Foto di Federico Buonanno | Articolo di Jennifer Carminati
18 dicembre 2022, domenica prenatalizia in quel dell’Alcatraz di Milano per una data imprescindibile per tutti gli amanti del black metal: i norvegesi Emperor e Mayhem in veste di co-headliner e in apertura un nome storico della realtà estrema nostrana, i Necromass.
Purtroppo, i Selvans inizialmente previsti non potranno esibirsi, pertanto ne beneficeranno i Necromass che avranno la possibilità di esibirsi più a lungo per uno show speciale, celebrativo del loro trentesimo anniversario, incentrato sugli album ‘Mysteria Mystica Zothyriana’ ed ‘Abyss Calls Life’.
Ed iniziamo la serata proprio con i toscani che puntuali salgono sul palco alle 18.20 in quest’Alcatraz già abbastanza pieno devo dire. Nel trentesimo anniversario dalla loro fondazione (1992-2022), tornano in scena con una nuova line-up che vede il ritorno di Stefano Bonini (alias Black Wizard) alla batteria e l’ingresso di Nicola Bianchi (Handful of hate) alla chitarra, i quali si affiancano a Ain Soph Aour voce e basso, JC Chaos alla chitarra e Riccardo Iacono (Domine) alle tastiere. Il combo fiorentino inaugura questa sera il suo nuovo corso regalandoci 50 minuti tiratissimi e senza sbavature. Il loro suono è riconducibile al black metal certo, con certe virate molto più death indubbiamente ma c’è un non so che di mistico ed esoterico nella loro musica, ascoltandoli attentamente (su disco ve li consiglio fortemente) si avverte un’aura magica difficilmente riscontrabile in altri gruppi del genere. Personalmente ho conosciuto i Necromass solo in occasione dell’uscita nel 2015 del split-album in vinile rosso con doppia cover (una vera chicca per i collezionisti) ‘Dance of Spirits/Ordo Equilibrium Nox’ dal quale ci proporranno “Fair of Blasphemy”; album scritto in collaborazione con gli storici Mortuary Drape, autentico baluardo dell’underground estremo tricolore che ancora oggi dimostra di poter dire la sua all’interno della scena dopo una trentennale carriera. I cinque si dimostrano compatti e precisi nel dare corpo alla loro peculiare miscela di black/death metal e quell’atmosfera esoterica che è il loro marchio di fabbrica e da sempre ne contraddistingue la proposta. Sciorinano una dopo l’altra tutti gli 8 pezzi della scaletta come detto inizialmente andando a pescare principalmente dai loro due primi seminali lavori. Da ‘Mysteria Mystica Zothyriana’ del 1994 ci proporranno ben 4 pezzi, l’opener “Sodomatic Orgy of Hate” e la conclusiva “Mysteria Mystica Zothyriana 666”. Da ‘Abyss Calls Life’ del 1996 invece estraggono “(An Animal) Forever” con il suo riffing che integra ancora una volta entrambi i generi, una voce quasi totalmente in growl e una batteria che macina chilometri con la doppia cassa e qualche tocco di tastiera a sottolinearne l’oscurità. Brani come “Vibrations of Burning Splendor” mostrano invece tutti i lati più sperimentali dello stile della band con le tastiere che si fanno orchestra accompagnate dal solo basso, alternate con riff acuti e veloci. Unica pecca, devo ammettere, la poca presenza scenica dell’intera formazione, il carismatico frontman da solo non riesce a trascinare i metalheads presenti e la risposta del pubblico è stata pressoché assente, davvero poco coinvolgimento, un vero peccato. Per i Necromass, anche se un po’ sottotono forse, questa è stata indubbiamente una serata celebrativa non di un traguardo finale, come affermato dal cantante bassista Ain Soph Aour, ma di quella che vuole essere a tutti gli effetti una ripartenza per una band che con la propria musica ha contribuito in modo importante alla leggenda del metallo estremo italiano che non ha nulla da invidiare ai più blasonati cugini norvegesi che stanno per arrivare.

NECROMASS – la scaletta del concerto di Milano
Sodomatic Orgy of Hate
Black Mass Intuition
The Bornless One
(An Animal) Forever
Vibrations of Burning Splendour
Fair of Blasphemy
Mysteria Mystica Zothyriana 666
Sadomasochist Tallow Doll
Doppietta di capostipiti del black metal stasera e i primi a salire in scena alle 19.45 dopo un veloce cambio palco sono i Mayhem, senza ombra di dubbio tra i nomi più conosciuti al mondo nel genere. Formatosi a Oslo nel 1984 per iniziativa del compianto chitarrista Euronymous e del bassista Necrobutcher, il loro primo disco ‘De Mysteriis Dom Sathanas’ del 1994 è una pietra miliare di questo genere. I nostri ci buttano addosso dei suoni tutt’altro che definiti inizialmente sparati dalle casse a volumi elevati lasciando nell’aria quel senso di intontimento generale che ben si accosta ai giochi di luce aggressivi che attaccano il palco. I Mayhem proporranno una scaletta divisa in tre parti. La prima costituita dai lavori più recenti, l’ultimo album in studio è ‘Daemon’ del 2019; la seconda dedicata interamente a ‘De Mysteriis Dom Sathanas’, l’anticristianesimo per antonomasia, con quattro pezzi proposti uno di seguito all’altro, e la terza che vedrà l’EP del 1987 ‘Deathcrush’ dominare con la sua aggressività ben poco misericordiosa. Sebbene la lineup sia spesso cambiata negli anni il combo norvegese, guidato da un quasi sempre presente alla voce Attila Csihar, danno sul palco una chiara dimostrazione di come suonare black metal, con la loro malvagità intrinseca a farla da padrona; vedere dietro le pelli il talentuoso Hellhammer araldo di caos e distruzione dal vivo ancor più che su disco, Necrobutcher con il suo basso e Teloch (con il suo inconfondibile corpse paint) alla chitarra sono un’emozione che volevo vivere da tempo son sincera e questa è stata un’ottima occasione. Il cantante ungherese dotato di uno stile assolutamente unico, oltre al tiratissimo screaming, che costituisce il cantato black metal per eccellenza, possiede anche un timbro più sofferto e sentito con il quale ottiene lancinanti ed angoscianti urla di puro terrore.

“Voces Ab Alta”, singolo uscito nel 2021, chiude in maniera magniloquente la prima parte; i Mayhem escono dallo stage per tornare poco dopo in vesti diverse, i musicisti ora indossano un saio mentre Attila ha cambiato la pianeta sacerdotale prima nera e rossa ora nera e viola, sempre pero’ tenendo ben salda in mano il crocefisso fatto di ossa usato a moh di fucile a volte, altre per impartire vere e proprie benedizioni oscure. Il cantato sussurrato e malvagio ci porta nelle atmosfere gelide di “Freezing Moon”, brano che vede i tre strumenti a corda a centro palco avvolti da una spessa nube viola. Seguito a ruota da “Pagan Fears”, la lenta e incredibilmente evocativa “Life Eternal” e “Buried by Time and Dust” dove il talentuoso batterista insieme alla violenta voce di Attila mettono in piedi un muro sonoro incredibile che per tre minuti letteralmente travolge il pubblico presente in quest’Alcatraz ormai colmo fino all’orlo. A segnare l’inizio del terzo atto sono ancora abiti diversi per i nostri, tolti cappucci e saio in favore di comuni magliette nere come inizialmente per tutti i musicisti, ad eccezione di Attila che tolte le vestigia da prete oscuro si mostra nella sua diciamo così normalità nei panni di un comune metallaro. Si riparte a bomba con “Deathcrush”, titletrack dell’Ep rosso sangue uscito nel 1983, nonché anno della mia nascita se vi può interessare. Lo show dei Mayhem, violento e spietato come era lecito aspettarsi, si conclude con i colpi mortali di “Pure Fucking Armageddon”. In questa ora e mezza il lamentoso canto di Attila ha riempito la scena di misteriosi e spaventosi rituali rappresentando l’apoteosi dell’atmosfera mistica e oscura, portandoci al cospetto della malignità massima, accompagnandoci in maniera terrificantemente maestosa in questo nostro viaggio tra il metallo nero.
When it’s cold and when it’s dark, the freezing moon can obsess you… and this dark fog will appear

MAYHEM – la scaletta del concerto di Milano
Parte 1
Falsified and Hated
To Daimonion
Malum
Bad Blood
My Death
Symbols
Voces ab Alta
Parte 2
Freezing moon
Pagan Fears
Life Eternal
Buried my Time and Dust
Parte 3
Deathcrush
Chainsaw
Carnage
Pure Fucking Armageddon
A continuare le vie del verbo nero in questo Alcatraz ormai avvolto in una coltre nube oscura e in luttuose atmosfere ci pensano gli Emperor che salgono sul palco alle 22 circa con la seguente formazione: Ihsahn (voce, chitarra), Samoth (chitarra), Trym Torson (batteria), Jørgen Munkeby (tastiere) e Tony “Secthdamon” Ingebrigtsen (basso). A mio parere, a distinguere un concerto solista di Ihsahn da uno degli Emperor è solo la scaletta, ed avendoli visti un paio di volte entrambi ve lo posso quasi assicurare. Non voglio certo dire che Trym o Samoth siano meno meritevoli ma il carisma del leader è così forte da oscurare chiunque altro ci sia al suo fianco. Gli Emperor sono un’istituzione oserei direi intoccabile, nonostante il loro percorso musicale nonché quello personale dei vari componenti (anche e soprattutto di quelli che non sono più tra noi) abbia avuto momenti difficili e in veste di gruppo la loro creazione si è conclusa nel 2001 con il discusso ‘Prometheus: The Discipline of Fire & Demise’. Da lì in poi, Ihsahn e Samoth, hanno proseguito la loro carriera solista su strade diverse e oggi tornano insieme per questo show a festeggiare (con un anno di ritardo per i motivi ben noti a tutti noi purtroppo) la loro trentennale carriera. L’intro del loro primo monumentale album, scritto nel 1994, ‘In the Nightside Eclipse’, li scorta sul palco, accolti naturalmente da un boato, iniziano la loro performance che li vedrà suonare “Wordless Chamber” come opener di quella che sarà una scaletta fatta di 13 pezzi. Si prosegue con uno dei brani più apprezzati di sempre del combo di Telemark, quella “Thus Spake The Nightspirit” il cui coro finale non manca di strappare un lungo brivido sulla schiena. Scenografia minimale, sfondo nero con uno scudo il loro nome forgiato sopra e tutt’attorno demoni alati; nessun videowall, bastano loro e la loro musica. I suoni sono perfetti e la maestria dei nostri sul palco è innegabile: Ihsahn, consapevole di essere al centro della scena dà del suo meglio, esibendosi in una performance magistrale, dove riesce ad eccellere sia dal punto di vista vocale che in quello chitarristico, e spende anche qualche parola col pubblico promettendo di non far passare altri vent’anni prima di tornare su questo palco, e noi ci contiamo. I brani si susseguono con ben poche soste, dalla gradita parentesi storica di “Ensorcelled by Khaos” passando per la straordinaria “With Strength I Burn” a rappresentare uno dei climax del concerto, per poi tornare al primo, leggendario full-length con “Towards the Pantheon” e “The Majesty Of The Nightsky”, e l’impressione positiva che gli Emperor sono ancora devastanti dal vivo non fa che rafforzarsi. Ihshan e Samoth non sbagliano un colpo, sia nelle parti ritmiche che in quelle soliste, supportati dietro le pelli da un Trym da applausi, precisissimo e potente.

Splendida e intensa versione di “I Am The Black Wizards”, prima della violenta “Inno a Satana”, dove Ihsahn chiama il pubblico a urlare insieme a lui il coro davvero micidiale nella sua epica magnificenza. Gelida e maestosa “Cosmic Keys To My Creations & Times” prima dell’epicissima e vorticosa “Ye Entrancemperium”, che rappresenta il degno sugello di un’esibizione sotto ogni aspetto mastodontica. Sulle note della strumentale outro sinfonica “Opus a Satana” si congeda da noi il gruppo che forse più di ogni altro ha saputo conferire credibilità artistica al black metal e ci troviamo tutti in preda a emozioni contrastanti, la soddisfazione di esserci stati quest’oggi a dar loro il giusto tributo e la velata tristezza per la sua forse troppo prematura scomparsa. Gli Emperor sono entrati nella storia del black metal scrivendo una delle pagine più belle ormai quasi 30 anni fa e hanno avuto la modestia, se così vogliamo chiamarla, di ritirarsi dalle scene prima di rendersi ripetitivi e fare del mero auto-plagio, lasciando così ai posteri solamente grandi album e un’eredità che deve essere assolutamente tramandata. Nel corso degli ultimi anni hanno sempre chiarito e precisato, con buona pace di chi ancora continua ad illudersi di improbabili se non impossibili reunion, che avrebbero fatto solo live-reunion per pochi show ben selezionati, e siamo ben contenti che l’Italia sia sempre presa in considerazione per queste date centellinate. Così, per quanto sia più che legittimo, dopo questa sera soprattutto, auspicare che simili rimpatriate possano ancora ripetersi in un futuro più o meno prossimo, dobbiamo altresì rassegnarci al fatto che gli Emperor ufficialmente non esistono più.
Non sempre la parola fine ha un’accezione rigorosamente eterna, e noi in questo caso lo speriamo davvero.
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EMPEROR – la scaletta del concerto di Milano
Nightside INTRO
In the Wordless Chamber
Thus Spake the Nightspirit
Ensorcelled by Khaos
The Loss and Curse of Reverence
The Acclamation of Bonds
With Strenght I burn
Curse you all men!
Towards the pantheon
The Majesty of the Nightsky
I am the Black Wizards
Inno a Satana
Opus a Satana OUTRO
Cosmic Keys to my Creations & Times
Ye Entrancemperium
The Wanderer OUTRO

Andrea Morelli
20/12/2022 at 00:26
Ho assistito, grandissimo concerto. Emperor perfetti, bellissima la setlist. Li seguo dal 1992 e condivido la loro scelta artistica. Mayehm malefici e di grande impatto visivo e sonoro. I Necromass non mi sono piaciuti. Molto bello l’Alcatraz, che conoscevo già
Paolo
20/12/2022 at 12:53
Prima esperienza all’Alcatraz!
Favoloso
Mi sono piaciuti tutti sul palco e anche il pubblico ha fatto la sua parte.
Giornata e concerto da ricordare a lungo!
Savino ROBERTO
21/12/2022 at 21:37
Giornata storica per me che apprezzo la Norvegia ed il Black Metal Norvegese 🇧🇻: grandissime band entrambe!!!!