Connect with us

Ciao, cosa stai cercando?

Reportage Live

MUDHONEY: le leggende servono per farci sentire che siamo vivi

Quattro date in Italia per i padri fondatori del grunge, che tornano nel nostro Paese con la stessa energia che li accompagna sul palco da quasi quarant’anni. Il nostro racconto della tappa milanese.

Articolo di Silvia Cravotta | Foto di Davide Merli

La rabbia e quel senso di malessere ci sono ancora ma sono più maturi e tenuti sotto controllo. I riff ruvidi e possenti, la voglia di far saltare la gente e di urlare loro in faccia le cose che non vanno invece sono gli stessi dell’inizio degli anni Novanta, quelli che hanno fatto esplodere la scena di Seattle e dato il via a un’ondata che ha travolto la vita della maggior parte dei ragazzi di quella generazione. Come quelli che hanno esaurito i biglietti della Santeria di Milano, dove i Mudhoney sono arrivati a due anni dalla loro ultima volta nel nostro Paese e con nel bagaglio Plastic Eternity, undicesimo album in studio, uscito nel 2023 (clicca qui per leggere l’intervista realizzata prima del concerto). Quattro date tra Firenze, Roma, Milano e Pordenone per i quattro ragazzacci ultracinquantenni che a buon titolo possono vantare il merito di aver fatto scattare la scintilla del grunge e di aver fatto abbeverare alla loro fonte band come Nirvana e Pearl Jam.

Premessa necessaria per raccontare quello che si è visto fuori dalla Santeria qualche ora prima del concerto. Gli opener Søwt seduti a mangiare nei tavolini fuori come normali avventori, gruppi di fedelissimi in attesa dei loro idoli, quegli stessi che facevano tranquillamente avanti e indietro tra il locale e il bus parcheggiato fuori, facendo interviste, autografi e qualche selfie. Un contesto quasi familiare, perfetto per una band sì di culto ma che negli anni ha mantenuto l’attitudine da antidivi, preferendo suonare nei club, portando avanti le loro vite di persone normali, con famiglie a carico e lavori decisamente tradizionali. Forse perché il successo planetario non è mai arrivato ma in fondo, guardando com’è andata a finire per altri, forse è meglio così.

Mudhoney in concerto in Santeria Toscana, Milano. Foto di Davide Merli per www.rockon.it

In questo senso, non si poteva trovare spalla migliore degli olandesi Søwt, che hanno aperto il concerto con una quarantina di minuti del loro noise-pop suonato da chitarre con il volume al massimo. Rumorosi, capelli arruffati, attitudine al disagio, i cinque sono delle perfette rivisitazioni del grunge mood in chiave anni Venti del Duemila. Picchiano sugli strumenti con un suono quasi ipnotico, un flusso di note che ti travolge e ti cattura, anche mentre chiacchieri con una birra in mano, costringendoti a seguire quello che sta succedendo sul palco. Underground come si deve, ancora un po’ acerbi ma decisamente interessanti.

Alle 21.30 la sala è piena e, come da programma, Mark Arm, Steve Turner, Guy Maddison e Dan Peters entrano in scena. Alle loro spalle solo un video che proietta fantasie di colori psichedeliche. L’attacco è low impact e vintage con If I Think, anno 1988, ballatona romantica con parti lente e aperture energetiche, perfetta per dare il via alla serata e lanciare la volata a Move Under, anno 2023, che conserva comunque intatto il suono sporco e “fangoso” degli inizi. Ci vogliono il sound garage di Who You Drivin’ Now? e di Nerve Attack con il loro incessare incalzante per vedere teste che si muovono a ritmo degli strumenti. Impossibile non stare dietro alla punkettona Get Into Yours così come alla corsa deliziosamente rock che ti costringe a fare Almost Everything. This Gift incendia gli animi e su No One Has cominciano le invasioni di palco. Ma l’avventore viene prontamente rimandato tra il pubblico, e non è l’unica volta che succederà. Le distorsioni di Judgement, Rage, Retribution and Thyme rimbombano che è un piacere nelle orecchie. Da vecchi forse saremo un po’ sordi ma ne sarà valsa la pena.

Mudhoney in concerto in Santeria Toscana, Milano. Foto di Davide Merli per www.rockon.it

Sweet Young Thing (Ain’t Sweet No More) dà il via a un pogo che proseguirà imperterrito e arrogante fino alla fine del concerto, con punte talmente esagerate che lo stesso Mark è costretto a chiedere un po’ di calma, “l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è di un uomo anziano con il collo rotto”. Temperatura e umidità intanto aumentano, raggiungendo livelli tropicali, e un po’ di magliette lasciano il posto a petti nudi. Il momento di Touch Me I’m Sick è facilmente immaginabile: la canzone che li ha resi famosi, l’inno della disillusione generazionale, il suono cupo e violento degli strumenti e l’urlo di Mark scatenano un terremoto. Il tempo di ripigliarsi e Mark chiede se qualcuno vuole sentire una canzone d’amore per lanciare Little Dogs, cantata con lo sguardo fisso e il pensiero probabilmente al suo amato Pomerania.

You Got It e Souvenir of My Trip tengono alto il ritmo, con Tom Herman’s Hermits si riprende fiato ma si ricomincia a saltare su F.D.K. (Fearless Doctor Killers) e Oh Yeah, con una perfetta alternanza di vecchi e nuovi brani. Guy butta giù la sua Ichnusa mentre Mark sorseggia un Vermentino, tentando la battuta e dicendo che dovrebbe piuttosto chiamarsi “Vermenti-yes o Vermenti-sì” ma è lui stesso a riconoscere che la sua carriera di comico non ha grandi possibilità di decollare.

Mudhoney in concerto in Santeria Toscana, Milano. Foto di Davide Merli per www.rockon.it

Da Next Time inizia decisamente il momento più bello del concerto. Mark molla la chitarra e tira fuori il suo lato più istrione ma soprattutto quella voce potente e fangosissima che ti chiedi come faccia a uscire da un corpo così magro. Tutto quello che segue è guidato da questa voce, che domina in I’m Now, e ha il ritmo veloce e incalzante di Paranoid Core, ma anche la potenza e l’aggressività di Human Stock Capital e 21st Century Pharisees, ed è chiuso da One Bad Actor a colpi di fuzz.

Qualche minuto di buio, un tecnico lasciato solo sul palco a sistemare le chitarre, e i quattro sono di nuovo su, a colpi di “grazie” ripetuti più volte durante la serata. Gli encore sono belli e potenti, a partire dalla amata Suck You Dry, una cavalcata dove le chitarre e la voce di Mark si deformano, trascinandoti in un vortice hard da cui è difficile uscire. Here Come Sickness spadroneggia con il suo ritornello ripetuto ossessivamente, seguito da When Tomorrow Hits. La chiusura del concerto è lasciata a un momento di puro godimento acustico con In ‘n’ Out of Grace, in cui Dan è protagonista assoluto e la sua batteria si lancia in una corsa a perdifiato che tutti restano fermi a guardare per momenti lunghissimi, prima di seguirlo con gli altri strumenti e di ricominciare a saltare nel parterre.  

Mudhoney in concerto in Santeria Toscana, Milano. Foto di Davide Merli per www.rockon.it

Si esce stanchi e sudati, ma sentendosi profondamente VIVI. Consapevoli di aver visto dal vivo una vera e propria leggenda che ha avuto una parte fondamentale nella storia della musica. Pieni di adrenalina perché tutto quello che è iniziato negli anni Novanta, pur con il suo carico di disillusione e disagio esistenziale, ha permesso a un’intera generazione di affrontare e gestire quel malessere.

E soprattutto si esce sicuri di rivederli perché i Mudhoney, dopo 36 anni di carriera, pare non abbiano alcuna voglia di appendere gli strumenti al muro. E meno male.

Clicca qui per vedere le foto dei Mudhoney al Santeria Toscana 31 di Milano (o scorri la gallery qui sotto)

Mudhoney


MUDHONEY: La scaletta del concerto di Milano

If I Think
Move Under
Who You Drivin’ Now?
Nerve Attack
Get Into Yours
Almost Everything
This Gift
No One Has
Judgement, Rage, Retribution and Thyme
Sweet Young Thing (Ain’t Sweet No More)
Touch Me I’m Sick
Little Dogs
You Got It
Souvenir of My Trip
Tom Herman’s Hermits
F.D.K. (Fearless Doctor Killers)
Oh Yeah
Next Time
I’m Now
Paranoid Core
Human Stock Capital
21st Century Pharisees
One Bad Actor

Encore:
Suck You Dry
Here Comes Sickness
When Tomorrow Hits
In ‘n’ Out of Grace

Written By

Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Scopri anche...

Interviste

Lunga chiacchierata con il chitarrista e il bassista della storica band di Seattle. Che confermano che, dopo quasi quattro decenni, non è ancora giunto...

Concerti

A pochissimo dall’arrivo dei Mudhoney in Italia, e in caso non l’aveste già sentito, Hellfire Booking Agency annuncia che Milano è completamente sold out!...

Reportage Live

Arriviamo al secondo giorno della nostra via Crucis verso la coscienza della propria condizione: esatto, e nessuno vuole starci. Soprattutto se a ricordarcelo c'è...

Musica

E’ morto Steve Albini, vero nome Steven Frank Albini (Pasadena, 22 luglio 1962 – Chicago, 8 maggio 2024: il cantante, chitarrista, produttore discografico (basti...