Articolo di Marzia Picciano | Foto di Davide Merli
Se, per citare una delle più profonde fonti di analisi della contemporaneità, in questo mondo terrificante tutto quello che abbiamo sono le connessioni che creiamo, allora abbiamo un debito con chi ha provato a saldarne nella diversità come Carmen Consoli ed Elvis Costello, al secolo Declan Patrick McManus, ieri riuniti nel cortile del Castello Sforzesco di Milano, una delle ultime tappe della sessione di Estate al Castello. L’ultima per l’insolito duo accompagnato dal polistrumentista Steve ‘Stefano’ Nieve a conclusione del mini tour italiano realizzato da OTR, dopo le date di Roma e Palermo. Una sessione intensa, con neanche 24 ore di pausa, forse un po’ accusata fisicamente, giammai nello spirito errante ed erratico dell’ormai settantenne Re del rock Costello; tre ore (ci dicono: mettetevi comodi, che è lunga) di concerto, o meglio di concerti, un festival di corsi e ricorsi storici di amorosi sensi che dura dal 1998, dall’incontro al Roxy Bar tra Carmen e Elvis, passa per un sold out della Cantantessa a New York nel 2006, vista di soppiatto dall’artista londinese.
Sarà il caso di tirare le somme di un’idea a lungo anticipata da interviste e dichiarazioni che i due hanno cercato, in modo intelligente, di spiegare a pubblico, fan ed aspiranti tali; di comunicare il senso di questo esperimento che entrambi hanno per moltissimo tempo cercato di concretizzare: entrare l’uno nel mondo dell’altro, persone diverse e certamente unite nella ricerca del bello. Quello che ne dovrebbe uscire deve per forza andare oltre il semplice happening che tanto ci piace, soprattutto a Milano, ma che rischia di lasciare poco dentro. Accettiamo la sfida, e cerchiamo di capire perché, come dice Carmen, tutta questa bellezza non è inutile.
In questo festival dei due mondi, i pianeti sono forse più sinergici rispetto alle precedenti sessioni. Nel gran finale della terza data si realizza, almeno questo sembra, il sincretismo che i due come due conquistatori hanno pianificato, portando avanti campagne di un’ora ciascuna (o di una vita), più o meno condotte con disciplina, in cui le differenze sono emerse con forza, e poi sopite nella trattativa di pace del duetto conclusivo.
Andiamo con ordine: atto I, capitolo primo.
Sicilia, oggi ieri e domani. Cameretta di Carmen Consoli, vediamo la sua vita e la sua Catania nel corso dei suoi album, 25 anni di carriera, di amore e critica della sua terra, vediamo anche suo figlio nella track più meritevole dell’ultimo lavoro Volevo Fare La Rockstar, Una domenica al mare. C’è una poesia interrotta in tutta la produzione della Cantantessa, divisiva come la sua voce, ma che unisce tutti in bravura (ieri ineccepibile). La Consoli è un’artista dell’età matura, quando si capiscono meglio le sofferenze dei grandi e le ipocrisie di casa. Lungi dall’essere un banale greatest hits dell’artista, il primo capitolo a firma dell’artista catanese ci dice che giù la vita che si svolge alla luce del sole è quella più a rischio, si guarda si giudica e si invidia da A Finestra, mentre in casa si nascondono le ceneri sotto il tappeto, si tiene pulito l’onore, si fa brillare l’orgoglio. Un equilibrio precario, che si rompe dopo l’iniziale poesia, sempre malinconica, e da’ sfogo con Geisha ai demoni che il nostro Es porta disperatamente a emergere, accompagnati dalla chitarra di Massimo Roccaforte e dal violino di Adriano Murania, infine si libera nel cantato siculo ancestrale di Rosa Balestrari. Esce di scena e si passa all’atto secondo.
Capitolo due.
Per Elvis questa luna lo farà diventare pazzo, e un po’ ci crediamo. Voce rotta, rauca ma che non manca dove deve insistere (anche se li ci fa sospirare), energia che il corpo deve contenere, anche per rispettare i tempi (ha voglia di parlare, si vede). Ispiratissimo si lancia coraggioso e sfrontato nel cantato italiano fondendo Almost Blue con il Modugno di Dio Come ti Amo, accontenta finalmente il pubblico cresciuto a pane e Notthing Hill con la She di Aznavour. Insieme a Nieve attraversa per sommi capi quella che è stata una carriera di almeno 31 dischi, tra Londra, Hollywood, Mina, basi campionate, tastiere e il ricordo di Bacharach (c’è sofferenza in That Other Girl) che si aggira sul palco come un santino a cui guardare sempre. Non siamo più in Sicilia, non sappiamo esattamente dove siamo; l’effetto straniamento è immediato, non capiamo, ma se facciamo attenzione percepiamo il blu di chi cerca una connessione forse perduta, e si apre il gran finale.
Capitolo Tre, la convergenza cosmica.
Una sinergia alla terza prova decisivamente trovata, sotto lo sguardo amorevole ma attento della Consoli. Sei pezzi in cui si dischiude il tema cardine dell’esperimento: possiamo parlarci anche se con lingue e storie diverse? Possiamo andare oltre l’apprezzamento, il riconoscere il nostro valore reciproco di artisti, e provare a parlare la stessa lingua? “Uniti nella diversità” non è un motto da corporate ma un diktat che due anime gentili e tormentate si sono poste come obiettivo. Arriva il minimo comun denominatore, è la B che precede i Co., è la B di Battiato e di Bacharach che li unisce, le spalle dei giganti che hanno cavalcato e che li hanno messi sulla stessa frequenza. Difficile ignorarla nella resa di Centro di Gravità Permanente, nonostante le difficoltà ed ironie con il testo in italiano (e per un non madrelingua, come potrebbe essere altrimenti) che si fonde chiudendosi in un accenno di Unchained Melody, o ne il Pendio Dell’Abbandono: il momento migliore dell’intero concerto, di comunione di amorosi sensi. Qui Consoli e Costello ci hanno dimostrato il valore delle connessioni per comprendere come non rendere inutile la bellezza, anche quella straniante e incerta, perché le differenze uniscono più di quanto si pensi, nel bene e nel male.
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Carmen Consoli + Elvis Costello – la scaletta del concerto di Milano
Carmen Consoli
Volevo fare la rockstar
Amore di plastica
In bianco e nero
Parole di burro
Fiori d’arancio
Una domenica al mare
Pioggia d’aprile
Ultimo bacio
Geisha
Buttana di to ma
Canta e Cunta
Mio zio
Blunotte
A’ finestra
Elvis Costello
When I was cruel
Talking in the dark
Accidents will happen
Alison
Like liquorice on your tongue
Dio come ti amo/Almost blue
Watching the detectives
I still have that other girl
She
In duo
Le cose di sempre
All this useless beauty
Centro di gravità permanente/Unchained melody
Please stay
Pendio dell’abbandono
(What’so funny about) Peace Love & Understanding.