe scelte, su dove vuole andare questo gruppo di poco più che ventenni passati dalle strade di Via del Corso nelle top chart di paesi di tutto il mondo, o sui piani dei loro manager di farli rimanere impressi nella storia – ma del resto io a 25 anni con tutti i soldi spesi in università a Roma e all’estero non è che avessi le idee più chiare. Nel live non abbiamo tempo di respirare, siamo così buttati in questo casino perfettamente eseguito che ne rimaniamo impressionati. Soprattutto dalla professionalità: ho visto mostri sacri in concerti privi della stessa cura. Dal vivo i Måneskin hanno un altro sapore (anche con le fiamme sparate sul palco ad esagerare l’esagerabile su Gasoline) che giustifica, almeno a prima impressione, tutta la loro produzione, senza perdere in nessun modo la freschezza che si portano dietro e che spero, davvero, non abbandonino mai.
E’ vero, si: devono crescere, e crescerenno, cambieranno. Damiano ha dimostrato in diversi pezzi di saper passare su diversi registri vocali; la band non è passiva, non subisce, recepisce e impara. Ma quello che è stato messo insieme sinora è fenomenale: una band italiana che fa cantare canzoni in inglese al Mediolanum forum zeppo di adolescenti e madri più fomentate dei loro figli non è da tutti i giorni. E va bene usare questa parola, fenomeno. Senza perdersi in capire cosa è rock e cosa non lo è, dando responsabilità eccessive o avvinghiandoci in drammi esistenziali su come questo prodotto di Made in Italy ci stia rappresentando all’estero, tra trovate mediatiche e un imperativo categorico di coolness totale.
E del resto, puntando il dito contro qualcosa che riteniamo non sia nè carne nè pesce lo puntiamo contro una generazione, un vasto pubblico di soggetti coscienti e giudicanti che gli uffici marketing tentano costantemente di identificare: siamo circondati da persone senza gusto, affabulate da brand che usano fantocci per orientare le scelte di potenziali consumatori? Al momento rifuggirei questo dubbio cartesiano su eserciti di replicanti e cercherei di dare una valutazione oggettiva a quanto concretamente ho visto: una performance entusiasmante. Il rock è morto, il rock è “live”, e ricordiamocelo perchè dietro pc, tastiere e produttori siamo tutti bravi.
MANESKIN: La scaletta del concerto di Milano
Main Stage
DON’T WANNA SLEEP
GOSSIP
ZITTI E BUONI
OWN MY MIND
SUPERMODEL
CORALINE
BABY SAID
BLA BLA BLA
IN NOME DEL PADRE
Beggin’ (The Four Seasons cover)
TIMEZONE
FOR YOUR LOVE
GASOLINE
Acoustic – B Stage
Torna a casa
VENT’ANNI
Amandoti (CCCP – Fedeli alla linea cover) (Acoustic)
Main Stage
I WANNA BE YOUR SLAVE
LA FINE
FEEL
MARK CHAPMAN
MAMMAMIA
KOOL KIDS (with fans on stage)
Encore
THE LONELIEST
I WANNA BE YOUR SLAVE (ripresa)
Marco troiani
08/04/2023 at 21:32
Senza la minima ombra di dubbio stiamo parlando dei nuovi Rolling Stoner..sono cinque anni che lo dico….
Luca Nicoletti
10/04/2023 at 04:21
Ciao Marzia, finalmente qualcuno che capisce di musica. Checchè ne dicano i super critici di sta minc..ia: i Maneskin sono davvero bravi. E chi non lo capisce è un idio..a!