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Reportage Live

MOTHER MOTHER a Milano: come suona bene questo carpe diem in versione alt-pop (e molto rock)

Al Fabrique per l’unica tappa italiana del tour europeo, la band di Vancouver conferma il forte legame con i suoi fan, caricati con messaggi positivi accompagnati da potenti colpi di chitarra

Mother Mother in concerto al Fabrique di Milano, foto di Rossella Mele per www.rockon.it

Articolo di Silvia Cravotta | Foto di Rossella Mele

Non c’era alcuna traccia di dolore o afflizione nell’esibizione che i Mother Mother hanno tenuto al Fabrique di Milano, unica tappa italiana del loro tour europeo partito il 17 febbraio scorso da Sheffield. Anzi. Nonostante il titolo del loro nono album in studio, Grief Chapter, uscito il giorno prima del via al giro di concerti, e caratterizzato da un songwriting complesso dedicato a temi come la vita, la morte e i lutti da affrontare, il quintetto canadese è tornato in città (dopo il sold out del 2022) con un carico di energia fisica e mentale che non ha esitato a distribuire a piene mani al pubblico adorante sotto il palco. Una positività trasmessa già dagli outfit del front group, dalla camicia sgargiante del vocalist e chitarrista Ryan Guldemond, all’abito con gli smile di sua sorella Molly, seconda voce e tastierista come Jasmin Parkin, addobbata di piume e paillette per l’occasione. Alle loro spalle, ma non meno protagonisti, la batteria di Ali Siadat e il barbuto e pluritatuato Mike Young, armato di un basso dal manico lunghissimo.

Alle otto di sera lo spazio del Fabrique era già pieno per tre quarti. Un parterre piuttosto omogeneo e giovane, in mezzo al quale spiccava la testa di qualche genitore accompagnatore e di alcuni over 40 muniti di magliette della band. D’altronde non c’era da stupirsi: nel periodo della pandemia il quintetto canadese – on the road dal 2005 – è diventato virale dopo lo sbarco di Hayloft, canzone datata 2008, su Tik Tok. Un evento che non si può prevedere, né controllare, e che ha portato un grande seguito a Inside, l’album del 2021, che conteneva l’atteso Hayloft II. Risultato, milioni di follower in tutto il mondo e un rapporto con la fanbase che, grazie ai social e a una serie di coinvolgenti iniziative ideate dalla band, in questi ultimi anni è diventato particolarmente stretto. E nel live si vede tutto.

Mother Mother in concerto al Fabrique di Milano, foto di Rossella Mele per www.rockon.it

L’entusiasmo era già alto sin dall’opening, affidato a Moncrieff. In tanti, evidentemente, erano arrivati prima anche per lui. Il giovane cantautore inglese ha scaldato il pubblico con il suo pop romantico e coinvolgente, accompagnato da braccia ondeggianti e gridolini femminili favoriti da una testa riccioluta e due bicipiti fuori misura, lasciati a vista da un abbigliamento di scena composto da semplici jeans e una canottiera bianca. Moncrieff in persona lo abbiamo ritrovato fuori dal Fabrique al termine del concerto, mentre distribuiva bigliettini con sopra un QR code che rimanda al suo sito. Voto allo spirito di iniziativa: dieci.

E dieci sono stati anche i minuti di attesa, rispetto all’orario di inizio, per vedere salire sul palco i Mother Mother. La voglia di ballare e cantare di chi li aspettava era già evidente tra il pubblico durante i registrati che hanno preceduto il loro arrivo. Nobody Escapes, quarto singolo uscito e primo della tracklist di Grief Chapter, dà l’attacco ricordandoci che nessuno sfugge alla morte. Ed è per questo, è il sottotesto dell’album e del live milanese, che bisogna prendere tutto il meglio possibile dalla propria vita prima che inevitabilmente finisca. Nessuno stacco con Arms Tonite, che parte subito con il ritmo ipnotico della chitarra e del coro che ripete il ritornello. Una canzone che parla di amore e di sesso, tra vitalità dei sentimenti e morte simbolica (“I died in your arms tonight”). Due canzoni simbolo pescate dall’ultimo lavoro e dal secondo, O My Heart del 2008, che contiene alcuni dei loro pezzi migliori.

La hit Hayloft II parte a bomba con il gruppo guidato dalla chitarra potente, potentissima, che Ryan trascina su e giù per il palco. Il cantante dei Mother Mother è un istrionico spilungone, che si dà completamente, per tutta la durata del concerto. Canta da solo o con Molly e Jasmin, l’interazione vocale tra i tre è unica e perfetta (“vado in tour con la mia famiglia“, riferito alla band), la band se la intende benissimo e si muove come i meccanismi di un orologio. Ryan si lancia in coreografici assoli di chitarra, arrampicandosi dove può e regalando profili degni di un videoclip. Dialoga in continuazione con il pubblico, chiede come sta e se serve dell’acqua, ringrazia ogni volta che può (“siete una medicina per sorridere“), è evidente che tutto gli arriva dal cuore come dice.

Mother Mother in concerto al Fabrique di Milano, foto di Rossella Mele per www.rockon.it

Matrix – sempre dal nuovo album – arriva tra l’entusiasmo generale, tra voci femminili delicate che vanno all’unisono e svirgolate strumentali, per ammonirci – spiega Ryan – a “vivere come si vuole tanto moriremo tutti“. I cellulari si alzano quasi in contemporanea al momento di Problems, in tanti cantano in un ritornello in cui è troppo facile identificarsi, “I’m a loser, a disgrace“, soprattutto quando sei under 20. Ma non c’è tristezza, il mood e il ritmo restano alti a colpi di ‘turutu”.

Oleander e la recente Explode! si susseguono senza interruzione e sono perfette per essere cantate tutti insieme, soprattutto quando le luci e la batteria fanno gridare “explode” a tutto il Fabrique. E non ci si ferma con Back to Life, quando Ryan chiede al pubblico di prendersi cura l’uno dell’altro, e con la trascinante Bit by Bit, che tira fuori la voce graffiante di Ryan e l’occasione per qualche altro bell’assolo. Sleep Awake è affidata interamente nelle mani di Molly e Mike coglie l’occasione per ritagliarsi il suo spazio. La setlist pesca da tutta la produzione precedente e fa emergere con forza quanto la contaminazione e la voglia di fare qualcosa di diverso abbiano prevalso nella produzione di questa band. Difficile che abbiate sentito qualcosa di simile in giro.

Il set acustico è ricco e non meno potente nonostante la mancanza di elettricità. Sfilano una di seguito all’altra Dirty Town / Neighbour / Wisdom. Parte Ghosting ed è un tripudio di voci, il tema è sicuramente caldo e ben noto a generazioni ormai diventate esperte in relazioni virtuali. E vale per tutte, dai 20 ai 50. Anche It’s Alright è una buona occasione per ricordare ai presenti che “it’s alright to be yourself”. Il momento Oh Ana parte con una carezza di chitarra e un coro che canta a una sola voce dal parterre. Wrecking Ball arriva per invitarci a rimuovere tutti quegli ostacoli che stanno tra noi e quello che ci meritiamo dalla vita. “We believe in you e we support you!” grida Ryan, tirando su di brutto la nostra autostima.

Mother Mother in concerto al Fabrique di Milano, foto di Rossella Mele per www.rockon.it

Chiusa la pausa acustica, ci si torna a caricare con The Stand, Verbatim e Hayloft, il ritmo resta alto e prende tutti. La band non accenna alcun segnale di stanchezza e chiude così anche il blocco finale, quello che precede gli encore. Lo stacco è brevissimo, neanche il tempo di cantare un veloce “se non metti l’ultimo noi non ce ne andiamo” che i cinque canadesi sono di nuovo in pista. La chiusa del concerto è lasciata alla title track dell’ultimo album, Grief Chapter, una ballata intimista su come affrontare il lutto di una perdita. Anche qui la nota positiva non manca, pur nella consapevolezza del dolore, ma con un ottimistico “domani andrà meglio”.

Burning Pile mette fine alla serata musicale ma di certo non alle sensazioni che ci portiamo tutti dietro uscendo dal concerto. Non solo quello di aver assistito all’esibizione di una band con quasi vent’anni di esperienza alle spalle ma ancora una voglia di sperimentare che non può lasciare indifferenti. Ma anche la piacevole sensazione di sentirci tutti un po’ più forti e un po’ meno soli.

Clicca qui per vedere le foto dei Mother Mother al Fabrique di Milano (o scorri la gallery qui sotto)

Mother Mother


MOTHER MOTHER: La scaletta del concerto di Milano

Nobody Escapes
Arms Tonite
Hayloft II
The Matrix
Problems
Oleander
Explode!
Back to Life
Bit by Bit
Body
Sleep Awake
Dirty Town
Neighbour
Wisdom
Ghosting
Little Pistol
It’s Alright
Oh Ana
Wrecking Ball
The Stand
Verbatim
Hayloft

Encore:
Grief Chapter
Burning Pile

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