Articolo di Stefania Clerici | foto di Roberto Finizio
Trent’anni 30 anni (abbondanti) di carriera e non annoiarsi mai: che sia con i Faith No More o con i progetti di Mr. Bungle, Fantomas, Peeping Tom, Dead Cross, Mike Patton è un esploratore musicale su vari livelli: nel tempo, nello spazio, nei generi, con il minimo comune denominatore dell’estro creativo e della perfezione stilistica.
Dopo la data a Prato lo scorso 31 agosto, torna a calcare un palco importante, quello del teatro degli Arcimboldi di Milano per un concerto dal sapore nostalgic-retró sublime. Platea e gallerie sono tutte piene quando poco dopo le 21,15 fa il suo ingresso l’artista con il seguito della sua band del progetto Mondo Cane: la Camerata strumentale di Prato diretta da Aldo Sisillo, con Roy Paci alla tromba, Enri Zavalloni al pianoforte, organi e synth, Gegè Munari alla batteri, Vincenzo Vasi al theremin e all’elettronica, Alessandro “Asso” Stefana alla chitarra elettrica e acustica, Antonio Borghini al basso e contrabbasso e Fabrizio Aiello alle percussioni.
Luci blu soffuse, uno scroscio di applausi, Patton prende il centro dello stage e la macchina del tempo si accende: in un nuovo riarrangiamento parte il grande classico Il cielo in una stanza, cover di Gino Paoli… anche gli Arcimboldi smettono di avere pareti. Dai toni leggeri e affascinanti si passa poi al sound più acceso di Buscaglione (Che notte) e Bongusto (Ore d’amore). La celebrazione che Mike Patton e i suoi fanno della musica italiana del passato continua poi con nuovi arrangiamenti con i toni rock de L’urlo negro e quelli più molleggiati di reggae Pinne, fucile ed occhiali, per poi emozionare sulla delicata Scalinatella di Roberto Murolo in perfetto dialetto napoletano.
Di amori struggenti ed emozioni si carica il finale con Storia d’amore di Adriano Celentano, la delicata Lontano, lontano di Luigi Tenco e la chiusa con Senza fine di Gino Paoli.
Per l’encore, prima di tornare con tutti sul palco, il duetto Paci – Patton regala una colorata Balada de la trompeta per poi salutare tutti con la doppietta di Modugno Dio, come ti amo e Sole malato e la chiusa di Retrovertigo dei Mr Bungle.
Sebbene la moda del rispolvero vintage di vecchie glorie sia piuttosto diffusa in molti ambiti, non solo musicali e da taluni venga usata come pretesto quando un artista non ha più molto da dire, c’è da affermare che questo non è proprio il caso di Patton: la piacevolissima resa dell’omaggio al pop armonico italiano degli anni Sessanta è un ascolto che affascina ed emoziona. E ancor più apprezzabile è quando la riscoperta di questo mondo avviene grazie ad un talento oltreoceano, cresciuto non solo a pane e mandolino che ha interiorizzato il passato musicale per riproporlo oggi con la sua firma originale.
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MIKE PATTON / Mondo Cane – la scaletta del concerto di Milano
Il cielo in una stanza (Gino Paoli cover)
Che notte! (Fred Buscaglione cover)
Ore d’amore (Fred Bongusto cover)
20 km. al giorno (Nicola Arigliano cover)
Quello che conta (Luigi Tenco cover)
L’urlo negro (The Blackmen cover)
Doce doce (Fred Bongusto cover)
Deep Down (Christy cover)
Pinne, fucile ed occhiali (Edoardo Vianello cover)
Scalinatella (Roberto Murolo cover)
L’uomo che non sapeva amare (Nico Fidenco cover)
Canzone (Don Backy cover)
Storia d’amore (Adriano Celentano cover)
Lontano, lontano (Luigi Tenco cover)
Yeeeeeeh! (The Primitives cover)
Senza fine (Gino Paoli cover)
Encore:
Balada de la trompeta (Raphael cover)
Dio, come ti amo (Domenico Modugno cover)
Sole malato (Domenico Modugno cover)
Retrovertigo (Mr. Bungle song)
